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Data di pubblicazione:27/06/2007
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:La rivolta dei pendolari. Proteste perché nella stagione estiva Trenitalia ricorre ai bus sostitutivi. E arrivano altri aumenti.
Testo dell’articolo:Treni: esplode la rabbia dei pendolari. Il giorno dopo l’annuncio dell’inasprimento delle tariffe da luglio, con un sovrappiù da gennaio, partono gli strali di chi non accetta nuovi esborsi a fronte di miglioramenti teorici. «Paghi oggi, ottieni domani»: questo il principio che ieri ha fatto perdere le staffe a migliaia di persone. Da Alessandria a Novara, passando per Cuneo, i «forzati» del treno - quelli per cui la mobilità sostenibile non è una scelta di vita ma un obbligo imposto dalle circostanze - vedono rosso. Nel mirino ci sono sempre gli stessi problemi: puntualità e pulizia. Ma anche carrozze vetuste e guasti a ripetizione, due facce della stessa medaglia. «Che almeno si arrivi alla detassazione totale per i pendolari lavoratori e studenti degli abbonamenti a tutti i mezzi pubblici», chiede, invano, Cesare Carbonari, referente del Comitato spontaneo sulla linea Torino-Milano. E la Regione? L’assessore Borioli (Trasporti) difende l’aumento delle tariffe, bloccate da anni,ma non intende firmare una cambiale in bianco alle Ferrovie: «Se non migliorerà il servizio non scatterà la seconda tranche di aumenti».

Il pendolare si riconosce per un particolare, quello di correre per non perdere il treno. Il pendolare si riconosce anche per un altro particolare, quello di rallentare improvvisamente, di fronte al binario, ché tanto il treno è in ritardo. Ieri, sul marciapiede del binario 17 a Porta Nuova la notizia dell’aumento delle tariffe ferroviarie, a partire dal 1° luglio, ha registrato un primo effetto diretto: la rabbia di chi, ogni giorno, usa i mezzi su rotaia per raggiungere il posto di lavoro, o di studio. «Viaggiamo su treni perennemente in ritardo - dice Umbertina Allessandrini, dipendente dell’esattoria - per non parlare della pulizia dei vagoni e dei servizi igienici, che definire sporchi è un eufemismo: gli aumenti delle tariffe devono essere proporzionati alla maggior qualità dei servizi». Umbertina aspetta il Torino-Alpignano, in ritardo, così come Francesca Benenati, studentessa al Politecnico, che deve raggiungere Domodossola: «Hanno il coraggio di aumentare le tariffe, mentre ci costringono a viaggiare su “carri bestiame”, senza aria condizionata, sovraffollati, avvolti nella puzza, dove non puoi neanche leggere perché ti si appannano gli occhiali». Anche Antonio Marcoli, dipendente comunale diretto a Rosta, è «moderatamente arrabbiato - spiega - perché va bene pagare per i servizi, va male, invece, quando gli aumenti non sono giustificati dai miglioramenti». Tra i binari, le bollatrici e il caldo di Porta Nuova per una volta i viaggiatori sono tutti d’accordo: «Quello di Trenitalia e Regione è un ricatto - dice Ivan Bertolini -: sanno che per venire a Torino, tra ztl e parcheggi impossibili, non possiamo fare a meno del treno». «Che almeno - dice Cesare Carbonari, del comitato spontaneo pendolari linea Torino-Milano - si arrivi alla detassazione totale per i pendolari lavoratori e studenti degli abbonamenti a tutti i mezzi pubblici. Soprattutto considerando che in una famiglia spostarsi con treni e autobus può arrivare a incidere sul bilancio fino a 1500-2000 euro all’anno»

Alessandria
Non va meglio ad Alessandria: «Il servizio continua a essere ai livelli di un paese arretrato - dice Riccardo Leardi, dell’Associazione pendolari novesi, pendolare fra Novi Ligure e Genova -. Sul treno trascorro parte della mia vita e butto via parte del mio tempo libero, e come me migliaia di altre persone che, spesso, arrivano in ritardo sul posto di lavoro e ci rimettono, per ore di lavoro perse, anche denaro. E poi ci parlano di aumenti delle tariffe. Si dovrebbe affiancare a questo rincaro dei biglietti e degli abbonamenti almeno la possibilità di detrarre dalla dichiarazione dei redditi questa spesa, soprattutto per i lavoratori dipendenti che magari guadagnano 900 euro al mese e per i quali ora l’abbonamento mensile rappresenta circa un decimo dello stipendio».
Sull’Alessandria-Torino si registrano ritardi elevati e guasti alle porte sui nuovi Minuetti. Lamentele poi perché con la stagione estiva Trenitalia ha sostituito molti treni con gli autobus, che danno ancora meno garanzie di rispettare gli orari. Dice Alfio Zorzan, dell’Associazione pendolari dell’Acquese: «In direzione di Genova, rimangono i soliti problemi che vanno dalle soppressioni di convogli all’aumento dei tempi di percorrenza. Nonostante non vi siano al momento lavori lungo questa linea ferroviaria, alcuni treni impiegano un’ora e 45 minuti per andare da Acqui Terme a Genova».

Novara, nella sporcizia
Per chi viaggia da Novara a Torino, l’abbonamento aumenterà di 102 euro all’anno e i pendolari novaresi, che già hanno protestato in passato per le condizioni dei convogli, l’hanno presa malissimo. «È un’indecenza - dice Marco Martinoli - perché già viaggiamo in condizioni ridicole, coi treni sporchi e in ritardo, e adesso ci vengono anche ad applicare un aumento». Anche Mariano Settembri è stupefatto: «Un ritocco all’abbonamento o al biglietto è giustificato quando si sono apportate migliorie al servizio. Ma sulla tratta Torino-Novara-Milano questo non è avvenuto, quindi è un aumento ingiusto, una beffa. Ai viaggiatori si promettono continui miglioramenti, che non arrivano mai».

Cuneo, i delusi
Davide Fissore è ricercatore al Politecnico di Torino. «Parto da Bra ogni mattina, il mio abbonamento costerà 100 euro in più all’anno». I rincari imposti da Ferrovie e Regione andranno a colpire soprattutto studenti e lavoratori precari: «Quelli che non possono permettersi un alloggio a Torino». Succede che da Cuneo talvolta si impieghi anche un’ora e 24 minuti per raggiungere Torino: «Secondo Trenitalia è colpa del binario unico tra Cuneo e Fossano - dice Andrea Sacco, del Comitato Pendolari Alba Bra -, servirebbe il raddoppio, ma non risolverebbe altri problemi: in Piemonte ci sono almeno un centinaio di treni che ogni giorno viaggiano praticamente vuoti. Questo perché manca una programmazione seria degli orari e uno studio approfondito delle utenze da servire».

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