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Data di pubblicazione:20/07/2007
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:Torino: rivoluzione Metro 2
Testo dell’articolo:Il futuro passa a Nord-Est. Il recente accordo tra Palazzo Civico e la cordata di privati formata da Maire Technimont, Siemens e Intesa-Sanpaolo per finanziare la futura Linea 2 del metrò rappresenta il cuore di un’operazione immobiliare, di trasporto pubblico e di viabilità in senso più generale, di dimensioni colossali che rivoluzioneranno il volto di Torino nell’area che comprende lo scalo Vanchiglia, a fianco del Cimitero Monumentale. Rivoluzione perché, come ogni organismo vivente che si rispetti, anche l’enorme insediamento urbano che nascerà su quel pezzo di Torino fra via Bologna, l’attuale trincerone della ferrovia, corso Regio Parco e corso Novara, avrà bisogno di sangue, cioè gente. E per portarci la gente saranno realizzate arterie viarie, ferroviarie e di metropolitana che influenzeranno radicalmente i flussi di traffico nella zona Nord di Torino. Per dire, ai residenti della zona collinare che si affaccia su San Mauro e, in parte, su Sassi sarà più conveniente entrare in Torino attraverso l’attuale superstrada per Chivasso, piuttosto che infilarsi nell’imbuto della precollina. Questo perché nascerà una nuova arteria che partendo dalla superstrada per Chivasso scenderà a Sud, s’innesterà in lungo Stura Lazio dov’è oggi la cosiddetta «curva delle cento lire», s’inabisserà sotto il Po e arriverà ai parcheggi dello scalo Vanchiglia.

La Linea 2
Lo scalo Vanchiglia rappresenterà per gli automobilisti l’occasione per lasciare l’auto e utilizzare la nuova Linea 2 del metrò che dai Giardini Reali, correndo lungo corso Regio Parco, entrerà nell’attuale trincerone abbandonato dalle ferrovie (e già acquistato da una società immobiliare astigiana) e arriverà fino al Parco Sempione, su via Cigna. Lì nascerà una grande stazione d’interscambio - si chiamerà «Rebaudengo», da non confondere con la vicina piazza Rebaudengo - dove sta arrivando il Passante ferroviario, quello che passa sotto il boulevard che già possiamo ammirare da largo Orbassano a corso Vittorio e, presto, fino a Porta Susa e, entro il 2011, fino a Stura: 12 chilometri che taglieranno elegantemente Torino da Sud a Nord.

Linea 2: le opzioni
Il tracciato della nuova linea è certo solo da Orbassano, lungo l’omonimo corso, fino al quadrivio Zappata, sotto largo Orbassano, dove s’intrecciano le linee ferroviarie per Milano, per la Val di Susa e, un giorno, la metropolitana. Da lì a piazza Castello si stanno valutando due strade diverse. La prima, già conosciuta, prevede che la «2» sfrutti l’attuale tracciato ferroviario, entri nello scalo di Porta Nuova e arrivi ai Giardini passando sotto via Roma. «Ma via Roma è già impegnata dai parcheggi - ragiona l’assessore all’Urbanistica, Mario Viano - e, nel tratto di Porta Nuova, la 2 sarebbe a poche centinaia di metri dalla Linea 1 che stiamo realizzando in via Nizza. Che senso avrebbe?». Meglio far passare la «2» sotto corso Re Umberto, piazza Solferino, via Micca e poi i Giardini: «Sarebbe un percorso più baricentrico» commenta Viano.

Verso la Reggia
Le altre varianti della «2» riguardano il percorso successivo a stazione Rebaudengo, verso la Reggia. Oggi è in progetto lo scavo di una galleria sotto corso Grosseto destinata alla Torino-Ceres che così porterebbe i passeggeri di Caselle in centro. Sul tavolo, però, c’è un’altra opzione: realizzare un nuovo percorso della Torino-Ceres da Borgaro verso il Passante e, a questo punto, portare la Linea 2 a Venaria utilizzando la progettata galleria sotto corso Grosseto oppure deviando a Sud, passando dalla stazione Dora, e utilizzando l’esistente ferrovia sotto via Stradella.

Pubblico e privato
Tutta la rivoluzione viaria ruota attorno all’area dello scalo Vanchiglia dove i tre privati si sono detti interessati a finanziare il tratto di Linea «2» da Porta Nuova alla futura stazione Rebaudengo il cui costo si aggira intorno ai 500 milioni di euro. Per permettere ciò nascerà una «società di trasformazione urbana». I cui soci saranno appunto i privati con il Comune che su quelle aree possiede vasti appezzamenti (ad esempio il deposito «Tortona» di Gtt e il deposito principale delle auto comunali) e gli altri proprietari di terreni e immobili (lo stabilimento Urmet, il ministero della Difesa che ha parecchie caserme e altri piccoli proprietari).

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