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Data di pubblicazione:03/04/2006
Fonte:La Stampa edizione di Alessandria
Titolo dell’articolo:Contro la puzza in treno armati di deodorante
Testo dell’articolo:È un venerdì mattina come tanti; pendolari assonnati si ritrovano alle 6,45 sul binario tre della stazione di Alessandria pronti a raggiungere Torino, il treno arriva puntuale. Primo inconveniente: la porta non funziona - non è la sola - e ci spostiamo tutti in avanti. Qui, invece, la porta sembra bloccata ma per fortuna un ferroviere «in carne» con tutta la sua forza riesce ad aprirla e scatta la ricerca al posto meno lurido. Ma il treno non parte: problema di freni, dicono. Alcuni addetti alle Fs guardano le ruote proprio sotto il nostro convoglio, chiediamo che previsioni fanno: regna l’incertezza più totale. Noi pendolari sappiamo che tra poco arriverà il treno da Arquata diretto a Torino, che si fa? Si scende e si prende quello? Domandiamo lumi ma i ferrovieri ci rispondono senza convinzione: «Ma no, vedrete che adesso partiamo». Dopo dieci minuti di sosta, in effetti, si parte davvero. Peccato che il treno viaggi con la «tremarella» fino ad Asti, l’assetto non è dei migliori e ci è praticamente impossibile leggere! Le parole ci ballano sotto gli occhi, ma sopportiamo: almeno a Torino si arriva. Non sappiamo, però, che cosa ci attende la sera. Porta Nuova è praticamente piombata nel caos. Chi arriva in stazione verso le 18,45 ha davanti a sé un quadro allarmante: i cartelloni riportano gli orari dei treni ma senza assegnare il binario, centinaia idi persone aspettano, sguardo all’insù, in attesa di un numero che li indirizzi verso la strada giusta. Alcune tratte sono soppresse, all’altoparlante sembra diano i numeri, è un continuo annunciare, «Contrariamente a quanto vi abbiamo detto precedentemente..». E via così si sbagliano numeri di binari e la quantificazione dei ritardi. Un distinto signore, per consolarsi, decide di andare a prendersi un caffè ma gli va male anche lì: il cameriere gli dice che alle 19 ha già lavato la macchina e può solo servirgli bevande fredde. Sconsolato si siede sul suo trolley esclamando: «Che meraviglia il progetto Grandi Stazioni!».
Intanto arriva l’Intercity Plus per tornare ad Alessandria (costo in 2^ classe ben 8,54 euro). È in condizioni igieniche deprecabili: una signora si rifiuta di salire, protesta ma neanche viene ascoltata; qualcuno tira fuori dalla borsa un deodorante per rendere più respirabile l’ambiente; vorremmo almeno aprire i finestrini per fare uscire la puzza che ci ammorba, ma sono bloccati. C’è chi minaccia esposti, chi si accontenta di mandare una e-mail di protesta. Intanto il treno parte con 15 minuti di ritardo. Finalmente si vede un ferroviere. Una signora gli dice che ha una coincidenza da prendere, lui la guarda sorridente e le dice «Buona fortuna!». Arrivato da noi, gli chiediamo come mai tutto questo caos. E lui ci spiega: «Sa, questa sera c’è la partita Torino-Catania e alcuni tifosi siciliani hanno fatto casino alla stazione del Lingotto». Lo guardiamo esterrefatti, nessuno di noi gli crede. Ma intanto siamo ad Alessandria. Un’altra settimana è finita. Come diceva una canzone degli anni Ottanta, «Thanks God is friday».

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