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Data di pubblicazione:13/01/2005
Fonte:Il Secolo XIX edizione di Genova
Titolo dell’articolo:Danila, la signora degli orari
Testo dell’articolo:Da ventidue anni annuncia arrivi e partenze. «Ogni volta che un treno è in ritardo penso a chi deve tornare a casa»
La speaker di Brignole: «Chissà quante me ne dicono dietro»


Per le figlie Giorgia e Francesca è la mamma, per le amiche delle figlie è la speaker di stazione Brignole, per i pendolari della strada ferrata è il maledetto annuncio di un ritardo di mezz’ora. Danila Di Giorgio, ragioniera di 52 anni, è la voce della stazione ferroviaria di Brignole, e di Sturla, Quarto e Quinto da quando la razionalizzazione di Trenitalia le ha rese orfane di annunciatrice.
Danila meriterebbe un premio alla fedeltà: 27 anni di matrimonio con un ferroviere e altrettanti trascorsi alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato, di cui 22 come operatrice specializzata della circolazione. Invece questa gentile signora bionda si stringe nelle spalle e pensa «a quanti accidenti mi avranno tirato dietro i pendolari in tutti questi anni». Danila è l’annuncio del ritardo che ti fa cascare le braccia, del cambio di binario che ti costringe a correre di qua e di là, dell’invito perentorio a non attraversare i binari, a non oltrepassare la linea gialla, a non salire sul treno in corsa.
Un mito. Eppure questa simpatica signora fa no con la testa, spiegando che ancora adesso, dopo vent’anni di aeroplano, annunciare un ritardo dispiace come la prima volta.
«Ogni volta - dice - penso ai lavoratori che escono stanchi dall’ufficio, alla gente che non vede l’ora di tornare a casa».
L’aeroplano è la struttura dove Danila Di Giorgio spende sette ore e dodici minuti al giorno, la mattina (6-13,12) o il pomeriggio (13,12-20,24), dal lunedì alla domenica compresi Pasqua, Natale o Capodanno se capita il turno. Una palazzina a forma, appunto, di aereo, sull’ala sinistra di stazione Brignole. Per Danila il lavoro è una stanza tre metri per tre. Scrivania e poltroncina, due microfoni, tre computer: sul teleindicatore si aggiorna in tempo reale il cartellone affisso all’ingresso della stazione, il secondo terminale mostra la situazione dei binari, sul terzo compaiono i treni in ritardo.
Uno stanzone a fianco ospita altre quattro postazioni di lavoro e un ampio tabellone orizzontale che indica, con luci e colori diversi, i 12 binari della stazione e i relativi treni in transito e sosta.
«Mi è sempre piaciuto - spiega Danila - seguire la circolazione. L’ho sempre fatto con passione. Avrei potuto fare un minimo di carriera, ma ho preferito restare qui. Quando le bambine erano piccole, i turni mi permettevano di seguirle meglio».
Per Danila l’intercity che da Torino scende a Napoli non è un treno qualsiasi, ma «il 543, Modigliani», così come il regionale che collega Sestri Levante a Savona è«l’11332». Se il marito è capostazione a volte ci si porta il lavoro a casa. «Invece che dire prendo il treno delle due e mezza - sorride Danila - capita di dire l’11677».
Deformazione professionale: «La stessa che mi porta a tendere l’orecchio all’annunciatrice se capita di aspettare un treno in una qualsiasi stazione d’Italia. Mi piace ascoltare le diverse cadenze, le vocali aperte o strette, il grado di professionalità dell’operatrice».
Qualche anno fa l’azienda ha proposto un corso di dizione per le speaker delle stazioni ferroviarie. «Teorico - commenta Danila - La pratica è diversa. Io continuo a pronunciare Genova e La Spezia con la "e" stretta, è più forte di me». Intanto le unità di misura della professionalità sono altre: come si scandisce l’annuncio, il tempismo con cui viene dato, il tono della voce. «Ritardi e cambi di binari devono essere ripetuti più volte - elenca Danila - Arrivi e partenze vanno annunciati con il giusto anticipo, non troppo. Il divieto di attraversare i binari e di oltrepassare la linea gialla è una raccomandazione fatta con tono perentorio».
Giorno dopo giorno una voce di donna tiene compagnia ai pendolari e ai viaggiatori occasionali. «Sto qui dentro - racconta Danila - e mi figuro la faccia di chi aspetta il treno. Mi piace pensare di essere una voce familiare, ma quando le cose non funzionano temo moti di astio, di antipatia».
Ma perché i regionali per Sestri Levante fermano ovunque escluso Pontetto e Mulinetti? Danila ride: «Me lo chiedono sempre anche i miei amici».
E come è questa città vista dall’aeroplano di stazione Brignole? «Per me la città è Corte Lambruschini: l’orologio, il termometro, ogni giorno scoprire di non essermi vestita nella maniera giusta rispetto al caldo o freddo che fa. L’ho visto crescere, questo grattacielo di vetro: più veniva su e meno mi piaceva».
Ritardo dopo ritardo, sono passati 22 anni da quando Danila Di Giorgio fece il suo primo annuncio: «Me lo ricordo come fosse ieri. Ero agitatissima all’idea che qualcuno laggù mi stava ascoltando». Le prime gaffe, gli scioglilingua della geografia italiana: «Con Napoli Campi Flegrei mi si intorcigliava la lingua. Col tempo ho acquisito spigliatezza». Ma gli esami non finiscono mai e oggi in stazione si annunciano anche i progetti Telethon: «Per noi sono fuori contesto. Tutte le volte penso a Nicoletta Orsomandi e cerco il tono giusto, ma finisco col sentirmi fuori luogo».

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