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Data di pubblicazione:03/02/2006
Fonte:La Stampa edizione di Cuneo
Titolo dell’articolo:In vendita linee dismesse delle Fs: sarà possibile acquistare interi tratti e far viaggiare convogli storici
Testo dell’articolo:CUNEO - Li chiamano «rami secchi», sono i binari delle linee abbandonate dalle Fs perché in perdita e con un bacino di utenza così ridotto da non giustificare il mantenimento dell’esercizio. Presto, potrebbero «rifiorire»: a salvarli sarà un turismo di recente scoperta, quello «ferroviario». La svolta è in una legge approvata in Consiglio regionale su proposta del leghista cuneese Claudio Dutto, grazie alla quale sarà possibile acquisire quelle tratte mantenendone intatto il tracciato. E adibirle all’esercizio di treni storici, turistici o a «cicli ferroviari». Discorso analogo per i fabbricati ferroviari inutilizzati che potranno essere affidati gratuitamente ai Comuni per attività di interesse pubblico. «La Regione potrà procedere direttamente alle acquisizioni o concedere contributi a enti locali e al Museo ferroviario Piemontese - spiega Dutto -. Le linee dismesse potranno diventare un’attrazione turistica, come accade in Francia». La norma consentirà il recupero Busca-Dronero, caldeggiato dal Comune e da un comitato. Potrà essere ceduta e trasformarsi in un circuito per treni a vapore del Museo di Savigliano, magari attraversata da curiosi rotabili come i «quadricicli su rotaia». «Non è da escludere - prosegue Dutto - l’ipotesi di adibirle a servizio merci sul modello di una parte della Saluzzo-Airasca, che è stata affittata a una ditta metalmeccanica». Fra le altre linee in disuso c’è anche la Bastia-Mondovì, dove però la vocazione turistica sarebbe penalizzata da un percorso tortuoso e dalle gallerie L’ultimo elenco delle «linee non comprese nella rete di interesse generale» – e quindi da dimettere - risale a 20 anni fa. L’allora ministro dei trasporti del governo Craxi, Claudio Signorile, pubblicò la lista delle ferrovie ritenute «improduttive» e destinate alla chiusura. Fra i binari «condannati» (si sarebbero dovuti tagliare tra l’85 e l’86), c’erano la Saluzzo-Savigliano, la Bastia-Mondovì e la Saluzzo-Airasca. Su questa tratta si consumò un’amara beffa: tre mesi prima della chiusura, vennero rifatti i binari che avrebbero consentito il passaggio di motrici da 200 km orari (si viaggiava ai 25 Km/h). Ora è deserta.

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