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Data di pubblicazione:13/01/2005
Fonte:Il Giornale del Piemonte
Titolo dell’articolo:To-Mi, la linea dagli eterni disagi
Testo dell’articolo:Il giorno dopo la grande protesta dei pendolari il parlamentare «azzurro», Daniele Galli chiede «le dimissioni dell’amministratore delegato di Rfi»
Non si placano le polemiche dopo la clamorosa protesta dei pendolari della linea ferroviaria Novara-Milano che hanno bloccato per ore la tratta, per denunciare l’eccessivo e quotidiano affollamento delle carrozze. La vita del pendolare non è mai stata molto facile, affidata ad orari e coincidenze spesso rispettate e saltate, con viaggi in condizioni non decisamente ottimali, vuoi per il troppo carico, e quindi la mancanza di posti, vuoi per le condizioni delle carrozze la cui manutenzione era, ed è, nella sostanza del tutto inesistente. Ne sa qualcosa chi già più di vent’anni fa era costretto a viaggiare sulla tratta Novara-Milano, la più frequentata in termini di pendolarismo sia per motivi di studio che di lavoro, quella che si è guadagnata la maglia nera dei ritardi e dei disservizi: l’allora treno delle 7.03, il primo utile per arrivare a Milano in tempo per iniziare una giornata lavorativa, era letteralmente preso d’assalto con il risultato che in molti erano costretti a viaggiare in piedi pigiati in spazi angusti. Con il passare degli anni le cose non sono migliorate. Anzi: nonostante le ripetute proteste e gli appelli, si è assistito ad un lento ma progressivo peggioramento di tutto il sistema. Fino ad arrivare, già qualche anno fa, alla costituzione di un comitato di pendolari a Novara, cui in un secondo momento si è aggiunto quello della tratta di Arona. E negli ultimi mesi i ritardi si sono fatti sempre più pesanti tanto che i cinque, o i dieci minuti riportati in tabellone, non costituivano più neppure una novità. La protesta, eclatante, è scoppiata l’altro ieri quando a Vittuone un gruppo di pendolari ha letteralmente bloccato i binari della linea Torino-Milano, bloccando di fatto l’intero sistema ferroviario di collegamento del nord Italia. Una mattina da dimenticare quella di martedì per i tanti pendolari novaresi; una mattina nera iniziata poco prima delle 8 nella stazione di Vittuone, tra Magenta e Rho, dove era in arrivo l’interregionale Novara - Milano stracarico di persone. Il treno, impossibilitato ad accogliere altri passeggeri, è stato bloccato dai pendolari lombardi fintanto che non hanno ottenuto un incontro con i responsabili di Trenitalia. Intanto le cose non andavano meglio nella stazione di Novara dove è stato bloccato anche l’Eurostar Torino-Roma via Milano, con tutti i passeggeri a terra che hanno invaso la stazione alla caccia di informazioni e con una trentina di convogli soppressi e sostituiti da pullman, e altri deviati sulla tratta di Sesto Calende. Il giorno dopo la giornata di fuoco i politici locali si fanno sentire. Da Palazzo Natta il presidente della Provincia sollecita un incontro urgente in Regione con l’assessore ai trasporti, ottenuto per il 25 gennaio, visto che «già a dicembre abbiamo chiesto a Trenitalia di fornire risposte e tempi certi sul miglioramento del materiale rotabile, sul mantenimento della puntualità, su una informazione tempestiva e trasparente. I fatti accaduti martedì confermano che occorre procedere rapidamente in questa direzione per assicurare a tutti gli utenti almeno un livello accettabile di decoro e di puntualità». Sul versante dei parlamentari locali è Daniele Galli, di Forza Italia, a chiedere, alla luce di quanto accaduto anche a livello nazionale con la tragedia di Crevalcore, «le dimissioni dell’amministratore delegato di Rfi, per tutta una serie di fatti accaduti sul sistema ferroviario». E poi l’attacco al centrosinistra. «Quello che sta accadendo (il mancato investimento nei servizi pubblici che siano sostitutivi dei collegamenti stradali, ndr) è quello che abbiamo ereditato da diversi anni di amministrazione delle sinistre che hanno bloccato ogni forma di rinnovamento sui piani viabili e quindi anche nell’ambito della rete ferroviaria. Non sarebbe male che chi è alla testa dell’azienda che ha causato il costante disservizio, prenda atto della sua non capacità di imporre innovazioni».

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