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Data di pubblicazione:14/09/2004
Fonte:Il Giornale del Piemonte
Titolo dell’articolo:Deraglia il Torino-Cuneo, 2 morti
La sciagura, che avrebbe potuto avere un bilancio più tragico, è avvenuta ieri alle 7,19
Testo dell’articolo:Articolo in prima pagina

Un treno nuovo, aveva percorso solo 14mila chilometri, è deragliato ieri mattina a circa due chilometri dalla stazione di Cuneo. La prima vettura si è piegata, è uscita dai binari e ha finito la sua corsa contro la massicciata, 250 metri più avanti, accartocciandosi contro un traliccio. Il bilancio, purtroppo, è pesante. Nell’incidente sono morte due donne, la capotreno e una cinquantenne torinese che lavorava alla Questura di Cuneo. Si trovavano proprio sulla vettura di testa e i loro corpi sono rimasti incastrati tra le lamiere. Una trentina le persone che a quell’ora si trovavano sul treno, tutte sono state visitate dai medici del pronto soccorso, ma sono stati dimessi. Per loro solo ecchimosi ed escoriazioni. Il ferito più grave resta il macchinista ricoverato nel reparto di medicina d’urgenza, mentre un altro passeggero dovrà rimanere ancora 24 ore in osservazione. Quattro le inchieste: quella della magistratura, Trenitalia, il gestore della rete e il ministero delle Infrastrutture. Intanto il presidente della Provincia di Cuneo, dopo la terza tragedia in soli sei mesi sulle strade ferrate del Piemonte, chiede una riflessione in sede istituzionale e invoca monitoraggi frequenti che possano garantire sicurezza ai viaggiatori.


Articoli a pagina 3

Pochi minuti e sarebbe arrivato in stazione. Mancavano due chilometri o poco più e il treno regionale 4441 proveniente da Torino avrebbe raggiunto Cuneo. Era in perfetto orario quando è transitato sotto il cavalcavia di Madonna dell’Olmo, ma nel capoluogo della Granda non è mai arrivato. Un errore umano o forse un guasto tecnico, saranno i periti a dirlo, hanno impedito al convoglio di ultimare la sua corsa. Il treno è deragliato e Anna Maria Matarese, 47 anni di Caraglio e Duilia Logli,50 anni, di Collegno su quella linea ferroviaria che percorrevano quotidianamente ormai da anni, hanno trovato la morte. Il bilancio poteva essere molto più tragico se si pensa che gli altri pendolari, circa una cinquantina, sono rimasti praticamente illesi. Hanno riportato solo qualche escoriazione, guaribile in pochi giorni. Quasi tutti i ricoverati, 34, nel tardo pomeriggio sono stati dimessi, tranne il macchinista, Pietro Santo Noto che è ancora ricoverato nel reparto di medicina d’urgenza Santa Croce di Cuneo e un uomo che resta in osservazione, almeno per 24 ore come recita il bollettino medico. Il ferroviere, il più grave dei feriti, non corre pericolo di vita, è sempre stato cosciente e già ieri ha rilasciato alcune dichiarazioni agli inquirenti. Il treno era partito da Torino Porta Nuova alle 6,05, avrebbe dovuto raggiungere Cuneo verso le 7,30: l’incidente è accaduto circa un quarto d’ora prima. Il convoglio è deragliato subito dopo la manovra di scambio a Bivio Madonna dell’Olmo, dove i binari si sdoppiano in quanto alla linea che porta verso Cuneo si affianca quella che va a Saluzzo. Qui la strada ferrata corre per un un tratto sotto il livello stradale. Il convoglio ha percorso almeno 250 metri fuori dai binari prima di fermarsi. A porre fine alla folle corsa del Taf, treno ad alta frequentazione, è stato un palo dell’alimentazione: la carrozza di testa si è accartocciata contro il traliccio e poi si è accasciata sul lato destro. Nel percorso ha sradicato due portali che reggono la linea elettrica. Il Regionale proveniente da Torino viene chiamato «Il treno degli studenti» in quanto «raccoglie» i ragazzi che da Savigliano e Fossano si recano nelle scuole di Cuneo. Molti anche i lavoratori che si spostano verso la capitale della Granda e i viaggiatori che usufruiscono di una coincidenza a Cuneo per recarsi in Costa Azzurra. I corpi delle due vittime sono stati estratti con non poca difficoltà, essendo rimasti incastrati tra le lamiere contorte. I vigili del fuoco hanno lavorato ininterrottamente per oltre cinque ore. Anna Maria Matarese abitava con la famiglia a Caraglio e prestava servizio al deposito ferroviario della Granda. Svolgeva la mansione di capotreno sulla linea Torino-Cuneo. Duilia Logli, 50 anni, risiedeva a Collegno con le due figlie, entrambe studentesse. Probabilmente la donna si trovava in piedi sulla piattaforma, davanti alla porta di discesa. Il suo corpo è stato sballottato da una parte all’altra e poi è rimasto incastrato tra le lamiere, subendo numerose lacerazioni. Identificarla è stato molto difficile: gli inquirenti sono risaliti a lei attraverso il cellulare che aveva in borsa. Tutte le mattine si alzava alle 4 per prendere il Regionale che la portava a Cuneo, dove lavorava come impiegata civile presso l’archivio della questura.


