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Data di pubblicazione:10/01/2006
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:Genova, cancellato il biglietto treno+bus
Testo dell’articolo:Amt ha dato la disdetta. Se non sarà trovato un nuovo accordo, a partire dal 30 aprile sparirà il biglietto integrato che consente di viaggiare con un euro, per 90 minuti, sui treni e sui bus in tutta l’area metropolitana. Un salasso enorme per i pendolari genovesi.
Basta fare un esempio per capire: oggi una persona che dalle alture di Voltri deve raggiungere Nervi (o viceversa) spende un solo euro per prendere il bus che lo porta alla stazione, per prendere il treno che lo trasporta da una parte all’altra della città, per riprendere il bus che serve per raggiungere la sua meta. Somma che diminuisce se il pendolare anziché il biglietto singolo ha sottoscritto un abbonamento.
A partire dal 1° maggio, se la convenzione del biglietto integrato non sarà rinnovata, oppure più semplicemente se la trattativa andrà per le lunghe e per quella data non sarà trovato un accordo tra Trenitalia e Amt, i pendolari saranno obbligati a staccare due biglietti per viaggiare sui bus e sul treno: il primo, quello della Amt, consentirà di viaggiare sul bus, l’altro biglietto, quello di Trenitalia, servirà a viaggiare sul treno. Insomma, due biglietti al posto di uno. I conti sono presto fatti e il salasso cambia a seconda dei chilometri percorsi sul treno: come si legge nella tabella pubblicata a lato, il costo di un biglietto ferroviario varia infatti a seconda dei chilometri percorsi. Nella migliore delle ipotesi il costo raddoppia, nel peggiore dei casi rischia di triplicare.
Ma che cosa è accaduto? E soprattutto: c’è la possibilità che Trenitalia e Amt trovino un nuovo accordo prima del 30 aprile? Andiamo con ordine.
La disdetta di Amt è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Da tempo, per la verità, entrambe le società parlavano della necessità di rivedere l’accordo, che tra l’altro è formalmente scaduto il 31 dicembre del 2003. Ma poi le gare d’appalto bandite dalla Regione Liguria da una parte per privatizzare il trasporto ferroviario regionale e dal Comune di Genova dall’altra per privatizzare Amt non hanno mai permesso ai vertici delle due società di sedersi intorno a un tavolo a discutere.
L’ingresso dei francesi di Transdev alla guida di Amt ha prodotto un’accelerazione. Resta da capire alla fine chi guadagnerà tra Trenitalia e Amt. Nel frattempo, l’unica certezza, è che rischino di rimetterci gli utenti, anziani e pendolari, cittadini che si muovono entro i confini cittadini con i diversi mezzi pubblici.
È chiaro che si tratta di una partita delicata, perché in ballo non ci sono spiccioli. Euro più, euro meno, ogni anno tra abbonamenti e biglietti di corsa singola vengono venduti titoli di viaggio integrati per oltre 62 milioni di euro, 5 dei quali (in base all’accordo appena disdettato) sono riconosciuti a Trenitalia.
Per la verità l’accordo che ha regolato i rapporti economici tra Amt e Trenitalia doveva essere un accordo sperimentale. Ma si sa come funziona in Italia, dove non c’è nulla di più definito e definitivo di una sperimentazione.
La necessità di definire l’accordo come sperimentale era stata dettata dal fatto che all’epoca non era possibile determinare con precisione i volumi di traffico sui diversi mezzi. E quindi era impossibile determinare con precisione quanti soldi sarebbero dovuti andare ad Amt e quanti a Trenitalia in base ai chilometri effettivamente percorsi dagli utenti sui diversi mezzi.
In questi dieci anni di sperimentazione, tuttavia, il «conta-chilometri» non è stato messo a punto. Ed è probabile che resti una chimera fino a quando non spariranno i vecchi biglietti e abbonamenti di carta, sostituiti da ticket elettronici.
Non va dimenticato, poi, che in questi anni è sempre rimasto in sospeso un contenzioso: Trenitalia reclama da Amt oltre 1,5 milioni di euro a saldo di vecchie spettanze, cifra che è stata più volte reclamata con lettere e documenti, ma che non è mai stata pagata da Amt. È quindi probabile che Trenitalia, prima di sedersi al tavolo per ridiscutere il biglietto integrato, pretenda di chiudere quel vecchio capitolo.
È evidente, poi, che Trenitalia non si accontenterà più di ricevere l’otto per cento della tariffa. Insomma, ci sono tutte le premesse perché la trattativa possa presentarsi come una corsa in salita. Una corsa che, dopo la disdetta unilaterale di Amt, è diventata anche contro il tempo: a questo punto o si fa l’accordo prima del 30 aprile oppure per i cittadini sarà un salasso.

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