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Data di pubblicazione:08/12/2005
Fonte:La Stampa edizione di Genova
Titolo dell’articolo:Genova, soppressi 21 treni: è il caos. «Temo per l’ordine pubblico»
Testo dell’articolo:«La situazione è a rischio. Non escludo a questo punto problemi di ordine pubblico». L’assessore regionale ai trasporti, Luigi Merlo, lancia un allarme forte e preoccupato, dopo quelli che definisce «momenti di forte tensione tra i pendolari», vissuti ieri. In pratica, con la soppressione di 21 treni nell’arco della sola mattinata per l’agitazione dei macchinisti, e una media ormai di circa 40 convogli al giorno in meno, le stazioni vedono pendolari furibondi prendere d’assalto i treni superstiti. Anche ieri ci sono stati episodi pericolosi, ad esempio a Quarto, dove intorno alle 8 un convoglio, arrivato già stracarico da Quinto, non è stato sufficiente per contenere tutti i viaggiatori in attesa. Una massa di pendolari si è schiacciata contro le porte, che non si chiudevano per il sovraffollamento interno, e le proteste sono state generali, rumorose ed esasperate. «Queste soppressioni derivano dallo stato di agitazione dei macchinisti che non intendono salire a bordo di locomotori che portano il dispositivo “Vacma”. Per questo rivolgo un appello - dice l’assessore Merlo - a Trenitalia perché acceleri la definizione delle trattative in corso a livello nazionale e nello stesso tempo un richiamo alle organizzazioni sindacali affinchè responsabilmente sospendano lo stato di agitazione, in modo da garantire lo svolgimento del servizio». La questione del Vacma è al centro delle polemiche in tutte le regioni. Il sistema, installato come sicurezza, consiste in un pedale che il conducente deve tenere premuto, sollevando il piede ogni 50 secondi circa per poi tornare ad esercitare la pressione. In caso di malore o di qualsiasi altro problema che alterasse il ritmo, il convoglio di fermerebbe. Ma secondo le Asl di Genova e La Spezia questo sistema in realtà crea uno stress tale al conducente da diventare, invece che garanzia di sicurezza, esso stesso un pericolo. Pur diffidata dall’utilizzazione del Vacma sui locomotori, Trenitalia, secondo i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Orsa, non avrebbe provveduto alla sostituzione, lasciando in pratica la situazione inalterata. «Eppure nell’accordo nazionale del 23 giugno scorso - spiega Guido Fassio, segretario provinciale Cgil della categoria - Trenitalia si era impegnata a sostituire questi marchingegni con altri sistemi adottati in altri Paesi europei. Ancora prima della diffida delle Asl. Diffide che, in termini diversi, ci sono state anche in Lombardia e in Toscana». Ieri mattina i rappresentanti sindacali hanno incontrato il Prefetto, come avevano richiesto, per illustrare motivi e finalità della loro iniziativa, scattata il primo dicembre e destinata a proseguire sino al 12, giornata di sciopero nazionale. «Il Prefetto ci ha assicurato il suo interessamento per portare a Trenitalia le nostre motivazioni», dice Fassio. Nel pomeriggio, è seguìto un incontro con l’assessore regionale Merlo, appuntamento fissato per discutere del nuovo orario dei treni che entrerà in vigore il giorno 11.
«È vero, l’assessore ci ha invitato a desistere in base alla situazione che si è venuta a creare in Liguria - riferisce ancora Fassio - . Ma non ci sono i tempi né i segnali da parte di Trenitalia, che si sta mostrando indifferente a questa problematica. Decideremo il da farsi solo dopo il 12 dicembre. Non è detto che il rifiuto a far partire i locomotori con il Vacma non si estenda in altre regioni». Il Gruppo Ferrovie dello Stato, intanto, informa i viaggiatori che «continua la protesta del personale di macchina di Trenitalia Liguria aderente ad alcune organizzazioni sindacali» e che «ciò continuerà a causare difficoltà e penalizzazioni alla circolazione regionale e interregionale dei treni». «Ci si dimentica che prima dell’agitazione - sbotta Fassio - in Liguria la media era tra i 9 e i 20 treni soppressi al giorno». In quanto al nuovo orario, i sindacati non lo mettono nemmeno in discussione: «Si tratta di un orario virtuale, non reale. Si può pensare di rispettare un orario esclusivamente se ci sono personale e carrozze. Se un treno su due ha una carrozza chiusa perché il personale viaggiante è insufficiente, ecco che i tempi di attesa, di salita e discesa si allungano. Se le officine non sono a regime, è chiaro che sarà difficile avere treni che funzionano». Al momento non si parla di assunzioni, ma di pensionamenti che provocheranno a breve, con le cosiddette finestre previdenziali, una diminuzione di personale.
«Avevamo ottenuto una serie di assunzioni tramite la pretura del lavoro - conclude Fassio - ma i nuovi assunti sono stati mandati a Torino».

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