Si ipotizza l’errore umano
Forse l’alta velocità può aver causato il deragliamento del treno regionale 4441 Torino-Cuneo. Un errore umano, comunque e non di tipo strutturale. Questa è la pista più seguita dagli inquirenti che si occupano dell’incidente accaduto ieri a Madonna dell’Olmo. Anche se per ora non ci sono versioni ufficiali «È ancora presto», spiegano gli inquirenti. Per far chiarezza sul sinistro e rilevare eventuali responsabilità l’indagine, da parte della Polfer è condotta dall’ispettore Angelo Laurino, a capo della polizia ferroviaria di Milano. È lui che si occupa delle indagini della maggior parte degli incidenti ferroviari. Così è stato per il deragliamento accaduto a Verbania qualche mese fa. «Non possiamo ancora sbilanciarci - spiega l’ispettore Laurino - ho sentito tre tecnici ferroviari e, insieme al magistrato cuneese, ci siamo già fatti un’idea, anche se approssimativa della dinamica. Fin dai primi rilievi fatti ieri a Madonna dell’Olmo - spiega l’ispettore milanese - mi è sembrato di percepite una forte somiglianza con il disastro ferroviario accaduto nel ’97 sulla linea Certosa-Milano». Gli interrogatori proseguiranno anche nella giornata di oggi e domani. Per ora non ci sono persone indagate, anche se preventivamente i familiari del macchinista, Pietro Santo Noto, si sono rivolti a un avvocato. Anche Trenitalia ha aperto un’inchiesta interna per appurare eventuali responsabilità.
Nonostante l’accaduto Trenitalia è riuscita ad arginare i disagi degli utenti, istituendo degli autobus sostitutivi fin dalle otto di ieri mattina. La tratta ferroviaria Cuneo-Torino resterà chiusa almeno fino a giovedì mattina. Fino ad allora Trenitalia, per la tratta Cuneo-Fossano, garantirà autocorse sostitutive.


Orari provvisori
La linea Fossano-Cuneo interrotta ieri a causa del disastro ferroviario la circolazione riprende su gomma. Niente treni, almeno fino al ripristino, quindi, ma autobus.
partenza alle 5.51, 6.27 (in stazione alle 7.02); alle 7.01 (a Cuneo alle 7.36); dalle 7.37 (alle 8.12); dalle 8.07 (alle 8.42); dalle 8.38 (con arrivo previsto a Cuneo alle 9.13); 9.38; 10.07; 11.07; 11.25; 12.07; 12.36; 13.07; 13.36; 14.07; 14.36; 15.07; 15.36; 16.07; 17.07; 17.36: 18.07; 18.15; 18.36; 19.07; 19.16; 19.36; 20.07; 20.36; 21.07; 21.36; 22.07; 22.36; 23.38.
Da Cuneo invece le partenze sono previste alle ore 5.47; 6.30 con arrivo nella stazione di Fossano alle 7.05; Si parte alle alle 6,48 e si arriva alle 7,23. Poi: 7,09 e arrivo 7,44; 7,47 e 8,22. 8,18/8,53. E ancora 8,52 arrivo 9,27; 10,17; 10,47; 11,47 con arrivo alle 12,22. Poi: 12,18; 12,52; 13,18, 13,47; 14,18, 14,47, 15,18, 15,47, 16,18, 17,18, 17,45. Fra i più frequentati dai pendolari anche il bus delle 18,10 a Cuneo alle 18,45; e quello delle 19,14 in arrivo alle 19,49. Ancora partenze previste alle 20,10 21,18 e 21,47.


