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Data di pubblicazione:19/01/2006
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Treni, vittoria dei pendolari
Testo dell’articolo:ROMA. Ritornano gli interregionali Roma-Torino, Milano-Genova e Ancona-Milano. Dietrofront delle Ferrovie: i governatori riottengono i treni dei pendolari soppressi e un piano d’emergenza contro i disservizi. Nel vertice con il coordinamento delle Regioni, il presidente delle Fs, Elio Catania, ha fatto autocritica e si è impegnato a tornare «alla normalità del servizio ferroviario». Tra le misure annunciate dalla holding 800 assunzioni fra macchinisti, capotreni e addetti alla manutenzione, 300 nuovi convogli per il trasporto locale. Una vittoria dei governatori e dei Comitati di pendolari dopo un mese di proteste per le tratte cancellate, le stazioni abolite e le coincidenze saltate.

Per rimediare al caos, le Ferrovie rimettono mano al contestato orario stagionale. All’origine della sollevazione dei pendolari la decisione dell’azienda di sopprimere gli interregionali. «Provvedimento che ha arrecato disagi ai viaggiatori e un aumento del biglietto», precisano le associazioni di tutela degli utenti. Trenitalia è dovuta tornare sui suoi passi per il grave disagio provocato a migliaia di viaggiatori e, in particolare ai pendolari, dalla scelta di sostituire i treni interregionali con gli intercity. «Si deve sborsare dal 65% al 75% di aumento del biglietto per viaggiare sostanzialmente alle stesse condizioni di prima, se non peggiori - accusano i pendolari - e in molti casi il viaggio è più lungo per colpa dei cambi necessari a raggiungere le stazioni dove non fermano gli intercity».

Migliaia di persone hanno preso parte a manifestazioni di protesta contro i «tagli» alle tratte (Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia e Toscana sono tra le regioni più colpite dalle innovazioni introdotte). Ora l’azienda fa mea culpa, impegnandosi in una nuova strategia sui temi della sicurezza, delle tariffe, della pulizia e della qualità complessiva dei servizi. A far esplodere le polemiche era stato il nuovo orario 2006 entrato in vigore l’11 dicembre: dove prima bastava un interregionale bisognava prenderne due o tre. Il risultato: un effetto-domino di disservizi che ha scatenato la protesta dei viaggiatori. Treni attesi invano, coincidenze saltate, tratte spezzettate fra le regioni, centralini in tilt per le telefonate di chi era rimasto per strada a causa dei ritardi. Le innovazioni avevano prodotto la segmentazione di alcune tratte di grande rilevanza come la Milano-Bologna-Ancona, la Torino-Genova-La Spezia-Roma, la Milano-Genova-Ventimiglia. L’obiettivo, sulla carta, era quello di diminuire i disservizi e i ritardi accumulati dai treni di lunga percorrenza durante il tragitto.

I risultati, però, sono stati opposti alle intenzioni perché Trenitalia non è in grado di garantire la puntualità dei convogli, quindi i ritardi si sommano causando la frequente perdita delle coincidenza. Di conseguenza, code nelle stazioni, vagoni superaffollati, collegamenti persi. Il piano di razionalizzazione ha creato altri svantaggi a chi si muove su rotaia. Sono stati soppressi, infatti, numerosi collegamenti. La Milano-Bologna-Ancona, per esempio, non è più servita da unico interregionale. Almeno due treni (sempre interregionali) collegano il capoluogo milanese a quello marchigiano. E così succede anche sulla Milano-Genova-Ventimiglia e sulla Torino-Genova-La Spezia. Viaggi più brevi, assicurava l’azienda. E buona pace per gli sfortunati che ancora prendono gli interregionali di lunga portata. Intanto 40 mila abbonati di Trenitalia e delle Ferrovie Nord (Milano) hanno maturato il diritto al bonus nel mese di novembre 2005 per ritardi e soppressioni di treni, con indennizzi per 280 mila euro. Le proteste arrivano pefsino dalla Santa Sede.

Ritardi, treni affollati, vetture sporche, scarsa manutenzione del materiale rotabile. Per la Radio Vaticana i problemi delle Fs derivano nella mancanza di «veri ferrovieri» ai vertici dell’azienda: «Una carenza di professionalità specifiche di manager e dirigenti arrivati in ferrovia senza alcuna esperienza in materia». Secondo l’emittente pontificia quello dei treni resta «un settore strategico sul piano sociale, che deve continuare a essere gestito dallo Stato e non dai privati».

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