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Data di pubblicazione:06/10/2005
Fonte:Affari Italiani
Titolo dell’articolo:In carrozza. Viaggio nei 100 anni delle FS attraverso gli orari ferroviari
Testo dell’articolo:Un paio di clic su Internet, ed ecco il nostro itinerario pronto, coincidenze, fermate e prezzo della corsa a portata di mano, pronte per essere stampate e andare in agenzia o in stazione con le idee chiare. Banale, troppo banale: i veri viaggiatori che vanno per ferrovia prendono in mano il loro orario cartaceo e si sentono come Phileas Fogg mentre prende il suo Bradshaw, bibbia edizione 1872, per programmare il viaggio intorno al mondo. O come Marcel Proust, che da malato si faceva portare l’orario dei treni e lo divorava per viaggiare con la fantasia attraverso la Francia.

Già, l’orario dei treni: conoscete una lettura più semplice e avvincente, un invito ad andare in giro per incontrare gente e scoprire qualcosa di nuovo?
Eppure l’orario dei treni non è sempre stato come lo vediamo ora: non è solo una questione di formato, ma anche di grafica. In origine, infatti, gli orari erano semplici tabelle con caselle: da un lato le stazioni e le progressive chilometriche, dall’altro l’orario di partenza del treno. Non era indicata la classe del treno, e generalmente non erano molto sofisticati: prezzo del biglietto e tutto il resto erano cose che si fissavano in stazione, e basta.

Alla fine dell’Ottocento, però, il treno non era più il cavallo di ferro che aveva terrorizzato gli indiani di Jules Verne, e quindi bisognava renderlo più comprensibile a tutti, visto che erano molti anche gli analfabeti: nacqueso così gli orari grafici. Seguendo la linea, cioè il percorso del treno, era relativamente facile individuare le coincidenze. Ma era troppo facile sbagliarsi, e troppo complicato da seguire: meglio tornare al vecchio sistema a tabella.

A poco a poco, grazie all’orario dei treni, gli italiani presero confidenza con termini come Espresso, Rapido, Accelerato, Diretto. Direttissime erano, a metà degli anni ’30, la linea Firenze-Bologna e Roma-Napoli: conoscevano I, II e III classe con sedili di legno, e treni “Omnibus”, antenati dei locali (oggi regionali) tra paese e paese.

Anche la grafica si era fatta più aggraziata, con frecce e rimandi agli altri quadri, attraverso i quali il treno prescelto poteva essere seguito linea per linea, progettando le coincidenze. Le stazioni venivano indicate con gli eventuali servizi offerti (il bicchiere rappresentava il bar), e nel 1911 anche con la quota altimetrica rispetto al livello del mare, che veniva riportata anche su una lastra di marmo murata nella facciata del fabbricato viaggiatori (a Varese c’è ancora, ed è accanto all’uscita principale).

Negli anni ’70, ormai, oltre all’Orario ufficiale delle FS esistevano da decenni veri e propri classici come il Grippaudo o il Pozzorario (l’Orario Pozzo altrimenti detto), famoso per la sua semplicità e la carta giallastra. Copie dell’originale (ma in tribunale può essere addotto come prova solo quello di Trenitalia, ci hanno confessato amici ferrovieri), avevano il pregio di essere prodotti in edizioni semplificate e tascabili, generalmente meno della metà dell’edizione FS molto più corposa (che però, negli anni ’80, ospitava in copertina la riproduzione di un’opera d’arte, generalmente disegni a tema fatti dagli alunni delle elementari sul tema del treno). Fino agli orari moderni, con il debutto del colore melanzana per gli Eurostar. Davvero, dei tempi andati, si sono perse le usanze migliori…

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