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Data di pubblicazione:14/01/2006
Fonte:La Stampa edizione di Asti
Titolo dell’articolo:I pendolari fra Trenitalia ed il West
Testo dell’articolo:«Prendere il treno è ormai come salire su una diligenza del Far West», mi dice scherzando Clara, pendolare da anni tra Asti e Torino. «Ritardi, deragliamenti, insetti, gabinetti indecenti…il modo peggiore di viaggiare». «Ci si può aspettare anche l’assalto degli indiani…» rispondo tenendo il filo dell’ironia. «A parte gli scherzi, c’è anche il rischio. Ci sono morti e feriti. Sembra un bollettino di guerra». «Se penso che una volta il treno era il mezzo più sicuro…», commento io. «Ma poi hanno cominciato a risparmiare e a privatizzare, si è ridotto drasticamente il personale e soprattutto hanno fatto economia sulle manutenzioni così che i vagoni si rompono in continuazione», riprende Clara, che passa grande parte della sua vita sul treno e quindi è molto documentata. «Si è mitizzata la privatizzazione, come se solo il privato fosse in grado di garantire sicurezza ed efficienza, e invece…», riprendo io. «Non solo, si è fatta una grande propaganda che le Ferrovie di stato non funzionavano più per far accettare la privatizzazione. Siamo arrivati al punto che bisogna fare testamento per salire sul treno e comunque non hai mai la sicurezza di quando parti e quando arrivi. E questo dà un sacco di guai sul posto di lavoro, se penso ai pendolari tra Torino e Milano con ritardi abissali… Ti dico che si viaggia a orari certi soltanto quando c’è lo sciopero», insiste la mia amica. «È vero, ormai si va in stazione e si aspetta che passi un treno indipendentemente dall’orario previsto». Ma Clara non ha più voglia di scherzare: «E Trenitalia spende molti soldi negli spot autoironici con Tognazzi, ma nel frattempo sono aumentati biglietti e abbonamenti. Per non parlare degli intercity, che hanno subito un aumento spropositato». «E hanno anche soppresso molti treni», aggiungo io. «Già, ma per la TAV in Val di Susa i miliardi li trovano…»

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