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Data di pubblicazione:14/09/2004
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Sullo scambio a tutta velocità, deraglia il Torino-Cuneo
La motrice travolge due tralicci dell’alta tensione e si schianta nella scarpata
Testo dell’articolo:CUNEO - Affronta lo scambio di binari a centoventi chilometri all’ora. Il treno ondeggia, barcolla. Il macchinista frena e la locomotiva con i suoi tre vagoni deraglia. Scivola con un boato, piegata sul fianco destro tra i binari e la riva di terra e pietre. Trancia due tralicci dell’alta tensione. Dalle case di Madonna dell’Olmo a Cuneo sentono il frastuono e corrono a vedere. Il treno si ferma dopo cinquecento metri. Il macchinista ferito (ora in prognosi riservata in ospedale) è fra i primi a scendere: dietro a lui, sulla carrozza-motrice, i corpi straziati di due donne, la capotreno e una passeggera dipendente della Questura di Cuneo. Dalla nuvola di fumo e polvere si alzano i lamenti dei feriti. Se ne conteranno trentadue fra i passeggeri: in gran parte studenti, ma anche impiegati, insegnanti, un gruppo di operai rumeni partiti con il treno delle 6,05 da Torino per raggiungere un cantiere a Cuneo.
A deragliare è stato il treno «4441», Torino-Cuneo, un «taf» (treno ad alta frequentazione, di fabbricazione recente). Era partito puntuale, alle 6,05 da Porta Nuova. Una quarantina i passeggeri. Macchinista alla guida con un vice addetto a controllare i semafori. Fermate a Carmagnola, Racconigi, Cavallermaggiore, Savigliano, Fossano. Tutto secondo orario, ma qui scende l’aiuto macchinista e prende il suo posto la «capotreno» Anna Maria Matarese. Si riparte, fermata a Centallo. Salgono gli studenti diretti a Cuneo. Poco oltre la stazione c’è un semaforo: è l’avvertimento che dopo due chilometri c’è uno scambio. Due luci: se sono verde-verde si può passare ai 120 all’ora, se è giallo-verde si deve dimezzare la velocità. Il treno non rallenta e a Madonna dell’Olmo, alle porte di Cuneo il disastro. Lo scambio viene affrontato ai 120 all’ora, il macchinista capisce all’ultimo, frena. Sono le 7,19, il treno deraglia. La corsa del «4441» si è conclusa a due chilometri dalla stazione di Cuneo. Nel terribile schianto, lungo la trincea a due binari, la prima motrice-carrozza si è piegata sul fianco destro, quasi ribaltandosi, con la cabina schiacciata. Una passeggera, impiegata dei vigili del fuoco, chiama il suo comandante: «Qui è un disastro, correte». Dieci minuti e arrivano i soccorsi. Fra le lamiere i corpi senza vita della capotreno, Anna Maria Matarese Vangi, quarantaseienne, di Caraglio, da venticinque anni in Ferrovia, e Duilia Logli, 50, di Collegno, impiegata alla questura cuneese, che tutti i giorni saliva sul treno dei pendolari, per raggiungere l’ufficio. Dagli altri vagoni, rimasti sui binari, escono i pochi illesi e i trentatrè feriti. Chi in ambulanza, chi su un pullman delle Ferrovie, chi su auto di privati raggiungono l’ospedale. Fra loro il macchinista, Pietro Noto, cinquantasei anni, che ripeterà a lungo che il semaforo era verde . I primi ad aiutarli sono stati gli abitanti delle case che si affacciano lungo la linea ferroviaria. «Dopo il boato c’era fumo, polvere, tutti gridavano - racconta Roberto Grasso, che con la moglie ha aiutato alcuni ragazzi a uscire dai finestrini -. Molti erano feriti, come intontiti. Cercavano di risalire la scarpata». Intanto l’accorrere di polizia, carabinieri, vigili del fuoco, guardia di finanza, vigili urbani, Croce rossa. L’ospedale viene allertato e il Pronto soccorso riesce a far fronte all’emergenza: solo il macchinista resta ricoverato con prognosi riservata, gli altri trentadue vengono medicati e dimessi. Mentre a Madonna dell’Olmo arrivano i parenti delle vittime inizia il lavoro di magistratura, tecnici e periti. Solo nel pomeriggio il magistrato Pier Attilio Stea dissequestra i binari: vengono ripristinati i collegamenti elettrici. Oggi il treno sarà rimosso, domani la linea sarà riaperta. Sono cinque le inchieste avviate per fare luce sulla vicenda: stanno indagando la magistratura, Rete Ferroviaria Italiana, Trenitalia, il ministero dei Trasporti e una commissione mista, composta degli esperti degli assessorati ai Trasporti di Regione e Provincia. Il prefetto di Cuneo, Francesco Avellone, ha dichiarato: «Si esclude l’origine dolosa, ma non vengono tralasciate le altre ipotesi. Ci sono inchieste in corso, che dovranno accertare le cause dell’incidente».


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