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Data di pubblicazione:12/02/2004
Fonte:La Stampa edizione di Cuneo
Titolo dell’articolo:I pendolari raccontano peggioramenti sulla qualità e puntualità del trasporto
Testo dell’articolo:CUNEO - Sui treni ci «vivono» da anni. Sanno tutto di carrozze, coincidenze, orari. Lavorano a Torino, ma hanno scelto di abitare in provincia, «più tranquilla, e dove la qualità di vita è migliore». Così, sono costretti a viaggiare. E ogni giorno è fatto di partenze all’alba con rientri la sera, su convogli «mai in orario, con infiniti disagi e ritardi per tornare a casa». «Nel 1993 – racconta il cuneese Alfredo Michelis – raccogliemmo oltre 4 mila firme per chiedere il raddoppio della Cuneo-Fossano, un’opera attesa ancora oggi. Nel frattempo, i disservizi si sono moltiplicati. Sui convogli si trovano spesso anche cinque porte consecutive fuori uso, a volte intere carrozze. Trovare toilette aperte è sempre più difficile, i guasti delle motrici vengono individuati e riparati solo dopo settimane e numerosi viaggiatori sono costretti a stare sistematicamente in piedi». La lista delle «cose che non vanno» sembra infinita. «Le scalette interne dei TAF sono pericolosissime – spiega Marisa Baralis, di Cuneo -, l’aria condizionata e il riscaldamento sono un optional, non esistono praticamente servizi adatti ai disabili, basta vedere l’accesso alle carrozze, posti a sedere e servizi igienici. Inoltre, viaggiare sui treni notturni è molto pericoloso, anche perché su alcuni convogli il capo treno è recentemente diventato il “secondo macchinista”, il divieto di fumo ai soggetti “difficili” come prostitute e tossicodipendenti non viene fatto rispettare». «Alla stazione di Centallo – dice Claudio Pantaleo, centallese -, hanno installato una barriera metallica, per evitare l’attraversamento pedonale del primo binario, così siamo costretti a un lungo tragitto per prendere il treno. Poi, con il varo delle nuove tabelle, c’è chi, come me, ha dovuto modificare il proprio orario di lavoro per tornare a casa». «Per i ritardi di Trenitalia – racconta ancora Alfredo Michelis – ho perso giorni di ferie, dopo che l’impresa dove lavoro mi ha concesso di prenderle a ore. Come se non bastasse, nessuno ci informa mai in caso di guasti e ritardi. L’unica novità col Memorario è che si parte prima per arrivare dopo, in media trenta, quaranta minuti più tardi al giorno rispetto all’orario precedente».

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