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Data di pubblicazione:21/09/2006
Fonte:La Stampa edizione di Aosta
Titolo dell’articolo:Aosta-Ivrea-Chivasso: quel doppio binario chiamato desiderio bloccato dal ministero delle Infrastrutture. È considerata solo una tratta secondaria
Testo dell’articolo:Doppio binario addio. Sfuma, dopo le notizie giunte in Regione dal ministero delle Infrastrutture, l’ipotesi di raddoppiare la linea ferroviaria Aosta - Ivrea - Chivasso. È considerata una tratta secondaria, mancano i soldi e, qualora ci fossero, non rientrerebbe nelle priorità dei finanziamenti statali. Questo è stato il messaggio giunto da Roma e che ha stroncato i sogni del doppio binario. Si allontana, oltre al raddoppio, anche l’ipotesi del peduncolo di Montanaro. Il Canavese perde dunque un’altra possibilità, forse una delle più importanti visto che tra i gravi problemi che affliggono il territorio c’è quello di una viabilità lenta e mal servita, sia su strada che su rotaie. Il sindaco di Ivrea, Fiorenzo Grijuela stronca le speranze: «Non è considerata una linea strategica, ci è stato detto chiaro e tondo e trovare 25 milioni di euro per raddoppiare la linea è impensabile. Ora si dovranno battere altre strade». Quella, ad esempio, della regionalizzazione della tratta. Un dialogo che si dovrà aprire tra Piemonte e Valle d’Aosta (che nel frattempo ha dato incarico al Politecnico di effettuare uno studio che affronti il problema del nodo ferroviario di Chivasso), per velocizzare una linea con un mare di problemi. In particolare per quanto riguarda i tempi di percorrenza: oggi servono 50 minuti per raggiungere il capoluogo da Ivrea, un’eternità. Per il primo cittadino eporediese il capitolo ferrovia però resta aperto. Si sta lavorando all’elettrificazione della linea e dei passaggi a livello, ora i sindaci dovranno incontrarsi per presentare un progetto sul miglioramento della linea. Che non si tratti di un capitolo chiuso e che, anzi, la questione debba rimanere tra i punti fondamentali del piano strategico per il Canavese, ne è convinto anche il presidente della Provincia Antonio Saitta. Spiega: «La settimana scorsa abbiamo avuto un incontro con il direttore di Ferrovie italiane. Sappiamo che c’è un accordo con la Regione Piemonte, che tra le priorità ha inserito quella della linea ferrata, per risolvere il nodo di Chivasso attraverso un peduncolo. Solo in questo modo si potrà abbattere di almeno un quarto d’ora il tempo di percorrenza».
I tempi stringono, i soldi mancano, i pendolari si lamentano. Il consigliere regionale Sdi Rosa nel Pugno, Luigi Ricca che nei mesi scorsi aveva effettuato una sorta di inchiesta personale (poi trasformata in interrogazione in consiglio regionale), attacca: «Quello della ferrovia in Canavese è un problema enorme, sia in termini di tempi di percorrenza, che per i continui disagi ai pendolari. Per i ritardi e per i problemi tecnici che io stesso ho riscontrato viaggiando su questi treni».

Il Canavese non ha bisogno di altri registi
Canavese sempre più isolato? Non c’è dubbio dopo l’ennesima doccia fredda sul mancato raddoppio della ferrovia Aosta-Ivrea-Chivasso. Notizia prevedibile,visti i chiari di luna delle casse statali (e regionali) ma inevitabile per un territorio che sembra aver scelto lo splendido isolamento. E dire che parecchi amministratori del passato si erano sbizzariti nel fare entrare ed uscire dai cassetti i progetti più svariati (regolarmente pagati a fior fiore di professionisti) «per agganciare il Canavese al cuore dell’Europa e al resto del Piemonte» si diceva: bretelle autostradali tra Ivrea e Biella, autoporto a San Giorgio, innesti ferroviari fra la Ivrea-Chivasso e la Canavesana; liberalizzazione dell’A5 fra Torino e San Giorgio, traforo di Monte Navale a Ivrea, fino al traforo della Galisia, sopra Ceresole, per collegare il Canavese alla Francia attraverso la Val d’Isère. Un’immaginaria mostra di tutti questi progetti avrebbe bisogno di sale espositive davvero ampie. Battute a parte, per il Canavese e soprattutto per la sua ex capitale, Ivrea, la prospettiva è quella di diventare un territorio marginale. E serve davvero a poco istituire «cabine di regia» per mettere in scena un film senza conoscere la trama. Perché il Canavese, più che di registi, oggi ha bisogno di sceneggiatori autorevoli e credibili in grado di scrivere un film nuovo, fuori dagli schemi, coraggioso e innovativo.

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