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Data di pubblicazione:12/01/2005
Fonte:L’Avvenire
Titolo dell’articolo:Pendolari in rivolta, ferrovia paralizzata
Testo dell’articolo:La rabbia e l’esasperazione dei pendolari della linea ferroviaria Milano-Novara-Torino è esplosa ieri mattina a Vittuone, nel milanese. A far scoppiare la rivolta è stato l’arrivo in stazione dell’ennesimo treno stracolmo di passeggeri e carente di carrozze, a tal punto da impedire ad altri viaggiatori di farvi ingresso. Stanchi di queste condizioni, accolti su convogli sporchi, troppo freddi o troppo caldi, sovraffollati e in perenne ritardo, i pendolari hanno bloccato i binari per quattro ore mandando in tilt la circolazione su rotaia. La protesta è andata avanti fino alle 12, con una trattativa che ha impegnato anche funzionari di Trenitalia e della Regione Lombardia. I pendolari hanno deciso di interrompere la protesta dopo aver ottenuto, per venerdì prossimo, un incontro con Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia nella sede della Regione Lombardia.
Pesanti le ripercussioni al traffico ferroviario: numerosi treni sono rimasti bloccati lungo la linea (l’Eurostar per Milano Centrale è arrivato dopo le 13, con quasi tre ore di ritardo), altri sono stati soppressi. Migliaia i passeggeri coinvolti nella paralisi. Il Milano-Parigi è stato instradato via Voghera (un’ora in più di percorso). Sono stati istituiti 15 pullman con destinazione Torino, diretti o con fermate intermedie, dalla stazione di Milano Centrale. Da quella di Porta Garibaldi sono invece partiti 6 pullman fino a Novara e ritorno, con tutte le fermate intermedie.
Accade questo nella regione più industrializzata d’Italia, dove da anni restano inascoltate le petizioni e le richieste di interventi. I viaggiatori ieri si sono riversati sui binari bloccando il treno regionale 10657. E sull’intera rete ferroviaria Lombardo-Piemontese la paralisi è stata totale. «Nessuno è riuscito a salire. Le carrozze erano stipate di gente schiacciata come sardine. Due vagoni in meno sono 200-300 posti – ha detto Alessandro Pelegatta studente e portavoce del Comitato dei pendolari –. Quando il treno è entrato nella stazione di Vittuone ci siamo meravigliati per la puntualità. Due minuti di ritardo contro i 45 dei giorni passati». Un sollievo durato poco. Dopo una raccolta di oltre duemila firme «avevamo annunciato che eravamo pronti allo sciopero del biglietto, all’occupazione dell’intera linea. Ci hanno tolto dei convogli, hanno soppresso fermate a nelle ore di punta, non hanno mantenuto la promessa di aumentare le carrozze». Reagire e occupare i binari è stato «l’unico modo per farci ascoltare. Chiediamo scusa per i disagi provocati», ha aggiunto Matteo Garegnani.
«Chiediamo sicurezza, qualità del servizio, informazioni e puntualità. Non è possibile viaggiare su treni collassati. Tutti in piedi come animali». Condizioni impossibili anche per i ripetuti ritardi e guasti. Il sindaco di Vittuone, Carlo Portaluppi ha osservato come «da 4 mesi i treni hanno carrozze ridotte per favorire i Passanti di Milano. Nessuno ha calcolato che in questa fascia di territorio tra Milano e Magenta il numero dei viaggiatori in 4 anni è aumentato del 60%. La piccola stazione di Vittuone serve tre comuni (Vittuone-Arluno-Sedriano), che hanno visto lievitare il numero dei residenti fino a 30 mila abitanti. Centinaia di famiglie hanno lasciato la metropoli lombarda per trasferirsi nell’hinterland».
Tolto il blocco dai binari, tra gli amministratori dell’asse Milano-Magenta-Novara e i pendolari è però scoppiata la polemica. «I sindaci non hanno sostenuto le nostre proteste, i nostri disagi come avvenuto sulla tratta Milano-Varese. La petizione raccolta, le riunioni nelle stazioni per decidere forme di lotta non hanno visto alcuna loro presenza», ha sostenuto il Comitato spontaneo dei pendolari. Immediata la risposta del primo cittadino di Vittuone: «Sapevamo dei disservizi, mi ero proposto di mettermi in contatto con altri sindaci».
Tra i forzati della linea Milano-Torino già nel novembre scorso era nata l’idea di costituire un "comitato nazionale". Coordinatore della nuova lotta ferroviaria è Cesare Carbonari. «Uniamoci – è il suo appello –, tutti insieme quelli che finiscono le giornate sui sedili di seconda classe, che vivono le stesse pene ma non hanno né voce né gli stessi diritti». A partire dalla Regione Lombardia «con oltre 105 mila treni soppressi e 23.196 carrozze cancellate solo nell’arco dei primi nove mesi del 2004».






