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Data di pubblicazione:02/02/2007
Fonte:La Stampa edizione di Asti
Titolo dell’articolo:In treno fra le stazioni fantasma
Testo dell’articolo:SAN PAOLO SOLBRITO - Partendo da Asti, il «marciapiede per Torino», come canterebbe Roberto Vecchioni, si snoda per 56 chilometri. Sono cinque le stazioni che il treno attraversa prima di uscire dalla provincia e per tre di queste, nel corso degli incontri tra il Comitato pendolari dell’«Asti-Torino» e Trenitalia, l’azienda ha ipotizzato la chiusura. Si tratta di colloqui informali da cui sono emersi i nomi delle presunte «vittime»: San Damiano, Baldichieri e San Paolo Solbrito, mentre Villafranca-Cantarana e Villanova dovrebbero essere fuori pericolo. Ma non è un caso che, nello studio pubblicato nei giorni scorsi dalla Regione, gli ispettori incaricati di sorvegliare 98 scali piemontesi includano proprio San Paolo Solbrito tra le «pecore nere» del trasporto locale. Nel cuore del Pianalto Astigiano, poco prima di Villanova, la stazione di San Paolo al mattino è quasi deserta. In discesa e al fondo di una curva, è un po’ nascosta tanto che spesso, spiega Claudio Lano per il Comitato pendolari, «succede che i macchinisti la vedano all’ultimo momento e si fermino un po’ dopo, nei campi». Intorno non c’è molto, il paese comincia qualche centinaio di metri più in là e i due marciapiedi che costeggiano i binari hanno giusto una panchina ciascuno, coperte dal casotto in muratura che regge la scritta «San Paolo Solbrito».


Corse affannose

Per gli ispettori regionali «brilla» per assenza di servizi. «In realtà - ironizza Lano - sono equamente distribuiti per binario: su un lato c’è il monitor, sull’altro l’obliteratrice». E passare dall’uno all’altro non è cosa semplice, perché a San Paolo non c’è il «sottopasso» e si deve tornare indietro, uscire dalla stazione, raggiungere il ponte che passa sopra alla ferrovia e scendere dall’altro lato, giù per una scaletta e poi lungo un sentiero sterrato, fino al binario opposto. «L’effetto è comico - prosegue - quando l’altoparlante annuncia che il treno arriverà sull’altro binario e tutti si affannano per raggiungerlo in tempo».


Cinque biglietti al giorno

A comprare i biglietti si deve andare in paese, all’edicola di Maddalena Marino. «Non ci guadagniamo nulla - racconta la titolare -. Lo facciamo solo per dare un servizio, ma da quando hanno tolto le corse del mattino per Torino, molto usate dagli studenti, ne stampiamo al massimo cinque al giorno». Il problema è proprio questo: «Dicono che la stazione sia abbandonata - spiega Lano - ma è ovvio, tolgono i treni negli orari più utili e i ragazzi sono costretti a farsi portare in macchina fino a Villanova». Proseguendo il viaggio verso Asti, se si scende a Baldichieri viene da chiedersi perché anche questa stazione non sia quasi citata nel rapporto regionale. Una volta c’era la sala d’aspetto, ora l’edificio mostra solo più tre stanze abbandonate, vecchi scatoloni, rifiuti e vetrate infrante. Neanche qui i biglietti si possono comprare perché Francesco Stabile, socio del vicino «Cippalippa bar», ha smesso di venderli quando gli hanno rubato la carta per stamparli e l’azienda gli ha imposto una multa da 4500 euro. Dice: «È ovvio che non mi conviene». A San Damiano è diverso. La stazione, in realtà, si trova a Vaglierano basso e dista almeno sei chilometri dal paese. Qui tutto sembra in ordine: obliteratrici, monitor, sottopasso, biglietteria automatica e sala d’aspetto. «Vorrebbero eliminare anche questa - racconta Lano - ma basterebbe collegarla con autobus al centro abitato e sarebbe di sicuro più frequentata». Per il Comitato pendolari, è l’assenza di servizi a rendere deserte le piccole stazioni. «Trenitalia dovrebbe utilizzare meglio quello che c’è già invece di abbandonarlo» considera Lano. E aggiunge: «Non ha senso che Provincia e Regione ci chiedano di usare il trasporto pubblico, per poi obbligarci a prendere l’auto per raggiungere le stazioni ferroviarie».

Maddalena Marino è titolare dell’edicola di San Paolo Solbrito. È l’unica in paese a vendere i biglietti del treno (4,50 euro per Torino, 4 per Asti tra andata e ritorno). «Hanno eliminato corse al mattino presto - dice - e ora ne vendiamo molti meno».

Francesco Stabile è tra i soci del «Cippalippa caffè», che è stato aperto a fianco della stazione di Baldichieri. «Non vendo più i tagliandi ferroviari da tempo - racconta -: non mi conviene. Al massimo, in un mese guadagnavo in tutto 50 euro».

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