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Data di pubblicazione:21/02/2007
Fonte:Gazzetta d’Alba
Titolo dell’articolo:Santo Stefano Belbo: un museo nella stazione?
Testo dell’articolo:In Valle Belbo si torna a parlare di recupero delle vecchie stazioni ferroviarie, dimesse ormai da anni dopo la privatizzazione delle Ffss e il passaggio a Trenitalia. I progetti messi in campo dalle Amministrazioni comunali per recuperare le strutture sono molti, a partire dalla stazione di Calamandrana, dove ha trovato rifugio la “Bottega del vino”, all’ipotesi di Costigliole, che vorrebbe darla in gestione ad associazioni di volontariato. Da Santo Stefano Belbo parte invece l’idea di creare tra le mura ferroviarie una saletta-museo dedicata a Cesare Pavese in cui esporre fotografie, manoscritti, e documenti relativi allo scrittore.


La stazione di Santo Stefano Belbo. Sulla stessa linea ferroviaria la stazione di Neive ospita da anni le associazioni di volontariato del paese, mentre quella di Barbaresco, abbandonata da tempo, è stata messa in vendita l’anno scorso, ma l’asta è andata deserta.


«Una seconda ipotesi – spiega il Sindaco Beppe Artuffo – è quella di trasformare il resto dei locali in laboratori artistici dove i giovani del territorio possano dar sfogo alla loro creatività e coltivare in modo sano il loro bisogno di aggregazione». «Un progetto di recupero importante – continua Artuffo – per il quale si attende solamente il finanziamento e con il quale si vuole completare il piano più generale di recupero dei luoghi pavesiani».

Attualmente il piano terra dell’edificio e una parte del terreno circostante sono stati concessi in comodato d’uso gratuito al Comune, mentre il piano superiore è concesso in affitto a una famiglia. «Si tratta di un luogo pavesiano importante che non può essere lasciato in queste condizioni», conclude Artuffo. Un luogo attorno al quale un tempo ruotava buona parte della vita sociale del paese e che oggi potrebbe riprendersi il fascino descritto da Pavese ne La luna e i falò: «Sentivo tra i peschi arrivare il treno e riempire la vallata filando o venendo da Canelli, in quei momenti mi fermavo sulla zappa, guardavo il fumo, i vagoni».

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