Troppe inadempienze: tutti contro Trenitalia

Il dodici febbraio, Trenitalia aveva regalato ai pendolari un segnalibro con sopra la poesia d'amore d'uno scrittore indiano. Quel segnalibro, Anselmo Rizzato, 53enne pendolare torinese, se lo porta sempre dietro. «Lo leggo e mi tranquillizzo, o almeno ci provo» urla lui per farsi sentire: stazione Centrale, le undici e mezza di ieri mattina. Gran chiasso. Gente che spinge. Qualcuno che inciampa. Chi si lamenta dei «ribelli» che hanno occupato i binari e chi li applaude. Tutti quanti che corrono: sono scesi dai treni arrivati a Milano con ore di ritardo per via del blocco di Vittuone; vanno in ufficio, a scuola, in ospedale per una visita. Alla fine, Trenitalia conterà 20 convogli bloccati, 25 deviati e migliaia di proteste. Dai pendolari ai sindacati dei trasporti, dall'opposizione in Regione («Una pessima gestione del servizio») alla giunta regionale: «Trenitalia ci spieghi dove sono le 85 carrozze in più promesse» ha detto l'assessore alla Mobilità Massimo Corsaro, che nei prossimi giorni s'incontrerà coi vertici delle Ferrovie. Un summit che non potrà avvenire prima perché, ha spiegato Trenitalia, «stiamo facendo un'analisi completa dei disservizi e dei problemi in Lombardia. Ci vorrà del tempo».

«Torino-Milano in 6 ore: è il record»
Son 14 anni che il signor Carbonari, presidente del Comitato pendolari della Torino-Milano, tiene il conto dei ritardi. Quello di ieri, ha battuto ogni record: sei ore. Quando sul treno s'è saputo del blocco di Vittuone, a bordo è cominciato il dibattito: ma avranno fatto bene o no? «Noi siamo per il dialogo. Certo, vedere poi che a far "rumore" qualcosa lo si smuove, beh, significa solo una cosa». Tutti giù dai vagoni a presidiare i binari? «No, altrimenti non se ne esce più. Però è evidente che con Trenitalia forse è il caso di usare le maniere forti...».

«Meno vagoni, più ritardi»
«Dovevano diminuire i ritardi, li hanno aumentati. Dovevano potenziare i convogli, han tolto i vagoni». A Giovanni P., 44enne di Novara, i conti (di Trenitalia) proprio non tornano. «Trenitalia e la Regione promettono il miglioramento del servizio. Più fondi, più carrozze, più tutto. Ma dove?». In Centrale, ieri mattina, l'aria era tesa. In molti hanno attaccato anche i 16 bus sostitutivi: allestiti all'esterno della stazione «erano pochi e quei pochi non si trovavano». Per la signora Maria Iovine, 72 anni, da Torino in città per trovare un'amica, «questa è l'ultima volta che vengo a Milano».

«Un piano per migliorare il servizio»
L'assessore Corsaro, lui pure più volte finito nel mirino delle contestazioni dei pendolari («La Regione non ci aiuta»), ha precisato che la sua giunta, dallo scorso mese, ha sospeso i pagamenti a Trenitalia, «in attesa di un piano che porti al miglioramento del servizio». Dario Balotta (Fit-Cisl), ha sintetizzato: «In ottobre sono stati soppressi 186 treni pendolari, in novembre 500 e in dicembre 400. Numeri che mettono a nudo carenze tecniche e di materiale rotabile». Nino Cortorillo (Filt-Cgil), ha messo in guardia: «È un segnale d'allarme, stiamo attenti. I pendolari non ne possono più». Anche perché può capitare, come ieri, che dopo i disagi dei treni ci siano quelli del metrò. Dalle 6 alle 13, la linea rossa ha viaggiato a singhiozzo. Sempre per un binario «occupato», sia pur da alcuni cavi dimenticati dalla manutenzione notturna.






