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Data di pubblicazione:04/01/2006
Fonte:Eco del Chisone
Titolo dell’articolo:Pendolari esasperati ed è baruffa in stazione a Pinerolo
Testo dell’articolo:PINEROLO - Vittime dell’ennesima beffa, questa volta i pendolari della Torre Pellice-Torino hanno perso veramente la pazienza. E le vittime sono state, come spesso accade, chi non c’entrava per nulla. Gli incolpevoli lavoratori delle ferrovie.

È accaduto giovedì 29 dicembre alla stazione di Pinerolo. Il Minuetto atteso al binario 4 per le 7,22, «già in ritardo, come sempre di un paio di minuti a Luserna S.G», afferma un pendolare, si guasta allo scambio di ingresso alla stazione. Il Minuetto - si sa - è un mezzo tecnologicamente avanzato e piuttosto delicato nella sua componente elettronica. Quando il software va in tilt, e accade sovente, ci vuole poi un po’ di tempo per "resettare" il tutto. Questo sembra essere accaduto giovedì scorso.

Intanto dalla stazione il regionale per Torino Porta Susa-Chivasso delle 7,28 riceve il regolare disco verde e parte sfilando sotto il naso degli esterefatti viaggiatori ancora bloccati allo scambio. Trenitalia non smentisce e non conferma, ma le direttive più recenti parlano di pressioni sul personale affinché "licenzi" in orario - questo il termine tecnico - i treni per Torino, indipendentemente dall’avvenuta coincidenza con il convoglio proveniente dalla Valle.

Una quarantina di viaggiatori, inviperiti, si sono recati dal dirigente del movimento per ottenere spiegazioni. In effetti, questo treno, fin dal 19 dicembre, giorno della riapertura della linea per Torre, a detta degli interessati, aveva sempre atteso la coincidenza.

Dalle proteste si è passati in fretta agli insulti, dagli insulti alle minacce, c’è stato qualche spintone, ed alla fine sarebbe volato anche un pugno che avrebbe colpito un ferroviere in fronte. La vicenda potrebbe avere un seguito giudiziario di cui, però, al momento, non abbiano alcuna conferma.

Tornando alla sorte dei pendolari beffati, essi hanno potuto proseguire il viaggio con il treno delle 7,55. Una soluzione che non li ha soddisfatti: «Non è la stessa cosa - commenta uno di loro -. C’è tra noi chi rischia il posto di lavoro a furia di accumulare questi ritardi».

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