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Data di pubblicazione:21/01/2006
Fonte:La Stampa edizione Nazionale
Titolo dell’articolo:Disastro ferrovie, un’altra disavventura per i pendolari: «Il bagno? Usate i binari»
Testo dell’articolo:CUNEO - «L’unico gabinetto del treno è rotto, se qualcuno deve fare pipì si rivolga al capotreno: ci fermiamo, lo facciamo scendere e aspettiamo che faccia». Tanti hanno pensato a uno scherzo. «Sorridi, sei su Trenitalia», meglio di una sit-com. Qualcuno, smaliziato, si è anche divertito ad abbozzare un sorriso e a cercare con gli occhi la telecamera nascosta. Che non c’era. L’ennesima puntata delle «disavventure dei pendolari» è andata in onda ieri sera sul convoglio Torino-Cuneo. «Il treno è partito alle 16,35 da Porta Nuova – racconta Fabio Donalisio, giovane di Savigliano, che lavora in Consiglio regionale - al Lingotto il controllore ha comunicato che il wc era guasto, se un passeggero doveva andare in bagno l’avrebbero fatto scendere e aspettato». Così, a ogni stop, fioccavano le battute: «Se scende un incontinente, lo lasciano a piedi». L’alternativa era attendere un’ora e mezzo fino a Cuneo per trovare servizi igienici normali, magari contando tutte le tappe del percorso (novanta chilometri di viaggio) per ingannare il tempo: Trofarello, Villastellone, Carmagnola, Racconigi, Cavallermaggiore, Savigliano, Fossano, Centallo. «L’episodio è ridicolo, la situazione tragica – commenta un altro passeggero, Mario Riu, ex assessore Ds della Provincia di Cuneo, pendolare da sei mesi - in ottobre, quando si registrarono i primi disservizi, scrissi un’e-mail alle Ferrovie. Mi hanno risposto dopo due mesi assicurando che si sarebbero impegnati per scongiurare altri imprevisti. Una beffa: dicembre è stato il mese più nero». Altra corsa, altra storia incredibile. Ieri sera il treno 10261 delle 18,45 - che come sempre riportava a casa da Torino centinaia di pendolari delle Langhe - è partito con 25 minuti di ritardo perché mancava il capotreno. «Giovedì scorso – dice Mauro Cortassa, pendolare di Bra - si è rotta la motrice a Moncalieri, i passeggeri sono stati costretti a prendere la corsa successiva. Il giorno dopo la locomotiva non era stata rimpiazzata e hanno soppresso la corsa. Per fortuna ho preso l’influenza e sono rimasto qualche giorno a letto. Adesso ritorno e scopro che manca il capotreno». Vicende purtroppo quotidiane nel profondo Nord-Ovest, dove i pendolari hanno imparato che è più facile arrangiarsi che ottenere un servizio migliore. Due le strade: la protesta oppure la collaborazione. A Carmagnola, esasperati, hanno già occupato due volte i binari. A Bra hanno fatto di necessità virtù, dando vita a un Comitato e a un sito internet che in poco tempo ha raggiunto i 50 mila contatti. Lo gestisce un giovane insegnante di discipline giuridiche ed economiche appassionato di treni, Andrea Sacco. Assieme ai «colleghi» della Torino-Savona, i volontari dell’associazione hanno messo a punto un orario alternativo da proporre a Trenitalia. Ora usano il portale per sapere se va bene anche agli altri utenti. Fra di essi c’è chi ogni giorno è costretto a viaggiare cinque ore per lavorarne otto. Come Laura Genovesio, dipendente di una società che opera per la Fiat: si sveglia alle 6, per recarsi in ufficio cambia tre mezzi di trasporto, pullman, auto e ferrovia. Diciassette chilometri al volante da Caraglio, in Val Grana, nel Cuneese, alla stazione di Centallo. In treno dalle 6,59, altri ottanta chilometri su binari. Infine l’autobus dalle 8,35 per timbrare il cartellino entro le nove.

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