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Data di pubblicazione:17/12/2005
Fonte:La Stampa edizione di Cuneo
Titolo dell’articolo:Trasporti, vertice ieri ad Alba con le ferrovie: dirigenti arrivano in auto e sessanta minuti dopo l’orario
Testo dell’articolo:ALBA - Arrivano in auto e con un’ora di ritardo. Non è un bel biglietto da visita quello dei dirigenti di Trenitalia, attesi ieri al municipio di Alba per un incontro con comitati pendolari e amministratori. A prendersela di più sono i politici, che parlano di «mancanza di rispetto» e «situazione intollerabile». I pendolari alzano le spalle. «Sono in linea con i ritardi dei loro treni - dice chi ogni giorno è abituato ad attese e imprevisti sulle banchine -. Almeno qui aspettiamo al caldo». Sul tavolo della discussione c’è il nuovo orario entrato in vigore da lunedì e il caos che ha accompagnato le Ferrovie in questi giorni, con treni soppressi, errori e indugi che in alcuni casi hanno superato l’ora. «Con il nuovo orario, da dicembre i treni saranno più puntuali» aveva promesso Trenitalia, in un tentativo di giustificare i molti treni eliminati da inizio settimana sulle linee regionali. Una «profezia» azzardata tanto quanto mettersi in viaggio sui binari nelle ultime ore. Ieri il comitato spontaneo dei pendolari ha presentato ai dirigenti torinesi le performance dei treni nell’area cuneese da lunedì a giovedì: 5 pagine fitte di corse eliminate, ritardi e disguidi sulle linee Torino-Savona, Torino-Cuneo, Asti-Alba-Cavallermaggiore e Torino-Bra. «Siamo consapevoli del disastro avvenuto tra martedì e mercoledì. In 34 anni di lavoro alle Ferrovie non mi era mai capitato di assistere a un crollo simile del sistema» dice Aldo Pavanello, dirigente commerciale di Trenitalia Piemonte. Per Pavanello la causa è da ricercare nello sciopero di lunedì, quando è entrato in funzione il nuovo orario: «Sono convinto che d’ora in poi reggeremo bene e la situazione sarà migliore per tutti». Non per i passeggeri del 10176 Savona-Torino di ieri mattina, arrivati a destinazione alle 9, con 45 minuti di ritardo. O per quelli sull’ultimo vagone del 10214 a Cavallermaggiore, dove non si sono aperte le porte da cui erano saliti i pendolari fino a Savigliano. «Siamo corse nel vagone precedente e abbiamo aperto la porta, solo che il treno era già partito e una mia collega, scendendo, è caduta provocandosi escoriazioni - racconta una pendolare -. Siamo andate a protestare dal capostazione e un ferroviere ci ha detto: “La prossima volta per scendere dal treno in corsa senza farvi male dovete buttarvi nella direzione di marcia”». Ieri sera, poi, sembra essere saltato un software di Trenitalia per i macchinisti, provocando altra confusione. Piccoli episodi di ordinaria follia, ma i comitati pendolari denunciano: «Il nuovo orario è peggio di quello degli Anni ‘50. Sono stati allungati a dismisura i tempi di percorrenza e coincidenza e in alcune linee hanno drasticamente ridotto le corse». Due esempi: cinquant’anni fa per percorrere gli 83 km che separano Torino da Mondovì si impiegavano 55 minuti, oggi ce ne vogliono 76; sulla tratta Alba-Cavallermaggiore è stato soppresso il 30% dei treni. E il pullman sostitutivo che la mattina da Alba porta a Cuneo compie un percorso intricato tra Cavallermaggiore, Savigliano e Fossano. Alcuni di questi rilievi sono stati accolti ieri da Trenitalia, che ha promesso di rimediare in tempi rapidi. Ma gli amministratori albesi minacciano di scendere sul piede di guerra, con lo sciopero del biglietto: «Se le cose non cambieranno, saliremo tutti sul treno e senza pagare il biglietto andremo a farci sentire direttamente a Torino».

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