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Data di pubblicazione:21/01/2006
Fonte:La Padania
Titolo dell’articolo:Il Nord vuole scendere da Trenitalia. Le Regioni: pronte a creare un nostro consorzio ferroviario
Testo dell’articolo:Raccogliendo la rabbia delle migliaia di pendolari che ogni giorno si vedono umiliati sui marciapiedi delle stazioni, gli assessori dei trasporti delle regioni del Nord fanno fronte comune contro Trenitalia e lanciano l’ultimatum: o le cose cambiano o il trasporto ferroviario ce lo facciamo da soli.
È questo in buona sostanza il risultato dell’incontro a Roma tra i responsabili regionali di Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Veneto e l’amministratore delegato di Trenitalia, Elio Catania. In risposta alle parole, immaginiamo mortificate, di Catania, gli assessori hanno infatti messo sul tavolo la minaccia di disdire i contratti con le ferrovie di stato e costituire un consorzio regionale del Nord aperto ai privati che si occupi del trasporto dei propri cittadini. L’idea, che è qualcosa di più di una semplice minaccia, è partita dalla Lombardia ed è subito stata accolta favorevolmente dalle altre regioni. Questo per quanto riguarda il futuro, nell’immediato, la rivolta contro Trenitalia si è tradotta nella volontà espressa da tutti di sospendere i pagamenti se entro un mese non si avranno provvedimenti concreti.
Insomma, le regioni sembrano intenzionate a passare all’azione, e a niente sono valse le scuse, le rassicurazioni e i “buoni propositi” di Catania durante l’incontro di giovedì. L’amministratore delegato ha annunciato misure «straordinarie», come 300 nuovi macchinisti e alcune centinaia di controllori e manutentori, verifica del nuovo orario, 520 carrozze «riqualificate» pronte per maggio e anche una sorta di «Cciss-viaggiare informati» per i pendolari. Parole che, scottati da anni di disservizi e di promesse non mantenute, gli assessori ai trasporti non si sono bevute e anzi hanno rilanciato l’idea di mettersi insieme per firmare contratti comuni, comuni sistemi di controllo e di rimborso. «Così avremo più peso» afferma l’assessore lombardo Alessandro Moneta, che aggiunge: «Già dalla settimana prossima si insedierà a Milano il primo tavolo unitario che istituirà un comitato tecnico che studierà i punti più critici che si sono venuti a creare sul trasporto regionale e tra regioni confinanti».
L’idea di mettersi insieme sui binari è piaciuta così tanto che, sugli esempi inglese e tedesco, è stato avviato lo studio di un sistema regionale completamente slegato dal carrozzone Trenitalia. Spiega l’assessore del Piemonte Daniele Borioli: «Si costituiscono soggetti misti (controllo delle Regioni e partecipazione di privati) che acquistano i treni, si rende il mercato appetibile dando la possibilità ai gestori interessati di noleggiarli, quindi via con le gare».
Un piano che fa già sognare i pendolari ma sul quale gravano alcune incognite. «In teoria - spiega il consigliere lombardo della Lega Fabrizio Cecchetti - la possibilità di affidarsi ai privati c’è già adesso, ma il problema è che le gare d’appalto per l’affidamento del servizio vanno deserte. Uno dei requisiti infatti è che i partecipanti utilizzino materiale rotabile proprio. Se, per esempio, una società svizzera volesse partecipare, incontrerebbe un mare di difficoltà, sarebbe praticamente impossibile. Ecco perché il sistema, pur essendo già aperto ai privati, è comunque un monopolio di Trenitalia. La prima cosa da fare quindi è cambiare le norme degli appalti per permettere realmente ai provati di partecipare». L’idea del consorzio ferroviario del Nord ha davanti a sé poi anche un altro ostacolo: quello finanziario. La gestione dei treni è infatti costosissima e, «rimanendo così com’è ora la ripartizione fiscale con lo Stato, - dice ancora Cecchetti - le regioni non ce la farebbero ad accollarsi anche questa spesa. Altre prospettive si aprirebbero se venisse finalmente introdotto il federalismo fiscale». Solo per fare qualche numero, la Lombardia versa ogni anno nelle casse di Trenitalia qualcosa come 184 milioni di euro, una cifra importante del bilancio regionale, impossibile da ritoccare al rialzo e che riguarda solo la gestione, figurarsi quanto spenderebbe se si organizzasse in proprio il sistema ferroviario.
Semmai c’è da chiedersi dove tutti questi soldi, ai quali vanno aggiunti anche quelli di biglietti, abbonamenti e multe, vadano a finire, viste la condizioni pietose in cui viaggiano, solo per fare un esempio, i vagoni sulla tratta Milano-Piacenza o su quella Milano-Novara. Catania sostiene che i soldi le ferrovie li stanno investendo, che i risultati si vedranno dal 2007 («Stiamo caricando la molla», ama ripetere), che il servizio migliorerà e che aumenterà il numero di carrozze, ma per ora quello che è aumentato è stata solo la cifra che, sotto forma di penale per i continui ritardi e disservizi, Trenitalia deve pagare alle regioni, almeno cinque milioni di euro all’anno solo in Lombardia.
In attesa quindi di questa sorta di federalismo ferroviario l’ultimatum alle ferrovie statali è chiaro: un mese di tempo per verificare i provvedimenti adottati, poi scatterà la sospensione dei pagamenti, cosa che l’Emilia Romagna sta già facendo (la rata dell’ultimo trimestre, 18 milioni di euro è stata “congelata”) e che le altre regioni sono sul punto fare, di più, l’assessore veneto Renato Chisso annuncia: «In pugno abbiamo anche i 45 milioni di cauzione». Trenitalia è avvisata...

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