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Data di pubblicazione:08/02/2005
Fonte:Il Giornale del Piemonte
Titolo dell’articolo:Addetti alle pulizie sui binari. Circolazione paralizzata, treni soppressi e ritardi di ore
Testo dell’articolo:Immagini da un album già sfogliato: ci sono tappeti di rifiuti lungo le banchine, bandiere multisigle che sventolano al ritmo di fischietti e tamburi, e ci sono i tabelloni che rullano a mitraglietta i numeri dei ritardi. Tutte cifre doppie: ottanta minuti, cinquanta, quando va bene te la cavi con quindici. È un lunedì pomeriggio di sciopero alla stazione di Porta Nuova. Una dozzina di treni sono stati soppressi e trenta, tra partenze e arrivi, hanno rallentato la loro marcia fino a un’attesa di un’ora e mezza. A fare da tappo, impedendo la normale circolazione dei convogli, è stato, intorno alle 15, un gruppo di lavoratori delle imprese di pulizia titolari dell’appalto per treni e stazioni. Inferociti per la nuova politica di Trenitalia sul sistema di affidamento dei servizi, in quattro o cinque si sono incamminati fino al ponte di corso Sommeiller, «una specie di collo d’imbuto rispetto alla stazione - spiega uno dei poliziotti destinati alla ronda intorno ai manifestanti -. Ne sarebbero bastati due a bloccare il traffico». Quelli erano pochi di più. Si sono messi sui binari e tutte le motrici hanno dovuto tacere. «La paralisi è durata poco, il tempo che sindacati e polizia intervenissero per mediare», certifica alle diciassette Francesco Abatangelo, responsabile per la Uil Trasporti degli appalti ferroviari. Il fatto è che all’ora del thé la situazione è ancora lontana dalla normalità. E gli altoparlanti continuano a svuotare spietate giustificazioni nelle orecchie dei passeggeri: «Si avvisa la gentile clientela che i treni subiranno ritardi a causa dell’occupazione dei binari da parte di estranei alle Ferrovie». Tranne gli ignoti temerari che hanno dato l’assalto al ponte, gli «estranei» sono ben identificabili. Tutti o quasi rappresentanti sindacali, appartenenti a Fit-Cisl, Uil, Salpas Fisafs e Ugl, che da domenica alle 22, come i loro colleghi del resto d’Italia, hanno dato vita a una giornata di sciopero nazionale contro il gruppo ferroviario e le società appaltatrici dei servizi di pulizia, entrambi accusati di voler «eludere la vertenza - si legge in un volantino - per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro». Nel mirino, soprattutto le «gare al massimo ribasso» utilizzate da Trenitalia per affidare i lavori, un sistema che sarebbe responsabile, secondo i sindacati di categoria, dell’allontanamento di molti addetti oppure della messa in mobilità piuttosto che in cassintegrazione. Visto dalla parte dei viaggiatori è soprattutto l’ennesimo disagio, un amaro antipasto rispetto allo sciopero dei ferrovieri paventato per venerdì. Oggi stazioni sporche e carrozze sudice, domani il blocco totale della circolazione sulle strade ferrate. Tempi duri per chi viaggia. E le segreterie regionali dei sindacati chiedono scusa. Per iscritto. Trenitalia fa altrettanto con gli altoparlanti. «Grazie del pensiero», sbuffa beffardo un pendolare della tratta Torino-Milano. E leva in alto gli occhi. La quota di solidarietà che gli tocca oggi vale quaranta minuti del suo tempo. «È spiacevole, mi rendo conto - commenta poco più in là Abatangelo -, ma quanto accaduto oggi, tanto lo sciopero quanto la manifestazione spontanea dei lavoratori sui binari, è il risultato delle scelte operate due anni e mezzo fa, quando cominciarono le gare al massimo ribasso». A sentire i sindacati, in questo periodo, nel comparto di Torino, le ditte appaltatrici avrebbero rinunciato, per mancanza di fondi, a 150 lavoratori, passando dai 500 impiegati nel 2002 a 350. «La goccia che ha fatto traboccare il vaso - continua Abatangelo - sono undici lettere di licenziamento a decorrere dal primo febbraio, che preludono a chissà quali altre scelte di ridimensionamento. A giugno infatti, si tornerà a parlare di gare per il rinnovo degli appalti». I passeggeri ascoltano impietriti. Poi sbirciano il tabellone. I ritardi stanno tornando entro i limiti cui le Ferrovie li hanno abituati. «Stavolta è andata», dice uno, avviandosi incontro a un treno. Ma la giornata di sciopero non è ancora finita.

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