«Non ho potuto evitare l’incidente»
«Sono rimasto lucido fino al momento dell’impatto, ho capito quanto stava accadendo, ma non ho potuto evitarlo. Ho vissuto dei momenti terribili». Sono queste le prime parole che Pietro Santo Noto, il macchinista di 56 anni residente a Roata Rossi, una frazione di Cuneo, avrebbe detto alle persone che lo hanno soccorso subito dopo l’incidente e agli inquirenti. Ieri mattina si trovava nella cabina di guida del treno che è deragliato a Madonna dell’Olmo.
Non ha mai perso conoscenza, Pietro Santo Noto. E con ogni probabilità grazie al suo autocontrollo è stata evitata una tragedia che poteva assumere dimensioni ben più grandi. Dal punto in cui il treno ha iniziato a sbandare a quello in cui si è rovesciato sono trascorsi pochi istanti. Attimi nei quali il convoglio è riuscito a superare il ponte in pietra che attraversa Madonna dell’Olmo.
L’accelerazione improvvisa, quella che i passeggeri del treno hanno avvertito, potrebbe essere l’ultimo disperato tentativo dell’uomo di ridurre la portata della tragedia. Sul viso coperto di escoriazioni e sul corpo dove sono comparse le prime ecchimosi sono impressi gli ultimi frammenti dell’impatto. «Non riusciamo davvero a credere che possa essere ancora vivo - commentano i colleghi del macchinista, di fronte al pronto soccorso di Cuneo -. Siamo andati sul posto appena abbiamo saputo della tragedia». «La testa del treno è stata completamente distrutta -. continuano - e anche la postazione del macchinista è irriconoscibile».
Più forte dell’incredulità il sollievo dei familiari di Pietro Noto. Al pronto soccorso c’erano tutti: i figli Michele e Carmelo, che accanto alla madre hanno atteso interminabili minuti fuori dalla porta della stanza di rianimazione. Qui Noto è arrivato intorno alle otto e solo verso mezzogiorno i volti dei suoi familiari si sono rasserenati. Dopo le prime ore in cui le condizioni del macchinista erano date per molto gravi, la situazione è rientrata. «Ora sta meglio - ha detto Carmelo, il figlio più grande che da due anni è consigliere comunale a Cuneo -. Sta parlando con gli inquirenti». «E io di più non posso dire», si affretta ad aggiungere. Con il timore di intralciare il lavoro degli inquirenti, il figlio maggiore del macchinista parla solo delle condizioni di salute del padre che alcuni mesi fa era stato vittima di un attacco di cuore. «Lo terranno in osservazione ancora alcuni giorni - continua - anche per precauzione. Fortunatamente è stato lucido tutto il tempo, non ha mai perso conoscenza». Dal letto d’ospedale Pietro Noto ha parlato a lungo con la polizia.
Solo lui può raccontare con maggior precisione che cosa è successo ieri mattina in quel primo vagone che giace coricato su un lato. Tutt’intorno, nei corridoi del pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce, non c’è più traccia dei giovani passeggeri del convoglio. I ragazzi in jeans e maglietta che al momento della tragedia stavano andando a scuola si sono allontanati con i genitori intorno all’ora di pranzo. Alcuni, soprattutto quelli che dal primo vagone sono usciti miracolosamente illesi, si sono guardati a lungo attorno. «Abbiamo sentito allo stesso tempo un gran rumore, assordante, e il pavimento del vagone che tremava», raccontano alcune ragazze con gli occhi lucidi e ancora spaventati. «Eravamo salite da poco sul treno, alla stazione di Centallo - raccontano - e un attimo dopo siamo state avvolte da una grande nube. Ci siamo trovate a terra e tutto intorno c’erano persone che urlavano. Poi abbiamo sentito il rumore di vetri rotti. Altri passeggeri hanno sfondato i finestrini e sono venuti a tirarci fuori». A distanza di poche ore dalla tragedia le due ragazze si allontanano dal pronto soccorso. Ora hanno una certezza. La scelta di sistemarsi al piano superiore del vagone ha salvato loro la vita.


