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Data di pubblicazione:05/02/2006
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:«I ritardi? Un’abitudine»
Testo dell’articolo:Acqui Terme - Non c’è tregua per i pendolari. Non fosse bastato l’ultimo incidente, venerdì, ovvero il guasto di un treno merci sulla linea Acqui-Genova, a far riesplodere la polemica contro Trenitalia si sono aggiunti i quotidiani ritardi nell’arrivo dei treni sull’altra linea utilizzata dai pendolari, la Alessandria-Torino. «Ogni giorno a noi tocca sopportare ritardi di almeno venti minuti tra Acqui e Asti. Sommati ad altri venti quando torniamo a casa, la sera, fanno quaranta minuti persi ogni santo giorno con conseguenze pesanti per chi va a lavorare». Eccola l’ultima scintilla che dopo meno di un mese di relativa calma, alimentata dalla prospettiva di un rimborso delle Fs per i disagi subiti dai viaggiatori sulle due linee, ha fatto riaccendere il fuoco della polemica.
«Non sappiamo nemmeno più perchè - hanno scritto i pendolari acquesi che devono spostarsi a Torino o Asti - ci tocca stare sul treno venti-trenta minuti in più ad ogni viaggio».
Vita da pendolari, polemiche ricorrenti, disagi che non paiono scomparire nonostante le intenzioni espresse da Trenitalia. Venerdì mattina a causa del blocco nei pressi di Mele, i passeggeri di due treni del mattino, quello delle 7.03 e quello delle 7.41 in partenza dalla stazione di Acqui, sono giunti sul posto di lavoro e a scuola con oltre due ore di ritardo.
«A viaggiare regolarmente è stato quello delle 6.13 che solo per un soffio non è incappato nel solito treno merci in panne». A prendere la parola ieri è stata l’Associazione pendolari dell’Acquese. Lo ha fatto dopo aver raccolto centinaia di lamentele e sfoghi ma non puntando il dito e dando fiato alle polemiche, proponendo invece soluzioni che potrebbero, in qualche modo, risolvere il problema alla radice. «Vogliamo essere propositivi, altrimenti rischiamo di non risolvere nulla», ha detto il presidente Alfio Zorzan. Soluzioni semplici, chiare, ma forse proprio perché tali, snobbate da chi avrebbe il potere di adottarle. «Oltre a ribadire di non far viaggiare i treni merci nelle fasce orarie dei treni viaggiatori pendolari - spiega il presidente dell’Associazione che è anche consulente dell’osservatorio sui trasporti creato dal Comune di Acqui - chiediamo l’estensione del servizio di riserva a tutto l’anno e non fino a marzo prossimo come comunicato. Ma soprattutto che in casi come quello accaduto l’altro giorno a Mele si organizzino dei servizi bus».
Pullman che dalla stazione di Mele, dove è successo il disguido l’altra mattina, portino, percorrendo la strada del Turchino, fino alla stazione di Genova Voltri. Stazione da dove sarebbe possibile proseguire con i treni ordinari verso il centro di Genova. «In questo modo - spiega ancora Zorzan - si limiterebbero notevolmente i danni». Una soluzione sperimentata da un gruppo di pendolari proprio l’altro giorno: servendosi del bus di linea in partenza da Mele sono arrivati a destinazione alle 9.30. Vale a dire cioè, circa mezz’ora prima rispetto a chi è rimasto sul treno. «E per noi - sottolinea Alfio Zorzan - mezz’ora in meno da recuperare in giornate di caos come quella dell’altro giorno non è poco».
La soluzione verrà presentata ufficialmente ai vertici di Trenitalia il prossimo 3 marzo in occasione dell’assemblea che avrebbe dovuto svolgersi la scorsa settimana ma rimandata a causa della neve.
«Non solo - dice il presidente - sarà nostra premura chiedere anche chiare spiegazioni in merito ai ritardi che sono nuovamente diventati un’abitudine per i collegamenti diretti fra Acqui e Torino». Già perché se ad essere in condizioni critiche è la linea Acqui-Genova a non godere di buona salute è anche quella diretta verso il capoluogo piemontese. Negli ultimi otto giorni si sono verificati quotidianamente ritardi non inferiori ai 20 minuti per ogni viaggio.

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