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Data di pubblicazione:11/04/2007
Fonte:Gazzetta d’Alba
Titolo dell’articolo:Alba: treni cari, servizio scadente
Testo dell’articolo:Elena: «Il biglietto rincarerà ancora? Già oggi l’offerta non è all’altezza del prezzo pagato». Sovraffollamento e sporcizia: i viaggiatori costretti a sostare nei corridoi e a sedersi sui mancorrenti.

La partenza da Alba è fissata alle 6.54 e l’arrivo a Torino è previsto per le 8.10, dopo circa un’ora e dieci minuti di viaggio e 5 minuti di ritardo, dovuti a una sosta forzata a Sommariva del Bosco. Si tratta di quello che viene definito dai viaggiatori un “raggio di luce”: è l’unico treno diretto, che al mattino presto porta i pendolari albesi nel capoluogo piemontese, mentre per tutte le corse successive occorre cambiare a Bra oppure a Cavallermaggiore.

Per capire quali sono gli umori – Trenitalia ha in cantiere per i prossimi 5 anni un aumento tra il 17 e il 22 per cento del costo del biglietto sulle rotte locali – abbiamo lasciato parlare coloro che sui treni passano buona parte della vita, viaggiando con loro.

«Questo futuro rincaro», esordisce Elena, 35 anni, operatrice in campo sociale, «non ha alcuna ragion d’essere, dal momento che oggi il servizio non è all’altezza del prezzo pagato. Se escludiamo questa corsa, infatti, non c’è altro treno diretto per Torino e per chi è pendolare questo è il problema. Da Carmagnola in poi il sovraffollamento costringe le persone a sostare in piedi, quando si potrebbe semplicemente aumentare il numero delle carrozze».

Il fenomeno costringe i viaggiatori a sostare nei corridoi, a sistemarsi come possono nelle zone antistanti le uscite e addirittura a sedersi sui mancorrenti prospicienti le porte.

«Non ha alcun senso equiparare il costo del viaggio in treno a quello dei pullman interurbani», rincara la dose, Marta, 28 anni, impiegata. «Alcune colleghe utilizzano il bus, ma la differenza è che salgono, si siedono e arrivano comode a destinazione, mentre io devo fare lo slalom e incastrare le diverse coincidenze, sia per l’andata che per il ritorno».

Mattia, 16 anni, studente, si sofferma su un altro aspetto che ritiene primario: «Ciò che noto quotidianamente, è lo scarso livello igienico delle carrozze, sempre odori maleodoranti, e dei sedili, molto spesso sporchi e sui quali non risulta possibile accomodarsi».

L’esiguità nel numero dei collegamenti fra Alba e Torino, inoltre, fa sì che molti, fra i quali lo stesso Mattia, raggiungano Torino in treno e facciano ritorno a casa in pullman visto che in determinati periodi della giornata, in particolare nell’orario di uscita delle scuole e in concomitanza con la chiusura degli uffici, il numero delle corse è limitato.

«Il punto chiave, che sta alla base del problema», dice Antonio, 34 anni, studente-lavoratore al Politecnico, «è che, pagando un biglietto da 3,70 euro, non è tollerabile – a parte questa corsa diretta del mattino – impiegare un’ora e mezza di viaggio per raggiungere Torino. Mi è capitato di dover cambiare addirittura quattro treni (Alba-Cavallermaggiore, Cavallermaggiore-Carmagnola, Carmagnola-Torino Lingotto, Torino Lingotto-Torino Porta nuova) per poter arrivare al lavoro. È assurdo. Un aumento? È incredibile pensare a una mossa del genere».

Si avverte, comune, il disagio provocato dalla disinformazione. I pendolari lamentano le mancate comunicazioni nei casi di improvvise soppressioni dei treni oppure, come lo scorso 2 aprile, degli scioperi regionali. «La notizia della sospensione del servizio», denunciano, «non era stata adeguatamente diffusa e ha provocato notevoli ritardi sull’arrivo a Torino, mentre per il ritorno abbiamo dovuto ricorrere a nostre soluzioni alternative, dal momento che non c’era alcun treno disponibile».

In questo quadro di pessimismo, c’è anche chi – pochi – riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, come Agnese, 26 anni, neolaureata, per la quale «la linea Alba-Torino non è poi così male, paragonata a quella Alba-Asti-Genova, che ho sperimentato per diverso tempo: lì mancavano le coincidenze e i ritardi erano spaventosi, insomma un disastro. Qui la situazione è decisamente migliore». Dello stesso parere Giovanni, 36 anni, operaio: «Non bisogna sempre cavalcare l’onda del pessimismo, lamentandosi», dice. «I ritardi sono minimi e il servizio, secondo il mio parere, soddisfacente».

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