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Data di pubblicazione:18/11/2005
Fonte:La Stampa edizione di Aosta
Titolo dell’articolo:La ferrovia che rincorre ore di ritardo
Testo dell’articolo:Grottesco. O, se volete, scontato. Che cosa? Ma che in ferrovia si continui a fare i conti con i ritardi. E i guasti. Questi treni da operetta con potenti motori diesel si piantano sull’unico binario valdostano in sbuffi di fumo neanche fossero a carbone, come nell’’800. Quale novità? Nessuna. Tutto si ripete: il locomotore macina il ferro e poi si pianta in un motore che balbetta. E le ore passano in attesa dell’«arrivano i nostri», bardati da meccanici, armati da chiavi inglesi. Sì perché dal binario il treno non si sposta. Lì si è fermato? E da lì deve ripartire, costi quel che costi. A proposito di costi, lo slogan «soddisfatti o rimborsati» non è fra quelli più in voga in ferrovia. Il guasto non è prevedibile... Ma come? Se capita ogni mese e più di una volta. Così è se vi pare e se no, andate pure a lamentarvi. L’altro giorno (come dimenticare?) è capitato a Hône: un treno si guasta, gli altri si accodano qua e là. Dalla stazione di Ivrea non si riparte più. Il capotreno, manco fosse una signorina buonasera, saluta e se ne va. Pullman sostitutivi? Non previsti. Tutti a pigiarsi su quello di linea che arriva in orario, a Ivrea, ma accumula ritardi impossibili per raccogliere i «viandanti» d’Ivrea e di Hône. E ieri nuovo film, sceneggiatura identica. La vaporiera si stufa a Strambino. Veniva da Aosta, andava a Torino. L’altro treno che insegue il binario triste e solitario in salita, avvertito, frena nella campagna torinese e si stoppa (senza guasti) a Chivasso. La coda non c’è, ma è come se ci fosse. Mica si è a uno sportello di un ufficio pubblico, la coda è immaginaria, ma avanti non si va perché la vaporiera aspetta cure per ripartire da Strambino e lasciar libera agli «indiani» che tornano nella Vallée. Risultato: quasi due ore di viaggio (si fa per dire) in più. Digitale terrestre e treno virtuale? Sarà questa la sperimentazione della Valle?

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