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Data di pubblicazione:19/01/2005
Fonte:Il Giornale del Piemonte
Titolo dell’articolo:Il pm: omissioni e mancati controlli le cause del disastro di Serravalle
Testo dell’articolo:Omissioni nelle procedure previste dopo la sostituzione delle rotaie e mancati controlli. Sarebbero queste le cause del deragliamento del treno Livorno-Torino, avvenuto il 16 maggio 2004 tra Arquata e Serravalle Scrivia. Il bilancio è stato di un morto, la torinese Edda Di Maio, 69 anni, e il ferimento di altri 39 passeggeri, tra cui cinque ferrovieri. Le indagini sono state chiuse ieri, otto gli indagati per concorso in disastro colposo, omicidio e lesioni colpose. Sei sono dipendenti di Rfi di Genova, ai quali si aggiungono l’amministratore delegato e il capocantiere della società «Valditerra» che eseguì i lavori. Si tratta di Carlo Alberto Tobaldi, 50 anni; Mario Salvatore Nicolini, di 56; Andrea Barsotti, di 32 e Giampiero Parodi, di 46, tutti di Genova; Alessandro Coggiola, 51 anni, Ventimiglia; Vito Lo Scavo, 49 anni, Pasturana (Alessandria); Enrico Valditerra, 50 anni, e Roberto Cresceri, di 51, Novi Ligure. Lungo la tratta ferroviaria sottoposta a «rinnovamento» non furono eseguiti né il pretensionamento delle rotaie (per adattarle ad improvvisi sbalzi di temperatura) né la regolazione, che si esegue a fine lavori. La giornata particolarmente calda, con temperature ben al di sopra della media stagionale, provocò la dilatazione delle rotaie. Nonostante una brusca frenata, il treno proseguì la corsa e il locomotore, staccatosi dal resto del convoglio, si schiantò contro una casa vicina. Un grosso ippocastano che si trovava nel giardino, facendo da scudo, evitò danni irreparabili ai macchinisti e alla vicina strada molto trafficata, soprattutto di domenica. Determinante il colpo d’occhio di Gabriele Cuccurullo e Mauro Poggi, alla guida dell’Interregionale, che con straordinaria rapidità decisero di frenare, dopo aver notato, come riferirono più tardi, una «serpentina» nei binari. «Abbiamo tirato la rapida perché sulle rotaie qualcosa non andava». Per il Pm Riccardo Ghio, che ha condotto l’inchiesta, i dipendenti di Rfi hanno compiuto omissioni non effettuando le procedure di controllo, non disponendo che venissero eseguite né stabilendo di diminuire la velocità in quel tratto (al momento del deragliamento il treno viaggiava a 108 chilometri orari, entro i limiti stabiliti). A Valditerra, direttore tecnico dei lavori, è contestato di non avere fatto eseguire il pretensionamento del binario; a Cresceri, capocantiere, di non averlo effettuato. Escono invece dall’inchiesta Gianfranco Mercatali, direttore compartimentale infrastrutture Rfi e Domenico Braccialarghe, responsabile della Divisione trasporto regionale Liguria di Trenitalia. Iscritti nel registro degli indagati subito dopo il deragliamento, per loro il Pm Ghio chiederà l’archiviazione. Nessuna responsabilità è da addebitarsi, infine, al locomotore che trainava l’interregionale 2050: aveva subito l’ultimo revisione di turno solo quattro giorni del deragliamento.

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