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Data di pubblicazione:04/10/2007
Fonte:La Stampa edizione di Aosta
Titolo dell’articolo:C’è un masso sui binari Torino-Aosta sott’accusa
Testo dell’articolo:CALUSO - Tragedia sfiorata ieri pomeriggio sul treno regionale 4080 proveniente da Ivrea e diretto a Chivasso e Torino. Poco prima della galleria situata a un chilometro dalla stazione di Caluso, un grosso masso (pesante almeno due quintali) si è staccato da un crepaccio e, dopo essere rotolato giù per una quindicina di metri, ha invaso i binari. Il macchinista è riuscito ad azionare in tempo il freno d’emergenza e ad evitare un impatto che, a tutta velocità, sarebbe stato forse devastante. Prima di fermarsi, il treno ha comunque investito il macigno, che ha provocato alcuni danni alla parte inferiore del locomotore. Nessuno dei passeggeri (una trentina, quasi tutti diretti a Torino) è rimasto ferito.
Il treno era partito da Ivrea alle 14.25 e sarebbe dovuto arrivare a Porta Susa circa un’ora più tardi. L’incidente è avvenuto intorno alle 14.45. «Ci siamo bloccati di colpo, chi era seduto nella prima carrozza ha avuto davvero paura - racconta Cosimo Borrelli, che stava facendo ritorno a Torino - poi il controllore ci ha detto che si trattava di un masso venuto giù dalla collina». Lo ripete anche Nadia, una ragazza di Ivrea che si trovava nei primi posti e che ora ringrazia il macchinista: «Senza la sua prontezza chissà come sarebbe finita». Vincenzo Jacot, 50 anni, di Ivrea, dice che «molti passeggeri come il sottoscritto hanno scoperto soltanto alla fine cos’era davvero successo. Era grande così - indica con le braccia - e non era sporco di terra. Siamo davvero sicuri che non l’abbia messo lì qualcuno?». Francesca Aime, 19 anni, studentessa universitaria di Ivrea è più arrabbiata perché ha perso una giornata di lezione: «E tra due settimane ho un esame. No, non mi sono accorta di nulla». Solo un brivido per Rosaria Cerlino di Chiaverano che adesso, con un po’ di sarcasmo, fa notare: «Oggi c’è un masso che impedisce di ripartire, ma tutte le altre volte? I ritardi sono un’abitudine». Un’ora e mezza dopo l’incidente - i binari dovevano essere messi in sicurezza dagli addetti delle Ferrovie dello Stato - il treno regionale ha ripreso il suo tragitto: alle ore 17 l’odissea è finita, ma per proseguire fino a Torino Porta Susa è stato necessario un «cambio» a Chivasso.

La replica delle ferrovie: l’incidente non si poteva né prevedere né evitare. “Non ci sono emergenze”
«Quel masso? È stato un caso unico. Senza precedenti e per di più impossibile da prevedere». Così dalle Ferrovie dello Stato, che subito dopo l’incidente del treno 4080 tranquillizzano sulle condizioni del percorso. Non vogliono sentir parlare di pericoli latenti: «In mezzo a tutte le segnalazioni che riguardano i nostri treni non ce n’è mai stata nessuna che si riferisse al tratto di Candia-Caluso e ad eventuali situazioni di emergenza ambientale». Ma proprio qui la ferrovia che porta a Ivrea oppure a Chivasso e Torino passa nel bel mezzo di un vallone, tra boschi e pietraie: davvero non ci sono rischi e i passeggeri possono stare tranquilli dopo quello che è successo ieri? «Possiamo dire che una cosa del genere non era mai accaduta. Se si fossero già verificati smottamenti o frane saremmo già corsi ai ripari, ma se quel versante roccioso non è oggetto di operazioni di controllo mirate un motivo c’è». Vi siete fatti un’idea di cosa sia successo davvero? «Il masso era lì, sui binari, quando è passato il regionale 4080: era già rotolato dalla collina. Il macchinista se l’è trovato proprio davanti: ha avuto il tempo di rendersi conto dell’immediatezza del pericolo e di reagire azionando la "rapida". È vero, ci sono stati danni, pure limitati, alla parte inferiore del locomotore, ma l’aver "infilato" a velocità limitata quel pietrone non ha provocato l’uscita dai binari». Se fosse venuto giù mentre passava il treno, però, sarebbe andata diversamente… «In ogni caso si è trattato di un incidente che non si poteva prevedere. Conosciamo bene i luoghi che circondano la ferrovia, in programma non ci sono interventi urgenti di manutenzione». La maggior parte dei passeggeri ha saputo soltanto più tardi del masso, ma sul treno hanno cominciato a circolare le voci più disparate: davvero si può escludere che quel masso non l’abbia messo lì qualcuno? «Le dimensioni di quella pietra sono eccessive, parlare di sabotaggio ci sembra pura fantasia. È stato davvero un incidente, a questo punto non abbiamo motivo di credere il contrario». Nel pomeriggio di ieri si sono verificati altri problemi sulla stessa linea? «Abbiamo provveduto a rimpiazzare quattro treni con servizi sostitutivi, tra Ivrea e Chivasso. La circolazione è ripresa normalmente prima delle 16, dopo che i nostri addetti hanno avuto il tempo di ripulire i binari».


Nel 1992 sulla linea ci furono sei morti
CALUSO - La tragedia sfiorata di ieri pomeriggio sulla ferrovia Chivasso-Aosta alle porte di Caluso, per un grosso masso di pietra caduto in mezzo ai binari dalla collina adiacente, ha innescato polemiche e proteste sulla sicurezza della linea. «Questa rete attraversa particolarmente tratti di campagna, collina e montagna, quindi può succedere che qualche masso si stacchi e precipiti sui binari. Quindi le ferrovie devono provvedere periodicamente ai controlli lungo la rete e soprattutto nei tratti collinari dove ci possono essere dei grossi massi che possono precipitare a valle con facilità», affermano parecchi utenti della Chivasso-Aosta. Stavolta è andata bene per la prontezza del macchinista che alla vista dell’ostacolo azionando immediatamente la rapida è riuscito a fermare il convoglio. Se il masso fosse stato urtato a tutta velocità dal locomotore, il treno avrebbe anche potuto deragliare. Per molti pendolari è ancora vivo il ricordo della tragedia del 10 giugno 1992 avvenuta a poca distanza dall’incidente di oggi. Il bilancio di quello scontro frontale di 15 anni fa era stato pesante: sei morti e 33 feriti. In una galleria a poche centinaia di metri dalla stazione di Caluso, un diretto partito da Torino si era schiantato contro la motrice di un accelerato ferma al rosso del semaforo all’uscita del tunnel.
In seguito al violentissimo impatto il vagone di testa si staccava dal carrello, si impennava contro la cornice di pietra della galleria e le diverse carrozze si incastravano una nell’altra. La linea era rimasta bloccata parecchio tempo per poterla liberare dall’ammasso di lamiere contorte e rimetterla nuovamente in sicurezza. Comunque la Chivasso-Aosta è da anni nell’occhio del ciclone. Gli utenti chiedono più pulizia sui convogli, il rispetto dell’orario e anche, dopo la recente elettrificazione da Chivasso a Ivrea, il raddoppio dei binari per ottenere una circolazione più veloce.

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