Le tesimonianze: «Un botto. Ho pensato a un attentato»
«Il rumore è stato così violento che ho pensato a un attentato». È ancora scossa Irene Matteis, una delle prime ad arrivare sul luogo dove ieri mattina un treno proveniente da Torino è deragliato causando due morti. La sua casa si trova al numero 10 di via Roncata, a 200 metri da dove la carrozza di testa si è schiantata contro un palo per poi rovesciarsi su un lato. «Ho chiamato mio marito - prosegue la donna - e affacciandoci alla finestra della cucina abbiamo visto un gran polverone salire dai binari. Allora abbiamo capito. Abbiamo chiamato i soccorsi e poi siamo scesi in strada dove altre persone stavano già aiutando i primi passeggeri che uscivano dal treno». In pochi minuti i viaggiatori si sono messi in salvo risalendo la ripa erbosa che separa i binari dalla strada. «Io non ho capito subito quanto stava accadendo - ricorda con la paura ancora negli occhi Marco Gonella, 17 anni di Fossano al quarto giorno di scuola al liceo artistico di Cuneo -. Stavo parlando con un amico e ho sentito un rumore fortissimo. È durato alcuni minuti. Lo zaino è caduto e noi ci siamo sentiti sballottare da una parte all’altra per due volte. Dopo pochi minuti - aggiunge lo studente fossanese - il treno si e fermato e ho visto una nuvola di polvere che avvolgeva le carrozze. Ho guadagnato l’uscita e dalla massicciata ho aiutato i miei compagni e altri viaggiatori a scendere. Subito - conclude - non ho avuto paura ma risalire quei cinque metri di ripa è stato faticosissimo: le gambe mi tremavano, non riuscivo a muoverle». L’incidente è stato visto «in diretta» da decine di persone residenti nelle due vie che fiancheggiano la ferrovia e che a quell’ora si erano appena alzate. «Ho sentito come un rombo assordante, di breve durata - ricorda Maddalena Papafalgiano -. Ero in casa che aspettavo mio marito per andare al lavoro, ho pensato fosse successo un incidente automobilistico. Mi sono affacciata dalla finestra ma in strada non ho visto nessuno e allora ho capito. Mi è sembrato di rivivere la stessa scena accaduta otto anni fa, 200 metri più in giù». Anche allora un treno deragliò a pochi metri dalla stazione di Cuneo, ma non ci furono vittime.


I precedenti: tre disastri in sei mesi
Sei mesi e tre tragedie sulle strade del Piemonte con un tributo di sangue altissimo. Quattro morti e decine di feriti in tre diversi deragliamenti che avrebbero potuto avere conseguenze ben peggiori.
20 marzo 2004: sono le 4 del mattino quando il treno internazionale Roma-Milano-Parigi deraglia a Stresa, poche centinaia di metri dopo la stazione scontrandosi con il convoglio che da Parigi sta percorrendo la tratta opposta. I viaggiatori stanno dormendo nelle loro cuccette. L’ultima carrozza esce dai binari. Muoiono una donna, Giannine Massoni, 78 anni, francese e una quarantina di passeggeri restano feriti, quattro in modo grave. L’inchiesta stabilirà poi che le procedure automatiche di sicurezza non avrebbero funzionato, forse a causa dei lavori sulla linea.
16 maggio 2004: Sono passate da poco le 16 quando l’interregionale Livorno-Torino deraglia nei pressi di Serravalle Scrivia. Una donna torinese, Edda Di Maio, 67 anni, muore per le gravissime ferite riportate, 39 persone vengono ricoverate in ospedale. I macchinisti vengono immediatamente scagionati da qualsiasi responsabilità, il treno viaggiava alla velocità consentita. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di un cedimento strutturale. Il pm indaga tre persone per omicidio colposo.


Costa: «Monitoraggi per garantire sicurezza»
Sono stati Ambrogio Invernizzi, assessore ai Trasporti e il vicepresidente della Provincia Emilio Lombardi i primi due politici ad arrivare a Madonna dell’Olmo. È toccato a loro informare il presidente regionale Raffaele Costa e il vicepresidente regionale William Casoni su quanto era accaduto. Entrambi si trovavano a Marsiglia alla conferenza intergovernativa dove si è discusso anche sulla sicurezza dei trasporti ferroviari. «La Regione e la Provincia di Cuneo - afferma Casoni - si sono attivate immediatamente per disporre un’inchiesta che faccia luce sulla cause dell’incidente». «Fatti simili - prosegue Casoni - pongono interrogativi gravi ai quali è doveroso fornire risposte certe e in tempi brevi. Occorre capire se la causa dell’incidente dipende da un errore umano, carenze della linea o un guasto al treno». «Credo di dover esprimere il dolore mio e dell’intera Provincia alle famiglie delle vittime - ha commentato il presidente Costa -. Sarò loro vicino anche personalmente. I fatti non ancora accertati richiedono, accanto alle inchieste giudiziarie, una forte riflessione in sede amministrativa. Ma non basterà riflettere: servono iniziative di monitoraggio che garantiscano la sicurezza». «Certi incidenti - ha detto il presidente del consiglio regionale Roberto Cota - non dovrebbero mai accadere. Chi prende il treno ha diritto di sentirsi sicuro e fatti come quello odierno, troppo frequenti, sono inammissibili».

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