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Data di pubblicazione:18/11/2005
Fonte:La Stampa edizione di Asti
Titolo dell’articolo:Canelli: abbandono e degrado nelle stazioni fantasma
Testo dell’articolo:In molti ricorderanno il campanellino che annunciava l’arrivo del treno ed il lavoro di un addetto delle Ferrovie, che con la bandierina rossa attendeva la fermata del treno e teneva lontani dai binari i bambini più vivaci. A partire dalla metà degli Anni ‘80, con il passaggio delle Ferrovie dello Stato da ente statale a privatizzato, quel mondo è gradualmente scomparso: la rete ferroviaria è rimasta nelle mani dello Stato, mentre gli immobili sono passati sotto la gestione della Metropolis SpA, che ha li gradualmente dismessi.
Fin dalla loro chiusura, le stazioni sono cadute in degrado, diventando a volte il rifugio di tossicodipendenti, barboni ed extracomunitari senza dimora. Dopo le prime denunce la Metropolis ha deciso di murare porte e finestre degli edifici, un provvedimento che in molti casi non si è rivelato sufficiente. Lo dimostra il recente caso di Canelli dove nei giorni scorsi è stato accertato dai tecnici comunali lo sfondamento di uno dei muri dell’immobile adiacente al passaggio a livello che taglia via Robini. È solo l’ultimo di una serie di atti vandalici di cui è stato vittima il patrimonio immobiliare delle Ferrovie. «Stiamo già provvedendo a richiudere il buco - ha detto Piergiuseppe Dus, sindaco di Canelli - ma è chiaro che ci vuole un intervento radicale sugli edifici ed un nuovo indirizzo di gestione». L’edificio è stato occupato abusivamente, con tutta probabilità nel periodo della vendemmia, quando centinaia di extracomunitari arrivano nella patria dello spumante in cerca di lavoro. Casi analoghi si erano già verificati in altri centri della Valle Belbo, mentre non si contano più i piccoli atti di sfregio che ormai quotidianamente le stazioni subiscono: «Questi edifici risalgono all’inizio del secolo - ha spiegato Giovanni Borriero, promotore nel 1996, come vicepresidente della Provincia con delega ai trasporti, di uno studio sulla rete ferroviaria di tutta la zona - ed intorno ad essi ruotava il cinquanta per cento della vita di un paese. Rappresentano la storia di ogni comunità». Lo sapeva bene Cesare Pavese, assiduo frequentatore della linea Castagnole Lanze - Nizza Monferrato, che scrive ne «La luna e i falò»: «Sentivo tra i peschi arrivare il treno e riempire la vallata». A partire dal ‘96 l’amministrazione provinciale (allora presidente Giuseppe Goria), aveva intrapreso un progetto di acquisizione di tutte le stazioni dismesse entro i confini provinciali, con la previsione di cederle successivamente ai Comuni per una nuova destinazione d’uso. Alcuni Comuni stanno comunque cercando di ridare dignità alle stazioni: Un esempio arriva da Motta di Costigliole. «L’edificio è ancora in buone condizioni - ha spiegato Luigi Solaro, sindaco di Costigliole -, ed abbiamo intenzione di darlo in gestione ad una società di volontariato ma non possiamo permetterci di recuperare anche la struttura di Boglietto (250 metri quadri di superficie, ndr), che è in pessime condizioni». Mentre la stazione di Nizza è ancora in parte attiva, quella di Calamandrana è stata ristrutturata ed è in uso (sporadico a dire il vero), come vetrina dei produttori di vino locali. A Montegrosso invece, parte della stazione è diventata Biblioteca. Non sono invece previsti interventi a Canelli (dove una parte dell’edificio è concessa in affitto a un inquilino) e a Calosso, dove il treno, da circa 20 anni, non ferma neppure più.

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