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Data di pubblicazione:01/05/2006
Fonte:La Stampa edizione di Alessandria
Titolo dell’articolo:Caccia al biglietto per il treno-sauna
Testo dell’articolo:Reduce dal ponte del 25 Aprile, mercoledì la solita folla di pendolari si dà appuntamento alla stazione ferroviaria di Alessandria. Non avevo acquistato il biglietto la sera precedente, ma confidavo nella possibilità di farlo la mattina dopo. Errore! La coda alle biglietterie è infinita e soltanto due sportelli sono aperti; il tabaccaio è chiuso per turno e l’edicola, da qualche tempo, non ha più diritto di vendere i biglietti a fasce chilometriche per il tragitto di 100 chilometri. Pare che le Ferrovie abbiamo deciso che Alessandria non possa avere questo privilegio, quasi come se dalla nostra stazione partissero solo viaggiatori diretti a località molto vicine! Allora non mi resta che affidarmi ai distributori automatici. Peccato che solo uno su due funzioni e anche qui la coda di pendolari è parecchio lunga. Ma deve essere una tacita regola delle nostre beneamate Ferrovie dello Stato: mostrare una certa quantità di questi dispositivi, ma poi farne funzionare soltanto la metà. Succede anche a Torino dove su una ventina di macchine, in realtà solo dieci distribuiscono i biglietti, e su queste non sempre puoi pagare come preferisci. Alcune, infatti, accettano solo contanti e altre solo carte di pagamento nonostante la scritta lampeggiante inviti il viaggiatore a scegliere la modalità che gli fa più comodo. Comunque, ottenuto con fatica il mio biglietto, vado al binario. Il treno per Torino è puntuale ma, come ormai è consuetudine, la prima porta vicino al locomotore è bloccata e bisogna correre verso le altre. Dalla seconda, davanti a un gruppo di pendolari inferociti, scende il capotreno che ha finito il suo turno e «consegna» il convoglio al collega che lo aspetta al binario. Tutto goduto, gli riferisce: «Capo, io per oggi ho finito, qui tutto bene: il riscaldamento è ok, le porte tutte funzionanti». Non riesco a trattenermi, mi volto e gli chiedo: «È sicuro di aver viaggiato su questo treno e non su un altro?» «Perché?» mi chiede sbigottito. Gli faccio notare che in massa ci siamo dovuti spostare alla ricerca della prima porta funzionante, perché la prima è bloccata. Lui, risentito, mi risponde: «Ma guardi che non è rotta, quella l’ho fatta chiudere io». Increduli, lo incalziamo di domande, e lui, per tutta risposta, e senza darci spiegazioni, ci dice: «Fate così tanta fatica a fare due passi in più per salire in treno?». Come inizio di giornata niente male, la buona educazione e i riflessi ancora lenti alle 6,30 ci impediscono di ribattere; il collega almeno ci chiede scusa e ci dice di portare pazienza. Intanto saliamo e ci accorgiamo che il riscaldamento, che come le porte doveva essere «tutto ok», raggiunge la temperatura di circa 40 gradi. La gente è paonazza, qualcuno non sa più che indumento togliersi e così, per patire meno il caldo, viaggiamo fino ad Asti con i finestrini aperti. Per fortuna, almeno quelli, oggi si aprono.

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