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Data di pubblicazione:02/09/2005
Fonte:La Voce
Titolo dell’articolo:Primi 100 giorni della nuova giunta: nulla di fatto
Testo dell’articolo:di Ferrero Caterina

Con la ripresa dell’attività politico-amministrativa, la Giunta regionale guidata da Mercedes Bresso è chiamata veramente alla prova, quando sono ormai trascorsi i primi cento giorni di governo.

Finora la maggioranza a palazzo Lascaris ha goduto della cosiddetta “luna di miele” e i suoi comportamenti sono stati giustificati, dall’opinione pubblica, con la necessità di entrare nel nuovo ruolo e guardati con (fin troppa!) indulgenza. Ma c’è ora da pensare che, tanto per la complessità dei problemi da affrontare come per le attese suscitate dal nuovo esecutivo, si entri nel vivo dell’agire amministrativo.

Nei primi mesi la maggioranza regionale ha “vissuto di rendita” anche per la possibilità di portare a compimento provvedimenti condivisi da entrambi gli schieramenti e rimasti in sospeso. Così è stato, ad esempio, per le leggi sui Coreco e sulla semplificazione amministrativa, già impostate dalla precedente Giunta. Non è invece stata colta l’opportunità di approvare in tempi rapidi la legge sulla ricerca, ripescando il testo messo a punto a inizio 2005, prima che il clima elettorale bloccasse tutto. La nuova Giunta ha voluto fare di testa sua, anche contro il parere di autorevoli Ds e dopo due mesi ha partorito una proposta con debolissimi elementi innovativi. Intanto, però, il tempo trascorre e il sistema produttivo piemontese resta ancora in attesa di una norma da tutti auspicata.

Su altri temi, la Giunta ha dato l’impressione di essere più alla ricerca di pretesti per il proprio immobilismo (causato dalle prime, gravi frizioni all’interno della maggioranza: si veda il caso dell’alta velocità Torino-Lione), che non animata dalla volontà di proporre soluzioni reali ai problemi del Piemonte.

Così è stato per la sanità, dove la presenza di un deficit tendenziale dei conti è un fatto concreto che ha risvolti problematici per chiunque governi, ma che va affrontato con pragmatismo, e con la volontà di incidere veramente sui meccanismi di spesa. Invece, la Giunta ha puntato su provvedimenti demagogici (il ticket sui farmaci generici) e quando ha finalmente intravisto la complessità del problema non ha trovato di meglio che scagliarsi contro la precedente maggioranza, gonfiando ad arte il deficit per creare giustificazioni a scelte che non vuole fare spontaneamente.

Atteggiamenti simili, a mio avviso, sono il “vizio” più grave che mina l’efficienza del nuovo esecutivo. Sembra che molti esponenti della sinistra, un po’ perché reduci da un decennio di opposizione, un po’ perché ciò obbedisce al loro Dna politico, non abbiano ancora compreso che quando si è al governo non è possibile limitarsi alla deprecazione delle cose che non vanno. Il deficit della sanità è alto? Qualunque sia la cifra, è la Giunta che ci deve dire dove pensa di tagliare, perché è troppo semplice criminalizzare la precedente gestione, senza mettere sul piatto neanche un’idea su come intervenire.

Così per altri temi. Ad esempio, i disservizi delle ferrovie: abbiamo visto l’assessore competente scagliarsi contro le Fs e unirsi al coro di proteste dei pendolari. Ma tutto ciò a che serve? L’assessore ha il dovere e il potere di “fare”, non può limitarsi a raccogliere il momentaneo consenso dei pendolari, come se fosse un consigliere di opposizione.

Anche sulla situazione Fiat (il problema Mirafiori ridotto a una specie di “monopoli”, in cui i terreni Fiat vengono acquistati dagli enti locali, per decine di milioni di euro, come se fossero figurine!), sulle grandi infrastrutture, non si intravedono quelle novità promesse in campagna elettorale, in cui forse molti cittadini avevano ingenuamente sperato, vista l’aurea decisionista che circonda(va) la presidente Bresso.

Alla sua prima vera battaglia, invece, la “manovratrice” - come da definizione del presidente del Consiglio Gariglio-, si è trovata impantanata in un assestamento di bilancio, la cui mancata approvazione non dipende dall’ostruzionismo di una opposizione che (finora) non ha neppure presentato un emendamento, ma dalla carenza di senso di realtà di una maggioranza che alla concretezza dell’azione preferisce la polemica spicciola.

Ci vuole ben altro per un Piemonte che in molti settori arranca e che si attende dalla sinistra (ora responsabile della maggior parte delle istituzioni locali) un programma serio di governo, che indichi soluzioni e trovi il modo di renderle operative.

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