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Data di pubblicazione:12/01/2005
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Forzati del vagone, la mappa del calvario
Testo dell’articolo:Alcuni sono nati per far fronte ad un problema specifico, come il degrado di una stazione, l’inadeguatezza della biglietteria o lo squallore della sala d’attesa; altri si muovono a 360 gradi, rivoltando come un calzino la linea di riferimento e facendo le pulci alle Ferrovie su ogni cosa. Italia, paese di pendolari: operai, studenti, docenti, impiegati, manager condannati a sferragliare tutti i giorni sui binari. Sono «i forzati del treno». Gli stessi che negli ultimi anni hanno deciso di organizzarsi in Comitati grandi e piccoli, più o meno spontanei e barricaderi, di norma apartitici: comunque in grado di dare del filo da torcere all’azienda, che non a caso li ha riconosciuti come controparte. Basta un breve «tour» su Internet per scoprire che ce ne sono a decine, ormai abituati a scambiarsi informazioni e iniziative di lotta in tempo reale. Altri stanno nascendo come funghi. Di chi parliamo? Di gente normale e civile che un bel giorno, stanca di sopportare i soliti disagi, dice «basta» e mette l’azienda di fronte alle sue responsabilità. Alla lunga finisce per diventare una specie di volontariato, che ottiene risultati modesti, talora impercettibili. Anche per questo la proposta di realizzare un Coordinamento nazionale fra i vari Comitati tarda a realizzarsi. «Siamo tutti lavoratori, ogni iniziativa presuppone giorni di ferie e permessi - spiega Marinella Chiodaroli per l’Associazione pendolari Piacenza (linee Piacenza-Milano, Piacenza-Parma) -. Ci impegnamo perchè negli ultimi anni il servizio è nettamente peggiorato». «I risultati? Si ottengono con la pazienza di Giobbe ed una pressione costante - le fa eco Marco Conti, Coordinamento viaggiatori Alpignano (Torino-Bardonecchia) -. Quando la gente arriva a bloccare una stazione vuol dire che non ne può più». Cosa chiedono, i pendolari? Niente di trascendentale: treni in orario o con ritardi contenuti, disponibilità di posti a sedere, pulizia dentro le carrozze e nelle toilettes. Possibilmente, climatizzatori in linea con i ritmi stagionali. Aspettative troppo spesso frustrate da una rete ferroviaria non più all’altezza dei tempi. Trenitalia rinnova le sue promesse: «Investiremo entro il 2007 oltre 2.500 milioni di euro per il trasporto regionale. La parte più consistente di questa cifra sarà impegnata per l'acquisto di nuovi treni e per interventi sulle carrozze. Sono stati comprati 200 “Minuetto”. Dalla fine del 2004 circolano i primi 20 treni in Piemonte, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria». Avviata la costruzione di 450 carrozze a doppio piano che andranno a formare 90 nuovi treni. Un altro investimento riguarda i locomotori.
Ma ad oggi i problemi restano. Se è vero che le carenze finiscono per rincorrersi, dalla Valle D’Aosta alla Sicilia, cambia il modo di affrontarle. La gamma della protesta va dal blocco dei binari allo sciopero del biglietto, dalle petizioni ai «sit-in» nelle stazioni. Sulle disavventure lungo la linea Torino-Milano Cesare Carbonari e i suoi compagni di viaggio hanno persino scritto un libro:«Pendolari». Cinquanta pagine che riscattano la poca fantasia del titolo con una raffica di critiche in forma di aneddoti: «Dopo i fatti avvenuti alla stazione di Vittuone chiediamo a Trenitalia un incontro urgente a livello nazionale con i rappresentanti dei Comitati, le associazioni dei consumatori e gli assessori regionali». Sul banco degli imputati c’è il trasporto regionale, con tutti i suoi acciacchi. Li trovate da Nord a Sud, sempre gli stessi, con alcune variazioni sul tema. Finisce che ogni Comitato di pendolari diventa una spia accesa sui problemi di una linea: dalla Torino-Milano alla Piacenza-Parma; dalla Genova-Milano alla Messina-Catania; dalla Milano-Bergamo alla Roma-Civitavecchia. «Difendo il treno come mezzo di spostamento, ma non a queste condizioni - commenta Massimo Manfroni, Comitato litoranea Roma-Nord -. La Roma-Civitavecchia sconta un traffico eccessivo di treni: merci, locali, convogli a lunga percorrenza». Proteste anche sulla Messina-Catania: «La climatizzazione delle carrozze, ad esempio, è una barzelletta - sospira Giosuè Malaponti -: forni crematori o celle frigorifere». Nemmeno sugli Intercity son tutte rose e fiori, conferma Enrico Pallavicini per il Comitato abbonati Genova-Milano: «La qualità è migliore rispetto ai treni regionali, d’accordo. Anche così, spesso il nostro Intercity deve viaggiare in coda ai “regionali”, notoriamente più lenti. Da qui l’emergere di malumori, con il rischio di impegnare i vari Comitati in guerre tra poveri. Ci mancherebbe altro: siamo tutti pendolari».

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