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Data di pubblicazione:13/01/2005
Fonte:L’Avvenire
Titolo dell’articolo:I pendolari processano Trenitalia - E per andare da Bra a Cuneo servono tre treni
Testo dell’articolo:I pendolari processano Trenitalia
Tante denunce: vagoni freddi o asfissianti, sovraffollamento e ritardi in tutte le regioni E talvolta il treno non si presenta neppure
Se fossimo svizzeri, avremmo già chiuso per la vergogna parecchie stazioni: è rarissimo trovare una tratta ferroviaria puntuale. Secondo l'ultima inchiesta di Altroconsumo, che ha analizzato le linee più battute dai pendolari, cioè quelle collegate ai grandi centri, quasi un treno su tre accumula un ritardo superiore ai dieci minuti. Il discorso non cambia per i convogli a lunga percorrenza: nel periodo natalizio, anzi, il 17% dei treni che collegano Nord e Sud hanno accumulato più di mezz'ora di ritardo. Con una regolarità curiosa: i treni che scendono dal Nord ci mettono dieci minuti in più di quelli che risalgono la Penisola. «Inaccettabile» sentenzia Altroconsumo. «Inaccettabile» fanno eco i viaggiatori la cui giornata di lavoro e di studio dipende da quella coincidenza che, tanto spesso, non riescono ad acciuffare. E il mormorio cresce anche al di fuori dei grandi centri, nelle zone colpite in passato dal taglio dei "rami secchi" e attraversate da linee non elettrificate, a binario unico e con dotazioni di sicurezza arretrate.
Trenitalia è riuscita a creare un'Italia parallela, quella dei comitati di protesta, che emettono bollettini di fuoco sulle peripezie cui è costretto chi il treno lo deve proprio prendere e non può salire su un Eurostar. I pendolari della linea Genova-Milano sono così tanti e arrabbiati che pubblicano una newsletter nella quale scaricano tutto il livore di trent'anni di ritardi: «molti di noi - scrivono - nel 1976 impiegavano 88 minuti per raggiungere Milano senza inutili fermate intermedie a Voghera e Pavia, coccolati dai comodi sedili del Settebello Arlecchino, magari assaporando, verso sera, un negroni nel vagone-bar. Ora soltanto Intercity, non volendo neppure considerare come treni quegli interregionali sporchi, comodi, puzzolenti e non climatizzati».
Avessimo almeno quelli, dicono in Val Susa, dove ogni tanto restano a piedi: «gli annunci dei ritardi, della soppressione dei treni o del servizio sos titutivo molte volte a Susa non avvengono perché il personale di Bussoleno si dimentica di comunicarlo» spiega il consigliere regionale del Piemonte Costantino Giordano. Va un po' meglio ad Alpignano, vicino a Torino, dove i viaggiatori sono riusciti a ottenere "persino" una biglietteria e una sala d'attesa, nonché un parcheggio. Indispensabili per chi il treno lo deve soprattutto aspettare. Chi invece parte, parla di carrozze gelide d'inverno e soffocanti d'estate.
L'Aproca, che riunisce i pendolari della tratta Roma-Cassino, denuncia situazioni di insicurezza anche all'interno dei vagoni e reclama l'introduzione di "penali" per i disservizi, che secondo i monitoraggi dei genovesi sono da imputare per il 26% a inadempienze del personale, per il 31% a rottura del materiale rotabile e per il 43% a difficoltà nella circolazione. I loro grafici dimostrano che i ritardi sono peggiorati con il passare del tempo. «Certo, ritardi, ma anche sovraffollamento, porte guaste, climatizzatori fermi» anche sulla Roma-Civitavecchia, testimonia il presidente del comitato della Litoranea Nord, Massimo Manfroni. Che aggiunge: «Ancora aspettiamo il treno di mezzanotte che ci era stato promesso quest'estate». Rassegnamoci: non siamo svizzeri.




E per andare da Bra a Cuneo servono tre treni
Nella stagione primaverile, può anche essere piacevole indugiare con lo sguardo sulle Langhe sinuose, ma quando il vagone sfreccia nella nebbia, gonfio di sciarpe e cappotti, Torino diventa insopportabilmente lontana. Sarebbero tre quarti d’ora per cinquanta chilometri - tanto ci mette il treno regionale per collegare Bra al capoluogo piemontese - ma spesso si supera l’ora di viaggio e sarebbe ancora tollerabile se molti dei passeggeri, arrivando da Alba, non avessero già giocato a dadi con le coincidenze a Carmagnola o Cavallermaggiore. Vita da operaio Fiat, da impiegato o da studente poco importa: sempre vita da pendolare è. Tra un ritardo e l’altro, l’anno scorso i viaggiatori sono scesi dalle carrozze e si sono seduti sui binari. Ha funzionato: i treni partono e arrivano in ritardo come prima, ma, almeno, il nuovo orario rispetta maggiormente le esigenze dell’utenza. «Non è stata un'azione molto corretta, però ha avviato un dialogo con Trenitalia. Ripeterla ora vorrebbe dire distruggere tutto quello che abbiamo costruito: abbiamo corse meglio calibrate - conferma Andrea Sacco - leader del comitato dei pendolari - anche se la rete è quella che è, tra Alba e Bra non è elettrificata e la responsabilità della sicurezza di marcia è affidata interamente ai macchinisti giacché sui nostri treni non ci sono i sistemi di allarme automatico». La linea, del resto, è la stessa che un secolo fa collegava Torino a Savona: l’ha costruita il Re e l’ha portata via l’alluvione tra Bra e Ceva. Su quel che resta, viaggiano solo regionali, in un dedalo di corse che costringe i passeggeri a continui saliscendi. Chi da Bra è diretto a Cuneo, deve prendere tre treni diversi per fare 58 chilometri: se è fortunato se la cava in un’ora, ma basta un piccolo ritardo...


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