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Data di pubblicazione:12/02/2005
Fonte:Il Giornale del Piemonte
Titolo dell’articolo:Sciopero, odissea a Porta Nuova: fermi due treni su tre
Testo dell’articolo:L’adesione allo sciopero generale proclamato dalle 21 di giovedì fino alle 21 di ieri dai rappresentanti sindacali ha raccolto un’adesione di circa il 14 per cento sul territorio piemontese, secondo quanto riferiscono da Trenitalia. Un dato simile a quello complessivo registrato su scala nazionale.

Dalle 21 di giovedì fino alle 13 di ieri.

treni regionali
- 622 i treni secondo l’orario
- 176 garantiti
- 178 effettivamente partiti

treni a lunga percorrenza
- 29 i treni secondo l’orario
- 9 garantiti
- 9 effettivamente partiti

Ma facendo un giro per i binari si scorgono solo persone scoraggiate, appoggiate alle loro valigie. Lo sguardo rivolto verso l’alto, a cercare indicazioni.

«Io sapevo, ma speravo»
Nel primo pomeriggio sono soprattutto gli studenti-pendolari a cercare un modo per tornare a casa alla vigilia del weekend. Tre ragazzi guardano il tabellone. E sperano. «Aspettiamo l’Intercity per Roma Termini delle 15,10. Abbiamo controllato su Internet ed è l’unico che parte in questa fascia oraria. Incrociamo le dita, non è ancora nemmeno appararso il numero del binario». Un sospiro di sollievo quando l’altoparlante annuncia l’arrivo dell’IC delle 14,50 proprio dalla capitale. Si parte. E per qualche decina di minuti la stazione sembra svuotarsi. Ettore e Nadia, invece, puntano a un interregionale per Milano, quello delle 17,50. All’ufficio informazioni hanno detto che è garantito. «Siamo di Verbania, ma abbiamo lasciato la macchina a Santhià - dice Ettore, mentre Nadia gli fa eco -. Sapevamo dello sciopero. Eravamo ”preparati”. Avevamo messo in conto di dover arrivare a casa intorno all’ora di cena». Intanto il tabellone, beffardo, segnala che proprio quell’interregionale partirà con un quarto d’ora di ritardo. C’è poi chi sopporta una coda estenuante davanti all’ufficio informazioni. E l’esito del colloquio con gli addetti non è consolatorio. «Oggi va malissimo - dice un ragazzo, mentre cerca di avvertire con il cellulare che i suoi piani sono ”saltati” -; su Internet dicevano che c’era intorno alle 17 un treno per Bologna. E invece niente, devo aspettare fino alle 21 perché prima non ci sono convogli».

Figuracce internazionali
Seduto composto davanti al bar che si affaccia sui binari, i bagagli appoggiati sulle ginocchia, c’è James Sayo, un giornalista free lance americano. «Avevo letto dello sciopero sui giornali, ma ne non ho capito bene i motivi. Io devo arrivare fino in Friuli, dove vivo. E non lo farò prima di mezzanotte». Anche la sua speranza si chiama Intercity. «Prendo quello delle 17 per Venezia e cambio a Milano. Lì aspetterò la fine dello sciopero». James è in Italia anche per parlare di Olimpiadi invernali: il suo giudizio è spietato. «Ho intenzione di scrivere una guida per gli stranieri che verranno qui per i Giochi e non parlano italiano - spiega -; certo che uno sciopero come questo, unito all’episodio di Bormio (uno sciopero degli operatori Rai ha fatto «saltare» la gara di slalom gigante dei Mondiali, ndr), rischia di spaventare tutto il resto del mondo». Insomma, una brutta pubblicità per l’Italia. Come quella che probabilmente farà Vincent: scozzese, con la sua bici carica di bagagli fino all’inverosimile, sta facendo il giro della Penisola. Ma il suo progetto ha subito un rallentamento proprio nella tappa di Torino. «Non ne sapevo niente. Sono arrivato ieri dal Sud e adesso cercavo di raggiungere Aosta. Ora aspetto». Ma a guardarlo bene, il tempo per lui deve avere un peso relativo, in questo momento.

I lavoratori della stazione
Chi si sfoga, lo fa magari comprando un giornale. Ne sanno qualcosa gli edicolanti di Porta Nuova. «Un sacco di persone sono venute qui senza sapere niente, incredibile. A molti lo abbiamo detto noi, dopo che ci hanno chiesto il biglietto a fasce chilometriche. Abbiamo lavorato comunque molto meno del solito». Come loro, anche i camerieri dei bar o i commessi dei piccoli negozi davanti ai binari. Scuotono la testa. «Non è entrato quasi nessuno». E c’è chi, oltre a fare l’edicolante-informatore, ha raccolto lamentele e frustrazioni. «Un signore di Biella, poco fa, ha preso un quotidiano e poi ha sbottato ”Tanto chi ci rimette siamo sempre noi. Dopo una giornata come oggi, mica cambia qualcosa per le Ferrovie”».

Trenitalia dal volto umano
L’oscar del coraggio va di sicuro a Paolo Gagliardo, neo direttore marketing di Trenitalia. In una giornata di lamentele e mugugni, gli altoparlanti della stazione annunciavano che negli uffici era presente un funzionario di Trenitalia, «pronto a raccogliere osservazioni e consigli dei viaggiatori». «Sono venuti clienti e rappresentanti dei pendolari - dice Gagliardo - con un atteggiamento positivo. Siamo riusciti finalmente a ”connetterci”. Ci rendiamo conto che hanno ragione a essere arrabbiati. Il nostro obiettivo è fare bene, ”personalizzando” di più il rapporto». Il progetto di «dialogo diretto» con gli utenti, concluso ieri dopo una settimana di sperimentazione nelle più grandi città italiane, si ripeterà in maniera più strutturata.

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