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Data di pubblicazione:01/02/2006
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:«Entro il 2006 treni in orario»
Testo dell’articolo:Novi Ligure - «Il mio obiettivo è di riportare il livello del servizio, entro il 2006, a quello di tre, quattro anni fa, con il 90 per cento dei treni con un ritardo inferiore ai cinque minuti». Una promessa che suona come una dolce musica alle orecchie dei pendolari: soprattutto dopo il “piano neve”, attuato nei giorni scorsi, che ha portato alla cancellazione di centinaia di convogli e ritardi da brivido, dopo gli esposti delle associazioni dei consumatori per lo sciopero bianco da “Vacma”, il dispositivo sicurezza che stressa i macchinisti, dopo le zecche sugli Intercity e il caos quotidiano.
La promessa è del nuovo direttore generale per il Trasporto regionale, Gianfranco Laguzzi, richiamato da Trenitalia ad occuparsi di treni, dopo una parentesi di due anni alla Sita, azienda del gruppo che lavora al trasporto su gomma. «Non hanno richiamato solo me - dice - ma un bel po’ di ferrovieri». Come dire, finita l’era dei manager di professione, a rimettere le cose a posto si sono affidati «a chi i treni sa come vanno». La diagnosi di Laguzzi, ingegnere civile laureato a Genova, è grave, ma il malato, il trasporto passeggeri, può essere recuperato: «È il core business dell’azienda ed occorre lavorare in fretta per ristabilire un rapporto con gli utenti pendolari e le Regioni».
Da loro, dalla amministrazioni regionali, è arrivato l’input di un cambio di registro da parte di Trenitalia, dopo l’ultima conferenza Stato-Regioni lo scorso 18 gennaio. «Siamo consapevoli dei problemi che ci sono e, il fatto di aver rafforzato la macchina riportando in squadra chi conosce bene le ferrovie, è un primo passo» fa notare l’ingegnere.
Liguria maglia nera. Per guarire il malato Laguzzi vorrebbe partire proprio dall’anello più debole: «La maglia nera del trasporto spetta alla regione Liguria, per quanto riguarda il nord. È una linea difficile, proprio perché importante e cruciale. Ci sono carenze nel sistema manutentivo, carenze di personale e ci sono stati scontri tra azienda e sindacati. Attualmente sono in corso cinquanta nuove assunzioni solo in quella regione, trecento in tutta Italia. E questo per quanto riguarda il personale».
Investimenti. E poi c’è il discorso del materiale viaggiante: «Su questo fronte c’è un investimento dell’azienda di circa tre miliardi e mezzo di euro con commesse in corso di consegna da completarsi entro il 2007. Sto parlando di 300 carrozze a doppio piano che corrispondono circa a 50 treni di vecchio tipo: una decina sono già servizio sperimentale, altre 90 saranno in consegna entro il 2006; sono state ordinate e sono in costruzione 100 nuove locomotive tipo “minuetto”, da impegnare elle linee a media frequentazione; sta per essere emesso un bando per 1000 nuove carrozze a piano ribassato mentre 100 nuove locomotive tipo 464 per il trasporto pendolare sono in consegna. Di fatto verrà rinnovato il 20% del totale parco mezzi, un 30% è attualmente in buone condizioni mentre il restante 50% è già stato ristrutturato».
Comunicazioni. Non è solo un problema di macchine, Laguzzi lo sa. «Il paradosso è che l’azienda è molto automatizzata ma occorre trovare un sistema di comunicazione standardizzato. Stiamo studiando un modello informatico regionale per trasmettere le informazioni in modo più veloce, attraverso i telefonini e le radio locali». Nelle ferrovie che verranno, non bastano più, dunque, i vecchi altoparlanti delle stazioni che annunciano ritardi e soppressioni quando l’orario di partenza è già stato superato da almeno cinque minuti. Telefonino alla mano, Trenitalia potrebbe suggerire ai pendolari quale treno prendere per non perdere la coincidenza. «Se le stazioni non danno informazioni è perché manca un approccio standardizzato - prova a spiegare Laguzzi - su alcune linee non è poi così male, su altre invece non funziona. Ma occorre tenere presente che alcune stazioni non sono presenziate. Il problema principale, tuttavia, mi sembra quello di far arrivare i treni puntuali».
Non è poco... . «No, non lo è. E il nuovo governo si dovrà impegnare per mettere insieme le risorse, insieme alle Regioni. Quelle attualmente a nostra disposizione non bastano per rimettere in piedi la macchina. C’è poi il discorso dell’alta velocità. È normale che gli investimenti vengano dirottati sul quel fronte e, del resto, la linea veloce consentirà di liberare tracce su quella vecchia che saranno a disposizione per nuovi treni pendolari. Questo sarà il dibattito del futuro».

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