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Data di pubblicazione:20/12/2005
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:«Caro Testore, ci ridia i nostri i treni»: con il nuovo orario collegamenti impazziti, fermate abolite, proteste alle stelle
Testo dell’articolo:Caro Ingegner Testore, scuserà la confidenza, dal momento che le Ferrovie di cui è responsabile, rappresentano per tanta parte degli italiani quasi un affare di famiglia. Dovrebbe dunque armarsi di santa pazienza per spiegare ai cittadini che già assediano i giornali con le loro proteste, che cosa sta succedendo e che cosa succederà sulle strade ferrate del nostro paese. Oh, sì, sappiamo che è entrato in vigore il nuovo orario ferroviario, una espressione asettica e di per sé tranquillizzante, che autorizza semmai un pizzico di ironia per la sperimentata inosservanza di numeri e tabelle nel carrozzone di Trenitalia. Ma il nuovo orario si porta dietro la devolution, una brutta parola che nasconde nel caso una difficile, controversa realtà. Vuol dire la nascita di uno spezzatino ferroviario, in forza del quale ciascuna regione sembra intenzionata a selezionare e a privilegiare certe tratte, secondo le particolari convenienze e le rispettive capacità di finanziamento. Con imprevedibili dirottamenti e interruzioni, che non si preoccupano di armonizzare collegamenti regionali e interregionali. Il problema riguarda specialmente le linee medie e intermedie, ma resta il fatto che molti viaggiatori si troveranno nella condizione di ostaggi delle regioni che devono percorrere, con il rischio di sommare ritardi a ritardi. Senza potersi fidare di Trenitalia che promette di portarti «dovunque»: fino alla nobile Matera che, celebrata per i suoi Sassi, resa popolare dalla Passione di Mel Gibson, si scopre essere sprovvista di stazione. In questa che passa per una riorganizzazione e modernizzazione del sistema, si prospetta anche l’abolizione di non insignificanti fermate, che sembra il modo più spiccio per acquistare velocità. Certo si farebbe anche prima, fermando soltanto ai capolinea e trascurando quello che sta in mezzo. Ma vallo a raccontare ai pendolari che già si preparano, passate le feste, a farsi sentire rumorosamente. Un altro problema comporta l’annunciato decentramento delle stazioni. Un esempio macroscopico è fornito da Roma che, per snellire Termini, dirotterà i passeggeri in scali secondari: con la conseguente perdita di denaro e di tempo, compreso il salto della coincidenza, per chi deve raggiungere la stazione centrale e prendere, poniamo, un treno diretto a Reggio Calabria. Converrà, caro ingegnere, che le sue e nostre ferrovie non hanno davvero bisogno di concedersi questi ulteriori scossoni. Oppure no? I disservizi, già manifesti, rientreranno? O si confiderà oltre misura sullo spirito di sopportazione dei cittadini? Strano paese, il nostro, che si dilania sul treno ad alta velocità in Valle di Susa. E si dispone nello stesso tempo ad annacquare le «magnifiche sorti e progressive», inoculando nei capillari delle rotaie italiane, contro ogni intenzione contraria, il sopore della lentezza.

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