<< Notizia precedente - Clicca qui per chiudere questa finestra - Notizia successiva >>

Data di pubblicazione:03/01/2006
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Pendolari in treno, parte la rivolta 2006. «Mai puntuali e presi in giro, ci vuol poco a perdere il controllo e finire sui binari a bloccare tutto»
Testo dell’articolo:MILANO - Quanto tempo ci vuole a percorrere in treno i nemmeno cinquanta chilometri che separano Bergamo da Milano? Dipende: 50 minuti secondo l’orario di Trenitalia, 25 minuti in più con il treno 2618 arrivato ieri mattina alle 9,01 a Lambrate invece che alle 8,36. Oppure quasi quattro ore - per la precisione 227 minuti - del convoglio con partenza da Bergamo alle 6,58: il 30 dicembre ha battuto quasi tutti i record, arrivando in Centrale alle 10,45 invece che alle 7,50.
«Un successo dietro l’altro, noi pendolari siamo pronti allo sciopero bianco, alla disobbedienza civile: non mostreremo l’abbonamento ai controllori. Ma c’è già chi propone di viaggiare gratis se non peggio. Ci vuol poco a perdere il controllo e finire sui binari a bloccare tutto», dice, guardando al futuro nero dei pendolari, Dante Goffetti, ricercatore di un’istituto di sondaggi, da otto anni su e giù per la Lombardia.


Le denunce delle Regioni

Stefano Nicchi, bresciano, in una delle tante mail sui blog dei viaggiatori, spera in un miracolo e si affida al Padreterno: «Dacci oggi il nostro ritardo quotidiano, difendi i nostri diritti e liberaci da Trenitalia, amen». Più laicamente, le associazioni di consumatori, sul piede di guerra, incontreranno oggi a Roma i vertici di Trenitalia. Temono le promesse di sempre. Si aspettano certezze: «Ci vogliono nuove strategie in tema di sicurezza, tariffe, pulizia e qualità complessiva dei servizi. Se no, nel rispetto della legalità, decideremo nuove iniziative più forti».
L’anno che si apre non sembra diverso da quello passato, per i pendolari italiani. La Regione Marche non ha rinnovato il contratto con Trenitalia. La Liguria ha denunciato le Ferrovie per interruzione di pubblico servizio. L’Emilia-Romagna ci sta pensando. A Piacenza stanno partendo cause individuali per «danni da disservizio permanente». In Lombardia il presidente della commissione Trasporti regionale, Marcello Raimondi di Forza Italia, ha scritto al ministro dei Trasporti, Pietro Lunardi, e al presidente delle Ferrovie, Elio Catania. Poche righe, concetti chiari: «Sono fuori controllo tutti gli elementi del servizio, bisogna pensare a un commissariamento». La rete ferroviaria italiana è quella che è. Meno estesa rispetto ad altri Paesi europei, comunque più vasti: 16 mila chilometri di binari in Italia, poco meno di 30 mila in Francia, oltre 35 mila in Germania. In Italia circolano ancora locomotori degli Anni Trenta. In Lombardia ce ne sono cento che risalgono agli Anni Sessanta. Le motrici nuove sono poco più del 20 per cento, il triplo in Francia. Molte sono prodotte in Germania. C’è chi pensa di andare a comperarle in Corea. Bruno Battista, pendolare pure lui della Bergamo-Milano, guarda agli investimenti. E in una e-mail scrive: «Non sarei contrario all’Alta velocità se non fosse così evidente la precarietà delle linee tradizionali. Se Alta velocità significa sottrarre soldi alla manutenzione delle linee ordinarie non ci sto, e questo sta sicuramente accadendo». A rendere più facile il trasporto su rotaia - dicono i pendolari - basterebbero linee a doppio binario per i due sensi di marcia. In Italia il 61% del tracciato è a binario unico. In Germania è al 50%. In Francia al 40%. Magari è solo colpa del governo di Agostino De Pretis. E del suo ministro dei Lavori pubblici, il bresciano Giuseppe Zanardelli, che nel 1876 spostò il doppio binario sulla linea Treviglio-Rovato in provincia di Brescia, togliendolo alla Bergamo-Treviglio. «Il raddoppio della linea ce lo hanno promesso l’estate scorsa. In compenso stiamo ancora aspettando il doppio binario sulla Bergamo-Rovato che è stato tolto nel 1919, non si sa perchè», spiega il pendolare Goffetti, suo malgrado esperto di questo gioco dell’oca ferroviario, con treni soppressi, linee che scompaiono e una sola certezza: quella dei ritardi.


I ritardi cronici

Tanto per dire, scegliendo a caso, il 20258 di ieri mattina, partito da Genova in orario è arrivato a Milano-Rogoredo con 25 minuti di ritardo. «Due carrozze avevano il riscaldamento non funzionante», rincara la dose Marco Aspes, costretto ogni giorno a far su e giù dalla Liguria, accumulando ritardi su ritardi. «Ci sono lavoratori che pur avendo otto ore di permesso retribuito per i disservizi delle ferrovie, a fine mese li hanno esauriti. Quando si arriva a queste situazioni limite cominciano i blocchi dei binari...», è la facile previsione di Giorgio Daho, pendolare sulla Lecco-Milano che denuncia una situazione al limite del sadismo: «Fino a un anno fa i ritardi venivano segnalati su internet poi il servizio è stato sospeso. Lo hanno sostituito con i messaggini sms ma non giungono quasi mai. Se poi un viaggiatore arriva in Centrale, a Lambrate o a Rogoredo e ha bisogno di una giustificazione per il datore di lavoro, deve andare fino alla stazione di Porta Garibaldi, dove c’è l’unico ufficio milanese di Trenitalia che rilascia questa documentazione».

<< Notizia precedente - Clicca qui per chiudere questa finestra - Notizia successiva >>




Per visualizzare una news, è sufficiente selezionarne il titolo nel riquadro qui sotto:

Visualizzatore news sviluppato dal Comitato spontaneo Pendolari Bra ed Alba - www.pendolaribra.it - www.pendolaribra.altervista.org - pendolaribra@tiscali.it