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Data di pubblicazione:09/01/2006
Fonte:AgendaLodi.it
Titolo dell’articolo:L’odissea dei pendolari: “Come nasce un ritardo”
Testo dell’articolo:È trascorso quasi un anno dal confronto organizzato dal nostro portale AgendaLodi alla sala San Paolo di via Fanfulla sui disservizi delle Ferrovie. Era il 28 gennaio 2005. In un anno, la situazione non è migliorata. Se possibile, le cose vanno anche peggio.

La rivoluzione degli orari introdotta recentemente da Trenitalia ha fatto esplodere nuove proteste. E alle contestazioni dei Comitati Pendolari di Lodi e di Casalpusterlengo si aggiunge ora una lettera inviata dal sindaco di Lodi Lorenzo Guerini e dai due assessori Leonardo Rudelli (Trasporti) e Simone Uggetti (Mobilità sostenibile) ai vertici regionali di Trenitalia e al prefetto di Lodi. Lettera (il testo completo in allegato) che denuncia “il peggioramento di una situazione peraltro già critica” e anticipa la “determinazione ad esigere opportuni provvedimenti che consentano di riportare la situazione a livelli perlomeno accettabili”.

Non conforta constatare che va male in tutta Italia.
Mentre in questi giorni le cronache nazionali riportano i disagi patiti dai viaggiatori dei treni diretti nel Sud della penisola, e bloccati da un deragliamento sulla dorsale adriatica, il sito web del “Corriere della Sera” ricorda che “prendere un treno italiano significa entrare in quella che Umberto Eco chiama l’«infinita vertigine dei possibili». Non solo banali scontri e ovvi deragliamenti; può accadere anche di correre per 170 chilometri su un treno fantasma senza macchinista (da Longobardi, Calabria, a Rutino, Campania; 15 ottobre 2004)”.

Il 2005 verrà ricordato come l’anno in cui in treno poteva capitare di essere morsi da una zecca (Terni-Milano, 5 settembre), prendere le cimici (Genova-La Spezia, 7 ottobre), essere punti da uno scorpione (Morbegno-Milano, 19 dicembre).
Nel “diario” che segue, un pendolare lodigiano (Stefano Oltolini) rievoca la “sua” fine anno, ovvero la mattina tragicomica del 30 dicembre 2005.
A Stefano Oltolini e a tutti i pendolari lodigiani, l’augurio di AgendaLodi che l’anno nuovo vada un po’ meglio….

Come nasce un ritardo
Sono un pendolare della linea Piacenza-Milano, e ne conosco i quotidiani disservizi. Normalmente salgo a Casalpusterlengo (LO), utilizzando treni che arrivano da Piacenza o Parma e sono diretti a Milano. Quando un treno è in ritardo (cosa che succede molto spesso) non ne conosco il motivo e non posso far altro che attendere pazientemente.
Stamattina, 30 dicembre 2005, invece di salire a Casalpusterlengo, ho preso il treno R2912 a Piacenza.
Ho potuto così vedere come nasce e si sviluppa un ritardo. Ho visto le ragioni che fanno imbestialire migliaia di utenti, ogni giorno. Il treno viene formato a Piacenza, e sarebbe dovuto partire alle 07.35, per arrivare a Milano Lambrate alle 08.34. Nota tecnica: per “formare” un treno occorre accenderlo e riscaldarlo per tempo, posizionarlo sui binari, fare le prove dei freni e della sicurezza. Bisogna iniziare almeno mezz’ora prima della partenza.
Alle 07.30 la temperatura esterna è di -10°, un gruppo di intirizziti pendolari piacentini aspetta fiducioso il treno. Nessuna traccia dello stesso.
Alle 07.35 il treno arriva silenzionso sul binario 8.
È appena uscito dal deposito ed è un blocco di ghiaccio, tutte le carrozze sono spente, spenti i riscaldamenti, vanno accese le luci, fatte le prove di sicurezza. Bisogna far partire il treno.
Passano i minuti, il gelo sembra aumentare. Chiedo ripetute spiegazioni al macchinista, che dice di essere sul treno da oltre un’ora, ma di non aver ricevuto l’autorizzazione al “piazzamento”, cioè al posizionamento sul binario, né di essere autorizzato ad accendere il riscaldamento. Chiedo ripetute spiegazioni al capotreno, che corre di carrozza in carrozza accendendo luci e riscaldamento, e anche lui dice di aver ricevuto le autorizzazioni necessarie solo da pochi minuti. Chiedo chi diavolo siano coloro che devono “dare le autorizzazioni”, in questa commediola all’italiana dello scaricabarile e della mancata assunzione di responsabilità. La risposta è univoca: sono “i dirigenti” coloro che devono autorizzare la formazione del treno; sono “i dirigenti” coloro che devono dare i tempi di questa farraginosa macchina; sono “i dirigenti” quelli che anche stamattina mi faranno arrivare a Milano con oltre mezz’ora di ritardo.
Per chiarezza, “i dirigenti” sono quei ferrovieri che manovrano il traffico ferroviario da quegli uffici a inizio binario con vetri neri schermati e antiriflesso, con enormi cartelli con cui vietano l’ingresso ai non addetti. Caldi uffici, profumo di caffè bollente, una serie di “non è mia responsabilità” e un lungo elenco di ritardi da gestire, giorno dopo giorno.

Ecco signori come nasce un ritardo. Nasce dall’incompetenza e dal menefreghismo, non nasce solo dal ghiaccio sulle rotaie o “dall’assenza di materiale rotabile”. Mi piacerebbe che RFI-Trenitalia aprisse una piccola inchiesta interna per verificare chi fossero i “dirigenti” presenti alla stazione di Piacenza stamattina 30 dicembre 2005 tra le 07 e le 07.30, e cosa stessero facendo, invece di occuparsi della formazione del treno R2912. Per concludere, il treno è partito da Piacenza con 25 minuti di ritardo, gelido, ed è arrivato a Milano Lambrate con 30 minuti di ritardo, gelido.

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