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Data di pubblicazione:14/09/2004
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Il macchinista disperato: «Il semaforo era verde».
«Secondo i segnali non si doveva cambiare binario. La velocità era giusta» Operato per un bypass, l’uomo aveva superato tutti gli esami di idoneità
Testo dell’articolo:CUNEO - «IL semaforo era verde, verde». Il macchinista Pietro Noto è ricoverato in una camera del reparto di medicina d’urgenza al terzo piano dell’ospedale di Cuneo. E’ assistito e protetto dalla moglie e dai figli. Poche parole che sintetizzano quanto dichiarato a verbale agli agenti della Polfer: ha riferito che i due segnali davano il via libera al passaggio del convoglio. Quindi nessun semaforo rosso o giallo, il treno non doveva cambiare binario e quindi poteva viaggiare ai 120 chilometri l’ora. A chiarire la dinamica dell’incidente saranno le cinque inchieste disposte dalla procura della Repubblica, dalle Fs (Trenitalia e Rfi), dal ministero dei Trasporti e dalla Regione. La famiglia del macchinista (un anno e mezzo fa gli era stato applicato un bypass all’aorta femorale e dopo l’intervento il ferroviere aveva superato tutti gli esami di idoneità per tornare alla guida dei convogli) ha già nominato un legale. Oggi è probabile che venga nuovamente sentito dalle forze dell’ordine. Le prime ipotesi propendono per l’errore umano, l’alta velocità o il cattivo funzionamento di uno scambio o di un segnalatore. Il vicepresidente della Regione, William Casoni, ha dichiarato che «il treno avrebbe affrontato lo scambio a velocità abbastanza elevata, superiore ai 60 chilometri l’ora previsti e lo dimostrano i 500 metri percorsi deragliando». Casoni ha escluso che sulla Fossano-Torino vi fossero lavori in corso e sottolineato che quel treno era fra i più nuovi in circolazione (14 mila chilometri percorsi). Il nuovo incidente sulle linee fs del Piemonte - il terzo dell’inizio dell’anno - ha scatenato polemiche a livello politico e sindacale, ma anche da parte delle associazioni dei consumatori. Mario Contu, rappresentante di Rifondazione Comunista in Consiglio regionale, ha sollevato l’interrogativo sul fatto che «il macchinista ferito sarebbe un lavoratore che, pur avendo già maturato il diritto alla pensione, è rimasto in servizio nell’ambito delle politiche aziendali per coprire carenze di personale». Contu ha anche avanzato un interrogativo: se «la linea Torino-Fossano-Cuneo prevede due macchinisti, perché in quel momento ce n’era soltanto uno, visto che l’altro era stato chiamato a coprire un’altra tratta?». «Il deragliamento del treno a Cuneo - dice Roberto Cota, presidente del Consiglio regionale del Piemonte - è uno di quegli eventi che non dovrebbero mai succedere. Chi sale su un treno ha diritto a sentirsi sicuro, fatti come questo, troppo frequenti, sono assolutamente inammissibili». I sindacati sono schierati sul fronte sicurezza. «E’ indispensabile crescere notevolmente in questo settore per assicurare ogni garanzia al trasporto su rotaia: non basta la conferma che le ferrovie italiane sono le più sicure d’Europa». «Quando ci sono incidenti mortali - lo sostengono le segreterie nazionali di Cgil, Cisl, Uil, Sma e Ugl - non si può ragionare con le statistiche. La linea Torino-Cuneo non dispone delle attrezzature tecnologiche che la possano rendere sicura rispetto ai possibili errori. Il piano degli investimenti tecnologici va accelerato. E da parte delle organizzazioni di categoria ci sono anche altre domande: quali sono le condizioni di impiego del personale, qual è l’organizzazione dei turni e ancora qual è l’utilizzo degli equipaggi?». La Ugl-ferrovie, poi, rilancia sul fronte dei costi: i bilanci non devono penalizzare la sicurezza, che necessariamente deve essere la priorità assoluta dell’azienda: «Il piano di investimenti studiato dalle Fs deve andare avanti con il coinvolgimento del personale ferroviario direttamente interessato e delle organizzazioni sindacali per evitare altri deragliamenti come quello avvenuto a Cuneo». Codacons annuncia che si costituirà parte civile in rappresentanza di tutti gli utenti (i feriti sono stati 33, tutti dimessi tranne il macchinista). «L’incidente fa nascere molte domande sul livello di sicurezza - dice Carlo Rienzi, presidente dell’Associazione -. Nonostante ciò le tariffe subiscono aumenti che alla luce dei fatti appaiono oltre che ingiusti, addirittura offensivi per gli
utenti. Altro che aumento dei prezzi, i vertici delle Ferrovie dovrebbero dimettersi». Cittadinanzattiva, attraverso il vicesegretario Giustino Trincia, sollecita di «alzare il livello di guardia» e chiede al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture «l’istituzione di un tavolo nazionale sulla sicurezza dei treni per ridefinire le priorità. Passaggi a livello incustoditi, difficoltà di accesso ai binari, manutenzione della rete e dei materiali rotabili sono quotidiane aree di criticità sul fronte delle garanzie per i viaggiatori e il personale. In attesa del loro completamento occorre più informazione e prevenzione, coinvolgendo direttamente lavoratori, cittadini ed istituzioni».


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