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Data di pubblicazione: | 19/09/2007 | |
Fonte: | Il Secolo XIX | |
Titolo dell’articolo: | Diano Marina, ferrovia: «Meglio andare col Piemonte» | |
Testo dell’articolo: | «Cantieri sospesi, Ferrovial pronta a fare le valigie e la Regione Liguria totalmente latitante e disinteressata al problema. Se così stanno le cose, allora è meglio andare con i piemontesi sicuramente più attenti alle problematiche del territorio e più vicini alle esigenze della gente». La proposta di divorzio da “Genova matrigna” è di Marco Perasso, neo presidente del consiglio comunale di Diano Marina con delega al Patrimonio e alla Protezione civile. Quella di Perasso è una provocazione che non mancherà di suscitare la reazione di altri sindaci e politici locali pronti a sfogare la loro rabbia contro governo e giunta-Burlando. Rabbia che, seppur con toni diversi, traspare anche da una nota del presidente della Provincia, Gianni Giuliano, che ha rispedito al mittente le accuse di immobilismo per la questione discariche: «I contenziosi sono altri e le responsabilità - ha detto Giuliano - vanno cercate altrove».
Reazioni dure, insomma, che arrivano all’indomani del tavolo tecnico in Prefettura sulla scottante vicenda Ferrovial: «Per come stanno le cose, visto l’immobilismo dei nostri governanti - ha incalzato Perasso - meglio sarebbe andare con i piemontesi, che restare legati al carrozzone degli amministratori regionali liguri». Ma Perasso, va oltre alla semplice provocazione. Invoca addirittura un referendum popolare: «Chiediamolo ai cittadini se vogliono restare legati a Burlando, oppure se sconfinare e unirsi ai piemontesi. Vediamo che cosa rispondono e poi decidiamo». Il presidente del consiglio comunale di Diano Marina è convinto che la strada piemontese possa essere percorribile per risolvere il problema ferrovie: «E’ triste constatare come un’opera di così vitale importanza per lo sviluppo economico del nostro comprensorio, ma anche di tutta la Liguria, venga schiacciata dal rimpallo di responsabilità tra Italferr e Ferrovial. In tutto questo scenario colpisce la totale latitanza dei ministri competenti e della Regione Liguria, che, nell’aprile scorso, alla sospensione dei lavori della “talpa” che scava le gallerie, avrebbe dovuto prendere energici, ma soprattutto rapidi, provvedimenti idonei a sbloccare l’empasse. In realtà, lo hanno visto tutti, la Regione ha dimostrato un totale disinteresse anche quando la Ferrovial ha deciso di bloccare i cantieri. Viene allora naturale domandarsi quale sia il “valore aggiunto” che la Regione Liguria fornisce alla provincia di Imperia se non il soffocarne l’ economia con mille assurde ed utopistiche normative ambientali. Tutti provvedimenti che non sortiscono altro effetto che favorire un incontrollato abusivismo e l’abbandono di vaste zone e il puntuale e sistematico dirottamento su altre aree, politicamente meglio “allineate”, di fondi che invece le spetterebbero di diritto». E poi c’è l’affondo della Provincia. «Basta puntare il dito contro di noi - sbotta Gianni Giuliano - L’amministrazione provinciale ha fatto tutto quello che poteva fare per risolvere il problema della disponibilità delle discariche, problema che è sorto per incomprensioni tra Italferr e Ferrovial in sede di progettazione e appalto dell’opera. L’incontro in Prefettura ha dimostrato, ancora una volta, che il vero “nodo” tra le parti, Italferr e Ferrovial, è di natura economica e non tecnica. E’ un contenzioso che si trascina da tempo, ed è stato colpevolmente “coperto” adducendo motivazioni non veritiere all’interruzione degli interventi». Anche per la Provincia, insomma, questa situazione è insostenibile e deve essere sbloccata. Come fare allora per trovare una via uscita dal binario morto. «La Provincia - dice il presidente - chiederà con decisione agli organismi competenti di trovare il modo per proseguire celermente i lavori, senza passare da una nuova gara d’appalto che allungherebbe i tempi di realizzazione di un’opera di importanza internazionale, attesa da anni, indispensabile per allineare il trasporto regionale e locale, ma anche italiano, agli standard europei». | |
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