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Data di pubblicazione:04/01/2006
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:«I servizi di pubblica utilità non possono rispondere soltanto a logiche di redditività per l’azienda che li offre»
Testo dell’articolo:ROMA - «Quattro occhi vedono meglio di due. Coinvolgeremo le Regioni per vigilare insieme che Trenitalia rimetta davvero gli interregionali soppressi e abbassi i prezzi». Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori e leader dei comitati dei pendolari, «incassa» con soddisfazione la firma dell’accordo ma allarga ai governatori la sorveglianza contro la «spezzatino ferroviario» che ha soppresso dal mese scorso numerose tratte a lunga percorrenza.


Cosa la convince nell’accordo con Trenitalia?

«È finita l’epoca dei colpi di mano sulle ferrovie. D’ora in poi sarà obbligatorio il confronto con le associazioni di tutela dei passeggeri. Da parte nostra, per “blindare” l’intesa, faremo entrare nella partita le Regioni. Sarà una garanzia ulteriore, perché sono loro, per legge, a negoziare i contratti di programma con Trenitalia. A darci l’idea è stata la decisione della Toscana di bloccare l’aumento delle tariffe e delle multe per la mancata convalida a bordo dei biglietti».


Quindi le Regioni faranno da garanti all’accordo?

«Le ferrovie sono obbligate a siglare i contratti regionali di programma, perciò noi coinvolgeremo le giunte per dare un supporto alle nostre richieste su tratte e prezzi. Il verbale firmato con noi da Trenitalia è una vittoria da salvaguardare in ogni modo. È la prima volta in Italia che si ottiene un tavolo permanente di confronto per la determinazione di modifiche rispetto a tariffe e servizi».


Non è che finirà come per i comitati provinciali sugli aumenti dei prezzi?

«No, quelli erano solamente consultivi, non potevano fare nulla. Registravano le variazioni, monitoravano ma non avevano nessun reale potere di intervento. Qui, invece, è stato istituito un tavolo in cui c’è un confronto vero e proprio fra parti sociali. In pratica si crea un fatto contrattuale tra i comitati di pendolari, le associazioni di consumatori e l’azienda per concordare scelte strategiche di fondo. È questa la novità più grande. Alla quale affiancheremo appunto l’allargamento ai governatori che hanno in mano i contratti con le ferrovie».


In che modo?

«D’ora in avanti decisioni che toccano la vita quotidiana della gente verranno prese con il confronto sul territorio e la discussione con gli enti locali. La scelta non dipenderà più da tratti di penna a livello dirigenziale. Se i motivi di bilancio fossero un valido alibi, allora in Italia non dovrebbero più esistere le poste. Certi servizi conservano una natura universale, di pubblica utilità a prescindere dalla loro redditività per l’azienda che li eroga».


E se saranno le Regioni a tagliare sui collegamenti?

«È inevitabile che nella programmazione regionale entrino pure considerazioni di carattere economico. Ma nel definire le tratte ferroviarie il discorso sull’efficienza deve lasciare il posto a quello sull’efficacia del servizio. Tanto più ora che andiamo verso la devolution, il decentramento, il federalismo, la determinazione della politica dei trasporti dovrà avvenire a stretto contatto con le esigenze concrete degli utenti. Sul territorio non nei vertici aziendali».

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