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Data di pubblicazione:19/12/2005
Fonte:La Stampa edizione di Aosta
Titolo dell’articolo:Torino-Aosta: la motrice è arrivata in ritardo di 60 minuti e a Chivasso c’è stato un altro lungo stop
Testo dell’articolo:Nel giorno dei cinquantamila «no» all’Alta Velocità, le Ferrovie hanno preso alla lettera l’appello della folla. L’interregionale 9851 Torino-Aosta, su una linea che già non brilla per celerità, si è trasformato in una lumaca: 4 ore per raggiungere il capoluogo valdostano, anziché le previste 2 e cinque minuti. Ma la tesi difensiva della società è a prova di bomba: nessuno può far partire un treno se prima non si aggancia un locomotore ai vagoni. Sì, è accaduto questo, sabato pomeriggio a Porta Nuova. C’erano i passeggeri diretti in Val d’Aosta o nei paesini piemontesi, c’erano i vagoni, c’era anche il personale, però mancava il locomotore. È arrivato dopo un’ora abbondante, «a causa di uno sciopero dei giorni scorsi e di problemi tecnici» hanno spiegato le Ferrovie. Il treno, che sarebbe dovuto partire alle 16,25 da Torino per essere ad Aosta alle 18,30, si è mosso solo alle 17,30. A Chivasso, dopo una manciata di chilometri, un’altra sosta supplementare di 40’. E lì il nervosismo dei passeggeri si è trasformato in rabbia feroce, complice anche un clima siberiano che regnava sui vagoni. Ecco il racconto di chi c’era. Nelaine Conceiçao Naccari, 34 anni, brasiliana, era diretta ad Aosta da amici. «Ero a Porta Susa - dice -, hanno segnalato 10 minuti di ritardo, poi 20, poi 30, quindi 50. Alla fine è arrivato il treno, ma a Chivasso si è fermato. Dopo mezz’ora abbiamo sentito che sull’altro binario c’era un treno per Aosta che sarebbe arrivato prima del nostro. Ma tra i bambini e le valigie, non siamo riusciti a prenderlo in tempo. Poi una signora ci ha detto “Bisogna andare a prendere l’altro treno, questo non parte più”. Siamo scesi tutti, siamo andati sull’altro convoglio, poi il contrordine: “Tornate sul primo treno”. Alla fine è partito, ma faceva un freddo pazzesco, hanno acceso il riscaldamento solo a St-Vincent. Una vergogna. E non c’era nessuno per chiedere o protestare, tanto che non mi hanno neppure obliterato il biglietto».

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