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Data di pubblicazione:08/12/2005
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:L’infinito calvario dei pendolari, il nuovo orario dei treni peggiora la situazione. Si ripetono i disservizi: ritardi e soppressioni. Viaggiatori esasperati
Testo dell’articolo:Acqui Terme - Non c’è pace per gli oltre 1.500 pendolari che ogni giorno si servono del treno per recarsi a scuola e al lavoro. Non c’è pace per chi è costretto a servirsi di un mezzo pubblico che, negli ultimi mesi, risulta essere nell’occhio del ciclone a causa di preoccupanti ritardi, coincidenze mancate e addirittura soppressioni di corse all’ultimo momento. Disagi, quasi sempre, comunicati all’ultimo se non, addirittura, come lamentato dall’associazione pendolari dell’acquese mai comunicati.
A prendere la parola per denunciare disservizi, ancora una volta è il presidente dei pendolari acquesi Alfio Zorzan, recentemente chiamato dal sindaco di Acqui Danilo Rapetti a ricoprire l’incarico di consulente all’interno del neonato osservatorio sui trasporti. «Devo nuovamente segnalare anomale soppressioni di corse ferroviarie spalmate nell’arco della giornata su tutte le linee che dalla stazione di Acqui si dirigono verso Asti, Alessandria e Genova e da Ovada ad Alessandria». La cosa più assurda, spiega Zorzan, starebbe nel fatto che tutte le corse più affollate (soprattutto verso Asti) sarebbero state sostituite da bus, e per alcune, come quella che parte da Acqui intorno all’una, «c’era il treno praticamente vuoto». In particolare la soppressione per due giorni di seguito (lunedì e martedì) del treno 4650 da Acqui per Alessandria delle 7.10, così come quelli su Asti, starebbero causando disagi ai viaggiatori perché le corse sostitutive con bus arriverebbero a destinazione con una media di venti minuti di ritardo. «Purtroppo - spiega ancora Zorzan - queste soppressioni a ripetizione colpiscono anche la linea Torino-Genova percorsa in parte dai viaggiatori di Acqui che si dirigono verso Torino».
Venerdì scorso è stato soppresso l’iR2053 delle 16.20 da Torino per Livorno, «corsa già troppe volte segnalata come critica a causa dei continui ritardi e soppressioni che subisce» con il risultato che i viaggiatori, la stragrande maggioranza, si sono riversati sul treno iR2065 per Bologna delle 15.55 che aveva una composizione più corta del solito e quindi particolarmente affollato già in partenza da Porta Nuova.
Oltre ai gravi problemi di soppressione delle corse , lamentano ancora i pendolari, rimangono inalterati gli altrettanto gravi problemi di gestione degli incroci. «Lunedì mattina, ad esempio, abbiamo raggiunto il record di attesa nella stazione di Prasco con 20 minuti di sosta per l’ormai famoso incrocio fra i treni 6155 e 6150, con conseguente ritardo in arrivo a Genova». E, a quanto pare, anche con il prossimo orario in vigore dall’11 dicembre il problema rimarrà tale e quale ma anzi ne verrà aggiunto un altro: un nuovo incrocio si insinuerà tra i viaggiatori che si recano a Torino con il treno diretto da Acqui. Il treno 10440, infatti, da lunedì prossimo, anticiperà la partenza da Acqui di nove minuti (alle 6.53 anziché le 7.02 attuali), per attendere a Mombaruzzo l’incrocio con il treno 4631 proveniente da Asti. «Insomma, un altro lampante esempio di cattiva gestione delle risorse disponibili, perché la logica direbbe, negli incroci almeno, di privilegiare nelle attese i treni diretti verso i grandi centri urbani a scapito degli altri. Su Genova, e prossimamente anche su Torino, accade esattamente il contrario».
Rimane alta dunque l’attenzione nei confronti del trasporto pubblico su rotaia. Non si placano le polemiche ma anzi, con il passare del tempo sembrano alzarsi di intensità tanto da coinvolgere le istituzioni pubbliche che, come il comune di Acqui, ad esempio, si schierano a favore dei cittadini. «Il trasporto pubblico - conclude il presidente dell’associazione pendolari dell’acquese - è un servizio che deve raggiungere adeguati standard di efficienza e decoro, e che non si possono scaricare ormai giornalmente sui viaggiatori le carenze imputabili a cattiva gestione o problemi interni a Trenitalia».

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