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Data di pubblicazione:28/07/2006
Fonte:La Stampa edizione di Aosta
Titolo dell’articolo:La guerra del RAME
Testo dell’articolo:Alla fine le Ferrovie hanno gettato la spugna: se non c’è modo di risolvere il problema, tanto vale aggirarlo. Il problema sono i furti delle trecce di rame che forniscono l’alimentazione elettrica delle linee ferroviarie, grandi e piccole; la soluzione (obbligata) è sostituire il prezioso materiale, caratterizzato da quotazioni in crescita negli ultimi 25 anni, con una lega di alluminio e acciaio in grado di garantire le stesse prestazioni ma a prezzi inferiori. È l’ultimo capitolo della guerra del rame, combattuta da anni con alterne fortune ed intensificatasi negli ultimi tempi: al punto che la sparizione delle trecce è entrata a pieno titolo fra le cause dei disservizi ferroviari. Fanno fede gli ultimi dati girati dalle Ferrovie alla Regione, decisa a marcare stretto l’azienda e preoccupata dal nuovo calo di puntualità dei treni dopo l’inizio promettente del primo trimestre 2006. Fra le tre cause individuate per spiegare i ritardi registrati nella prima metà di luglio - «generati dall’infrastruttura» (+2,63% rispetto a maggio»), «manutenzione e avaria del materiale rotabile» (+4,56%), «eventi esterni, in particolare furti di rame ed eventi meteo» (+11,44%) - i blitz messi a segno dai soliti ignoti hanno conquistato la ribalta. Un bel guaio per Rete ferroviaria italiana, che nonostante mobiliti la Polfer, non riesce a tamponare un fenomeno in crescita. Questione di danno economico, ma anche di regolarità del servizio. Quindi di immagine. Polfer in allerta

Ad ogni furto, il rilevatore che ogni 1.250 metri controlla le coppie di binari reagisce segnalando con una spia rossa l’anomalia. Quanto basta perché la centrale di controllo, su indicazione del macchinista, blocchi o rallenti i treni in attesa che una squadra di tecnici verifichi. «Non si può dire che tutti i problemi delle Ferrovie comincino e finiscano con il furto del rame - spiega l’assessore Daniele Borioli -, ma certo è una iattura in più. A questo punto servono maggiori controlli». Il fenomeno, subìto in misura minore dall’Enel (dove il rame viene impiegato per alimentare le linee a bassa e media tensione), ha assunto proporzioni tali che le Ferrovie ne parlano malvolentieri, temendo episodi di emulazione. Fra le linee più colpite quelle nel Torinese: in particolare la Torino-Milano e la Torino-Pinerolo, rispettivamente nelle tratta Torino Dora-Torino Stura e Pinerolo-None-Candiolo. Da luglio sono nel mirino anche la Torino-Savona e la Torino-Alessandria. Ma il problema è nazionale, come testimoniano gli episodici «blitz» delle forze dell’ordine. Il mese scorso un intervento promosso dalla Polfer di Napoli - «Operazione Cuprium» - ha portato all’arresto di 25 malavitosi che rubavano nottetempo il rame dai binari per piazzarlo tramite intermediari sul mercato cinese. Non solo furtarelli isolati ad opera di nomadi, quindi, ma vere e proprie gang che hanno fiutato l’affare. Situazione analoga in Piemonte e Valle D’Aosta: da gennaio Polfer e carabinieri hanno arrestato 57 persone nel corso di 73 pattugliamenti; 5 i rottamatori denunciati per ricettazione. Ladri romeni

L’ultimo sequestro data a martedì, con il ritrovamento di 830 chili di rame stoccato in un capannone a Volpiano. Finora in Italia ne sono state recuperate 300 tonnellate per un valore di un milione e mezzo di euro: la manovalanza è quasi sempre romena e albanese, i ricettatori sono italiani. Perché fa gola il rame? Il riferimento alla Cina, negli ultimi anni grande importatore insieme all’India e ad altre economie emergenti, non è casuale. Né è casuale che, con lievi eccezioni, le quotazioni del «metallo rosso» siano in ascesa da 25 anni a questa parte. L’ultima disponibile, quella di mercoledì, dava il rame (venduto in lotti di 25 tonnellate) a 7.461-7.462 dollari a tonnellata. Insomma: il business, per quanto illegale, è garantito; le contromisure in gran parte da mettere a punto. Se le Ferrovie stanno sperimentando l’impiego dell’acciaio in alternativa al rame, l’Enel cerca di ridurre al massimo la permanenza del materiale nei depositi. «Sono il punto più esposto - spiegano dall’azienda -. Per questo cerchiamo di ordinare il rame per poi utilizzarlo subito. In ogni caso non è facile raggiungere i cavi sopralevati, con il rischio di restare fulminati». Se è per questo la corrente passa anche nelle «trecce» lungo le linee ferroviarie, 3 mila Volt, che però vengono asportate con le tronchesine senza particolari problemi. La guerra del rame è appena iniziata.

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