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Data di pubblicazione:15/07/2007
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:Senza il treno, “viaggio da incubo”
Testo dell’articolo:Non c’è pace per i pendolari dell’acquese. A mandare su tutte le furie almeno un centinaio di studenti e lavoratori, è stato il treno regionale in partenza da Genova Brignole alle 15.35, con direzione Acqui Terme di venerdì. Un’autentica odissea. Ecco il racconto di chi l’ha vissuta.

«Una volta arrivati in stazione siamo stati informati che il treno era rotto e quindi soppresso - ricorda uno dei protagonisti - ci hanno spiegato che sarebbero stati organizzati servizi sostitutivi, pullman per intenderci, ma che avremmo dovuto recarci a Sampierdarema». Ed è così che il popolo dei pendolari ha fatto. C’è chi ha scelto l’autobus, chi un treno metropolitano. Ma a Sampierdarena hanno avuto inizio i veri problemi.

«In effetti è proprio così - racconta Lorenzo, ingegnere informatico, pendolare acquese ormai da diversi anni - i pullman a disposizione erano soltanto due, noi invece un centinaio». Un numero nettamente superiore alla capienza dei due autobus. «Siamo rimasti a terra circa in venti - prosegue - eravamo convinti che qualcuno avrebbe provveduto ad inviare un altro pullman» invece nulla. Passano i minuti, addirittura un’ora e nessuno si avvicina ai malcapitati per dare informazioni. «C’era un sole cocente - racconta l’ingegnere - Trenitalia - addirittura due persone anziane hanno avuto un leggero malore. Ed è proprio in quel momento che abbiamo deciso di entrare in stazione per chiedere spiegazioni». Anche quelle però, esattamente come il pullman, non arrivano. «Ho chiesto spiegazioni all’ufficio preposto ma mi sono sentito dire che non ne sapevano nulla». Ecco allora la decisione di salire sul primo treno in partenza per la città dei fanghi. Si tratta del diretto in partenza da Sampierdarena alle 17.04 per Acqui. Treno che, tra l’altro, proprio per il guasto di quello delle 15.35, era stato trasformato in regionale anche se i passeggeri non erano stati informati. «A parte questo piccolo, si fa per dire, inconveniente siamo saliti convinti di poter arrivare a casa, anche se in notevole ritardo». Ma così non è stato. Se è vero che fino a Ovada sono state rispettate tutte le fermate, dopo sono state saltate le stazioni di Molare, Prasco e Visone. E anche in questo caso niente spiegazioni. «Ci siamo fermati direttamente ad Acqui con il risultato che chi avrebbe dovuto scendere in una di quelle stazioni ha dovuto arrangiarsi con mezzi propri»

C’è chi ha chiamato un taxi, chi invece ha telefonato a parenti edamici. Insomma, una vera e propria odissea che ha scatenato la polemica fra i pendolari. «Per quanto mi riguarda - dice ancora il giovane ingegnere - ho inoltrato una protesta formale a Trenitalia. Va bene che venerdì era il 13 del mese e quindi notoriamente un giorno non proprio fortunato ma non mi sembra sufficiente per giustificare quanto abbiamo subito. Mi devono spiegare il perché di questo disservizio e credo lo debbano fare anche a tutti gli altri passeggeri». Uomini e donne veramente esasperati che si sono rivolti all’associazione pendolari dell’acquese per avere giustizia. Sicuramente non una novità, nell’ultimo anno, visto la lunga collezione di lamentele soprattutto su questa linea la più martoriata di tutta la zona. E che nonostante le rassicurazioni arrivate durante l’ultima assemblea pubblica, avvenuta ad Acqui e alla quale hanno partecipato oltre ai pendolari, i rappresentanti di Trenitalia, continua ad avere grossi problemi.

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