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Data di pubblicazione:16/09/2007
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:Acqui-Genova, estate nera
Testo dell’articolo:Si alza il livello di preoccupazione fra i pendolari. I continui disservizi, soprattutto ritardi sulla linea Acqui - Genova, nel mese di agosto come nelle prime due settimane di settembre, hanno provocata l’ennesima protesta. sfociata in una lettera a Trenitalia. Alfio Zorzan, presidente dell’Associazione pendolari dell’Acquese è tornato alla carica dopo aver raccolto le lamentele di chi viaggia sui treni. «L’estate che si sta concludendo è stata sicuramente negativa - dice Zorzan - sia sulla linea Acqui-Genova che quella in direzione di Asti». Negli ultimi giorni, infatti, i ritardi accumulatisi sulla linea che collega il capoluogo ligure con Acqui sono stati numerosi ed esasperanti.

«E tutto questo purtroppo - aggiunge - allontana dalle persone la percezione di un miglioramento del servizio che nonostante tutti gli sforzi risulta essere ancora molto al di sotto delle aspettative soprattutto se ci confrontiamo con le vicine località europee». Secondo Zorzan gli amministratori locali, in primis quelli della Regione, dovrebbero rendersi conto che «anche noi acquesi, il cui bacino di utenza è di circa 50 mila persone, abbiamo bisogno di avere garantita una mobilità che di mese in mese sta diventando sempre più insostenibile per chi giornalmente, per esigenze di lavoro studio è costretto a raggiungere le grandi città del Nord - Ovest come Genova, Milano e Torino di cui noi, geograficamente siamo il baricentro e nonostante tutto sempre più isolati sia dal punto stradale che ferroviario». Nelle riunioni congiunte tra Piemonte e Liguria con Trenitalia, intercorse la scorsa primavera, si era evidenziata la forte esigenza di un collegamento veloce tra Acqui e Genova (60-70 minuti al massimo contro gli attuali 100-110) e di un collegamento estivo con la riviera del ponente ligure altrettanto veloce perché i tempi di percorrenza sono sempre più lunghi. «In concorrenza - dice Zorzan- solo con una bicicletta che arranca faticosa lungo un passo alpino». Trenitalia nulla ha fatto.

Secondo Zorzan, deciso ad andare fino in fondo alla vicenda, occorrerebbe un’azione innovativa, “coraggiosa”, almeno per provare nell’arco di una stagione ad effettuare questi collegamenti che - è sicuro- avvicinerebbero un numero maggiore di utenti al trasporto pubblico,oggi snobbato perchè inaffidabile. Molte poi le lamentele per le soppressioni e i ritardi che continuano a creare nervosismo tra chi viaggia. Ad esempio, lunedì 10 settembre, sulla linea Acqui- Asti, a causa dell’indisponibilità di un materiale sono stati soppressi numerosi treni, mentre a causa dell’interruzione programmata dalla seconda metà di agosto, il diretto 10440 da Acqui per Torino è stato anticipato di 24 minuti, senza comunicarlo gli utenti, nemmeno alle associazioni di pendolari. «Trenitalia Piemonte si è scusata - puntualizza Zorzan -. Scuse sicuramente gradite che comunque non hanno ridotto la gravità di quando accaduto». Per non parlare poi dei problemi sulla martoriata linea Acqui-Genova. «L’attuale orario è stato caratterizzato da un considerevole aumento dei tempi di percorrenza di tutti i treni a causa di lavori che poi - dice Zorzan - alla fine non ci sono stati o sono stati eseguiti in modo parziale portandoci all’esasperazione per le lunghe soste nelle stazioni per rispettare l’orario sotto il sole di giugno e di luglio e con gli impianti di condizionamento troppo spesso non funzionanti a dovere».

Il tribolato mese di agosto poi ha visto la riduzione del servizio. «Troppo spinta- aggiunge- che ha scatenato numerose polemiche rivolte anche a noi come associazione per un servizio che è risultato alquanto insufficiente e che per il futuro dovrà essere riprogrammato». Pessime le condizioni igieniche dei treni: «Nei mesi scorsi è stata anche rinvenuta una siringa su un treno del trasporto regionale».

Una situazione che secondo il presidente e i numerosi pendolari può e deve migliorare. «Ci vuole una svolta- conclude-, le scuole sono iniziate, l’autunno e alle porte, e con questo andazzo non ci verrà sicuramente garantito il nostro diritto alla mobilità».

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