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Data di pubblicazione:05/09/2007
Fonte:Corriere.it
Titolo dell’articolo:Nel giorno dell’Eurostar dei record tra Parigi e Londra, il Roma-Milano ha 2 ore di ritardo
Testo dell’articolo:MILANO - Quanto dista l’Italia dall’Europa via treno? Tanto, forse troppo.
Ieri le agenzie di tutta Europa hanno lanciato in rete la notizia del nuovo record per l’Eurostar Parigi-Londra: 2 ore, 3 minuti e 39 secondi per una distanza di 492 chilometri tra le due capitali. Sempre ieri nessun’agenzia italiana ha rilanciato la notizia che anche l’Eurostar Roma-Milano ha fatto il record, ma al contrario: 6 ore e 30 per 632 km, ben 120 minuti di ritardo accumulati dal treno alta velocità proveniente da Napoli prima per un guasto alla linea causa maltempo nella stazione di Gricignano, poi grazie ad un altro stop di 20 minuti sull’Appennino tra Firenze e Bologna, sempre per «problemi tecnici».

Una giornata straordinaria, dirà qualcuno. Sì, straordinaria come quella precedente: lunedì. Eurostar provenienti da Sud e diretti al Nord con 90 minuti di media di ritardo per un suicidio all’altezza di Modena: treni deviati sulla linea per Mantova e rallentamenti oceanici. Un suicido non è imputabile a Trenitalia, ovviamente. Ma nella statistica dei minuti di ritardo dei treni viaggiatori per i principali eventi esterni la parte del leone la fa la voce «ritardi accidentali»: 82.228 nel solo mese di giugno per un totale, in quel mese, di circa 170mila minuti di ritardo accumulati. Ovvero 2883 ore, ovvero 118 giorni. Dietro gli eventi accidentali, seguono poi eventi meteo e naturali (39.392 minuti) e altre voci. «Investimenti persone/suicidi» è l’ultima: 1606 minuti persi a giugno.

Ormai i ritardi in Italia non fanno più notizia. Un treno in ritardo è una non-notizia. È la normalità, vissuta purtroppo quotidianamente dai viaggiatori. E i dati di Trenitalia in questo senso sono illuminanti: la media annua della puntualità mensile degli Eurostar viaggia intorno all’87,9%. Peccato che per le statistiche di Trenitalia un treno che arriva con un ritardo entro i 15 minuti sia considerato «puntuale»: così si alza la media degli arrivi in orario, i 15 minuti di ritardo sono da considerarsi «fisiologici». Bisognerebbe sentire cosa ne pensano i viaggiatori.

I casi si sprecano. Davvero. Un esempio a caso, così a occhi chiusi? L’Eurostar del 26 giugno Napoli-Milano. Orario previsto di partenza: 8.48. Orario previsto di arrivo: ore 15. Orario reale di partenza: 8:49. Orario reale di arrivo: 15.45. Quarantacinque minuti di ritardo. Motivo? Non ufficialmente comunicato. Una gentile controllore, a richiesta, parla di un «generico guasto alla motrice già in partenza». Durante il viaggio e all’arrivo a Milano nessuna comunicazione ufficiale del capotreno sull’entità del ritardo, sui motivi e tantomeno sulla possibilità di richiedere il rimborso.

Un solo esempio, l’ultimo. Una goccia nel mare di Eurostar e Intercity che viaggiano con il ritardo standard di 10-15 minuti. E che tutti ormai accettano con un misto di rabbia e rassegnazione attraverso una gamma di sensazioni che spazia dal fastidio all’incazzatura: il tutto però condito dalla scontata alzata di spalle «Siamo in Italia, così funziona». Ma non dovrebbe. Soprattutto quando si ha a che fare con un servizio che si paga. E che se tale non è diventa invece un disservizio che dovrà pur avere dei responsabili. Ma nessuno è colpevole dei ritardi dei treni. Solo gli utenti si rallegrano e si rasserenano a sentirsi dire (non sempre, per la verità) all’arrivo del viaggio: «Ci scusiamo del ritardo. Trenitalia vi ringrazia della scelta e spera di avervi ancora a bordo». Quale scelta? C’è solo Trenitalia.

Né populismo né retorica. Solo constatazione della realtà. Nessuno pretende in Italia la puntualità dei giapponesi che nel 2004 si sono pubblicamente scusati per 12 secondi di ritardo accumulati in 12 mesi (il treno superveloce “Shinkansen” viaggia ogni 15 minuti su linee lunghe anche 1.500 km) ma molti, moltissimi, di quelli che pagano il biglietto pretenderebbero di capire il perché si viaggia sempre più spesso in ritardo con tutte le conseguenze che ne derivano: coincidenze saltate, riunioni e appuntamenti da spostare, fegato a forte rischio stress. Il tutto - da non sottovalutare - con altri aumenti tariffari in arrivo, come ha assicurato il ministro Tommaso Padoa-Schioppa. Che se ha ricordato che quelli italiani sono tra i biglietti meno cari in Europa, non ha aggiunto che i treni italiani sono quelli con i maggiori ritardi.
Avanti così. Trenitalia non molla. La campagna scelta per distruggere gli utenti (non si chiamano più viaggiatori da tempo, purtroppo) che al posto della macchina preferiscono o sono obbligati all’uso del treno non accenna a diminuire. Anzi.

Che i treni italiani siano in confusione non si scopre certo oggi. Che gli Eurostar, nati con grandi aspettative, si siano trasformati in Intercity senza fermate intermedie è una constatazione che chi viaggia in treno ha sott’occhio da tempo. Che la tanto decantata Alta Velocità nella dorsale d’Italia, quella per intendersi tra Roma e Milano, sia costellata di ritardi e problemi è sotto gli occhi di tutti. Prima doveva essere pronta nel 2005, poi nel 2006, poi nel 2007, ora si parla del 2009. Anzi - per essere realisti - come dicono da Trenitalia, «si dovrebbe partire all’inizio del 2010». La realtà è che da Firenze a Milano si viaggia ancora sulla stessa tratta di 50 anni fa, stessi binari, stesso percorso.

E per assurdo, tanto per essere in Italia, si viaggia più in orario quando c’è sciopero. Non ci credete? Venerdì 22 giugno, giorno dell’ultima astensione dal lavoro dei ferrovieri, i treni garantiti hanno funzionato, eccome. L’Eurostar Firenze-Milano delle 8.14 è arrivato quasi puntuale (11.08 a Milano). L’Intercity Milano-Palermo partito alle 16,35 con arrivo previsto a Firenze Campo Marte alle 20.54 è addirittura giunto nel capoluogo toscano con mezz’ora d’anticipo. L’Eurostar straordinario che partiva a Milano dalle 21 è arrivato a Firenze in perfetto orario.

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