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Data di pubblicazione:12/03/2007
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Le ferrovie facciano ergonomia
Testo dell’articolo:Sono vent’anni che uso quasi quotidianamente i treni. E sono vent’anni che intreccio le mie gambe - a pettine - con quelle degli altri passeggeri nel risicato spazio tra un sedile e l’altro. Da vent’anni mi chiedo: perché li hanno progettati così stretti? Questa settimana finalmente ho fatto una verifica. Mi sono munito di un metro estensibile e ho misurato lo spazio tra i sedili di tutti i treni su cui salivo. Questi i rilievi. Treno regionale tra Milano e Bergamo: la seduta del sedile misura 39 centimetri, lo spazio tra uno e l’altro è di 37,5 cm. Treno regionale tra Carnate e Bergamo: seduta di 45 cm, distanza di 48 cm. Treno tra Bergamo e Milano: 39 cm di seduta e 39 cm di distanza. Intercity Plus da Milano a Napoli: in seconda classe sono 45 cm di seduta e 42 cm di distanza, in prima 50 cm di seduta e 73 cm tra un sedile e l’altro. Eurostar da Milano a Roma: prima classe 45 cm di seduta e 54 cm di spazio per le gambe. Esistono misure standard per progettare i sedili dei treni? Naturalmente sì. C’è una disciplina specifica, l’ergonomia: si occupa delle condizioni dell’ambiente di lavoro per adattarlo alle esigenze psico-fisiche del lavoratore. Ad esempio, la forma della sedia dell’ufficio, il casco del lavoratore in cantiere, la posizione e l’illuminazione degli ambienti di lavoro, eccetera. L’ergonomia è nata in ambito militare, durante la Seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti: la forma dell’elmetto per poter telefonare senza toglierselo. Poi ha avuto una grande ricaduta in ambito civile, come accade sempre. Mi sono munito di una delle bibbie dell’ergonomia. Le meravigliose tavole di Henry Dreyfuss: The Measure of Man. Human Factors in Design (Whitney Library of Design). Ecco dunque i calcoli. Un operaio con vestiti di lavoro ha un ingombro - tra natica e piede - di 88,39 centimetri; un uomo in abiti civili, molto leggeri probabilmente, occupa invece 72 cm. Il Dreyfuss procede seguendo il percentile: stabilisce una media di cento persone scartando le cinque più piccole e le cinque più grandi. Ho fatto un’ulteriore verifica con il Manuale dell’architetto, dove sono riportate tutte le misure degli oggetti da progettare per uso umano. Qui è fornita una sola misura: cm 90, piede compreso. Conclusione: fatto salvo che la statura media degli italiani è cresciuta (6 cm negli ultimi trent’anni), cosa di cui i designer delle ferrovie non sembrano consapevoli, è evidente che chi progetta questi vagoni non tiene conto della lunghezza dei piedi. In effetti, ogni giorno li devo incastrare con quelli degli altri, come se non esistessero.

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