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Data di pubblicazione:26/08/2004
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:Albenga: ferrovia, un altro "no"
Testo dell’articolo:Albenga - Continua il braccio di ferro per la nuova ferrovia, ma ora a essere in vantaggio sembra proprio Albenga, visto che ormai è chiaro a tutti che ben difficilmente Cipe, Ministero o chiunque altro sosterrà un'operazione così contrastata.
L'accordo tra Comune, Regione e Italfer-Rfi è tutt'altro che raggiunto. Neppure la lettera inviata dai vertici delle ferrovie all'amministrazione comunale tramite l'assessore regionale Vittorio Adolfo ha ottenuto la revoca della delibera di giunta che, in soldoni, diceva no al tracciato proposto all'inizio dell'estate.
Una soluzione che avvicinava un po' i binari alla sede autostradale limitando le demolizioni di abitazioni e i danni ai fondi agricoli. Resta da sciogliere il nodo della stazione che nascerà a Bastia, o meglio su dove si formerà il 'fascio' dei suoi binari. Le ferrovie insistono nel voler piazzare gli scambi in galleria, ma ad Albenga la soluzione non piace affatto: meglio più avanti e metterli sul viadotto che attraversa l'Arroscia, evitando così anche le ultime demolizioni e risparmiando un po' di impatto sull'ambiente e sulle aziende. Il problema è che così si spende di più, e Italfer sembra non sentirci.
«Per noi è fondamentale che non si tocchino le abitazioni e che non si porti via terreno alle nostre attività - spiega l'assessore all'ambiente e alle attività produttive Rosalia Guarnieri - come abbiamo ribadito con la famosa delibera. In quel modo si spenderà di più, ma si risparmia un impatto enorme sotto questo punto di vista».
Le ferrovie adesso propongono di risolvere il problema avvicinando ulteriormente binari e autostrada nel tratto tra Leca e Bastia e di abbassarne di un paio di metri l'altezza sul livello del mare.
«Se in questo modo si riesce a risolvere i problemi all'abitato di Bastia - replica il sindaco Mauro Zunino - e se ci sono precise garanzie sugli indennizzi degli espropri (in termini quantitativi ma anche di tempistica) per noi può andare bene. Però non possiamo certo fermarci ad una semplice lettera. Ci vogliono progetti. Non chiediamo certo un esecutivo domani, ma un preliminare accompagnato dai necessari studi che ne dimostrino la fattibilità, su cui poter ragionare con molta attenzione per prendere decisioni. Siamo d'accordo sulle dichiarazioni di intenti, ma è evidente che dobbiamo avere delle garanzie precise sul rispetto di quei paletti chiari e netti che abbiamo posto da subito».

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