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Data di pubblicazione:28/09/2007
Fonte:CuneoCronaca.it
Titolo dell’articolo:Bra-Ceva: dopo quasi tredici anni di abbandono l’ex ferrovia cerca senza successo un rilancio come via pedonale o ciclabile immersa nel verde
Testo dell’articolo:Disattivata in seguito ai danni riportati nell’alluvione del Tanaro del 1994, è lasciata da quasi tredici anni in preda al degrado con la conseguente deturpazione anche del bacino fluviale che attraversa le Langhe, una delle aree regionali di maggior pregio ambientale. La situazione dell’ex ferrovia Bra-Ceva è la seguente: il tratto dalla stazione di Bra a quella di Cherasco (km 8) è talvolta usato come deposito dalla RFI (Rete Ferroviaria Italiana) che deteneva la proprietà dell’intero tronco ferroviario e degli annessi immobili prima della cessione delle linee dismesse alla “Ferrovia real estate”, società del gruppo FS, nell’agosto 2006. Il tratto Cherasco-Narzole (km 7) non viene usato ma non è stato ancora smantellato.

Il tratto dal ponte Castellaro, a valle della ex stazione di Niella Tanaro, al ponte di Rocca Cigliè (km 5) fu acquistato dalla Provincia di Cuneo (con il contributo erogato dallo Stato per il ripristino della ferrovia danneggiata) e utilizzato per il completamento della strada provinciale n.12 (Fondovalle Tanaro) con caratteristiche tecniche di superstrada (C1), priva di accessi diretti e inibita al passaggio di ciclisti e pedoni (es. ponte Remolino).

Il rimanente sedime (circa 30 km), già privo di binari e comprendente un notevole patrimonio di opere architettoniche (ponti, gallerie, massicciate, ecc) e di altrettanti edifici (stazioni, caselli, depositi) in stato di completo abbandono, testimonia l’evidente danno ambientale e costituisce una palese denuncia dello spreco e del disprezzo nei confronti dei beni pubblici.

Le reiterate richieste degli amministratori locali e delle associazioni ambientaliste per la conversione della ex ferrovia ad uso ciclabile e pedonale (similmente alle Vie Verdi realizzate in tutti gli Stati europei sui sedimi ferroviari dismessi e sancita anche dalla Legge 366 del 1998)) si scontrano con le pretese esagerate della RFI che ne sopravvaluta il valore economico e non esegue alcun intervento di manutenzione.

Per iniziativa della Confederazione Mobilità Dolce (Co.Mo.Do.) e della Federazione italiana Amici della bicicletta (FIAB) fu attivata una sottoscrizione di firme su scala nazionale che si concluse nel novembre 2006 con la presentazione al Senato, da parte della senatrice Anna Donati, Presidente della Commissione Lavori Pubblici, di un Disegno di Legge (n.1170) relativo al patrimonio ferroviario in abbandono.

Approvata dal Senato, la proposta del passaggio di proprietà agli Enti locali è ora all’esame del Parlamento e meriterebbe un sollecito appoggio da parte di tutti gli schieramenti politici per restituire all’utenza pubblica un patrimonio impropriamente privatizzato e inutilizzato e consentire, con la realizzazione di un’esemplare Via Verde ciclo-pedonale, dove le vecchie stazioni fossero convertite in strutture ricettive, anche la riqualificazione di un’area fluviale già fortemente penalizzata benchè dotata di notevoli valenze ambientali generatrici di flussi turistici qualificati.

Dalla stazione di Narzole, peraltro inutilizzata dal 1994, la linea verso Ceva è stata disattivata e i binari sono stati asportati. La trasformazione del sedime in pista ciclo-pedonale risulta pertanto piuttosto semplice.

Uno dei danni più gravi è costituito dallo scollegamento dei due ponti di ferro che varcano il fiume presso il Comune di Lequio Tanaro. Si tratta di circa 300 metri ripristinabili con strutture leggere (ponti Bailey) poggiate su solidi pilastri in calcestruzzo.

Numerosi altri ponti in muratura, come quello di Farigliano o quello di Pra hanno retto bene all’alluvione e sono facilmente recuperabili per la conversione della ex ferrovia in Via Verde inserita in un contesto ambientale pregevole, tra le anse del fiume e i primi contrafforti delle Langhe contrassegnati dalle scenografiche “rocche”.

Caselli ferroviari come questi, invasi dalle sterpaglie e danneggiati dall’incuria potrebbero rivivere trasformati in “bicigrill”, come avviene lungo gli itinerari ciclabili del Trentino-Alto Adige (Italia !).

Alcune stazioni possiedono volumetrie architettoniche compatibili con la trasformazione in strutture ricettive( es. Carrù e Bastia Mondovì).

Anche le gallerie, (inferiori ai 350 metri), alcune a giorno, sono praticabili e possibilmente rese più sicure con l’illuminazione ottenuta con pannelli solari. (Come molte gallerie ciclabili delle ex ferrovie europee).

Lungo il futuro itinerario ciclo-pedonale si incontrano testimonianze storico-artistiche di valore, come la Cappella di S.Fiorenzo a Bastia M.vì. e purtroppo anche ostacoli, come il guard-rail innalzato sul ponte Remolino (utilizzazione del ponte preesistente per la realizzazione della Fondovalle Tanaro -Progetto della Provincia di Cuneo), dove la distanza tra la struttura protettiva e la ringhiera è talmente ridotta da non consentire il passaggio né ai ciclisti né ai pedoni.

In ogni caso la nuova arteria non ha predisposto l’affiancamento di corsie ciclo-pedonali (previste dalla Legge 366 del 1998 per tutte le strade di nuova realizzazione) e lungo quei cinque km sarà necessario ripiegare su eventuali strade e sentieri complanari per collegare i due tronchi ferroviari dismessi.

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