Un'intesa raggiunta per migliorare la qualità dei collegamenti

Il treno bloccato ieri dai pendolari nella stazione di Vittuone, presso Milano, in partenza da Novara alle 7.19 aveva 250 posti in meno rispetto a quanto previsto nel contratto di servizio stipulato tra Regione Lombardia e Trenitalia. La carenza è stata accertata anche dai funzionari regionali presenti fin dal primo mattino nelle stazioni della linea Milano-Novara. Il mancato rispetto della composizione dei treni (numero e tipo di carrozze) si è già verificato anche su altre linee in Lombardia, come la Milano-Varese, dove il contratto prevede che tutti i treni viaggino con 8 carrozze. L'accordo con Trenitalia prevede il miglioramento del servizio ferroviario locale anche con l'aumento dei posti a sedere con l'aggiunta di 85 carrozze sui treni regionali. Ma Trenitalia prende tempo: «Stiamo valutando la portata dei disservizi»






«Dare più risorse al trasporto pubblico»

Destinare più attenzione, e di conseguenza risorse, alle problematiche del trasporto pubblico nel nostro Paese potrebbe diventare una necessità ineludibile dei prossimi anni. Da un lato infatti l'Istat ha rilevato, con il censimento del 2001, la tendenza ad abbandonare le grandi città in favore dei centri confinanti, sia per il minore costo delle abitazioni, sia per una migliore qualità della vita. Questo comporta quindi una crescita della necessità di spostamenti verso la città. Dall'altro, il crescere di una mentalità consapevole delle necessità di rispetto dell'ambiente porta a cercare di ridurre l'uso dei mezzi di trasporto privato in favore di quelli collettivi. «Occorre però ricordare - puntualizza Carlo Carminucci, direttore del settore ricerca dell'Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) - che l'utilizzo dei mezzi pubblici da parte dei pendolari è tuttora minoritario rispetto a coloro che si muovono con i mezzi privati per recarsi sul posto di lavoro. E questo vale sia per i contesti extraurbani, sia per quelli urbani». E tuttavia giungono segnali di cambiamento, conferma il ricercatore: «Dopo decenni di crisi del trasporto pubblico, negli ultimi quattro-cinque anni la tendenza sembra essersi arrestata e registriamo un leggero recupero dei mezzi pubblici». A incentivare il ricorso al mezzo di trasporto collettivo c'è anche una maggiore coscienza delle necessità ecologiche: «Aumentano, almeno per le brevi percorrenze, gli spostamenti a piedi o in bicicletta. E se interpelliamo i cittadini emerge che una delle priorità percepite è proprio quella del potenziamento del trasporto collettivo e un aumento delle zone a traffico limitato o solo pedonale». Tuttavia, nonostante le molte criticità soprattutto intorno ai grandi centri, il trasporto pubblico viene mediamente promosso dai cittadini: «Il 70% degli italiani mostra di apprezzarlo». E se si deve spiegare perché il mezzo pubblico sia comunque meno utilizzato, le ragioni sono la non sufficiente capillarità del servizio, i tempi troppo lunghi sia di percorrenza sia di attesa dei mezzi. «Solo nelle grandi città - continua Carminucci - si rilevano livelli di soddisfazione più bassi, ma occorre ricordare che la popolazione che vive in centri con più di 250mila abitanti rappresenta solo il 14 per cento del totale degli italiani». Certo è che se venisse migliorata la capillarità e la frequenza del servizio, la conseguenza sarebbe la possibilità di soddisfare una domanda maggiore. Senza dimenticare però i costi: «Il trasporto pubblico, sia urbano sia regionale - ricorda Carminucci - sia su gomma sia su rotaia, è un trasporto sovvenzionato, nel senso che il biglietto non copre i costi del servizio. Certamente con qualche centinaio di milioni di euro sarebbe possibile migliorare molto la capacità dell'offerta del trasporto ferroviario regionale. Una scelta che ci pare opportuno che lo Stato incentivi, visto il ruolo chiave dei trasporti per lo sviluppo».

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